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Sinner rinuncia al Kooyong Classic, il direttore : "Sarà campione Slam"

Il direttore del Kooyong Classic, Peter Johnston, ha presentato a SuperTennis l'edizione 2023 del Kooyong Classic, storica esibizione che anticipa l'Australian Open.

di | 11 gennaio 2023

Jannik Sinner ha scelto di rinunciare al Kooyong Classic, esibizione pre-Australian Open ormai davvero classica nel calendario di gennaio. 

Dell'edizione 2023 abbiamo parlato, prima del forfait di Carlos Alcaraz, con il direttore Peter Johnston, che aveva messo su "un cast" capace di rinnovare la trama dello scontro generazionale che ha caratterizzato tutto il 2022 nel circuito ATP. "Per me Sinner è uno di quei tre o quattro giocatori di cui adesso si può dire quasi certamente che vinceranno uno Slam" ha detto Johnston a SuperTennis.

In passato vice-direttore dell'Australian Open, Johnston ha guidato per sei anni la divisione Asia/Pacifico della WTA. Ha diretto gli ATP 250 di San Pietroburgo e Zhuhai, e il WTA di Astana del 2021. L'anno scorso, poi, è stato chiamato come direttore anche dell'ATP 250 di Tel Aviv, vinto da Novak Djokovic.

Il serbo, come Rafa Nadal e tanti altri campioni, ha scelto in passato proprio il Kooyong Classic come tappa di preparazione per l'Australian Open. Uno dei segreti dell'attrazione che l'esibizione esercita sui giocatori, sottolinea Johnston, sta nel valore storico del Kooyong Stadium. L'impianto, sede degli allora Australian Championships per la prima volta nel 1927, ha rappresentato la casa fissa dell'Australian Open dal 1972 al 1987 prima del trasferimento a Melbourne Park.  

Lo stadio del Kooyong, 'antica' sede degli Australian Open

"L'attrazione per i giocatori è la storia del Kooyong Club. Lo stadio attrae, ma il club e noi come organizzatori dobbiamo fare in modo che l'evento funzioni bene per i giocatori - dice Johnston -. Ad esempio ora la superficie del Centrale ha la stessa velocità di quelli a Melbourne Park. Non possiamo certo più giocare sull'erba, per esempio. Il successo poi si spiega con la collocazione in calendario. Ho sempre creduto che i grandi giocatori, quelli che puntano a vincere gli Slam, non gradiscano giocare un torneo del circuito la settimana prima di un major. Infine, c'è la formula dell'evento, il terzo elemento a sui si deve il nostro successo".

Gli otto giocatori invitati, infatti, giocano tutti tre partite in quattro giorni. Gli sconfitti nei quarti disputano un tabellone di consolazione con finali per il quinto e per il settimo posto. Anche i perdenti delle semifinali del main draw a loro volta si incontrano nella finale per il terzo posto. 

Per l'edizione 2023 lo stadio, dopo lavori costati 18 milioni di dollari che hanno coinvolto l'intero impianto, si ripresenta nella forma originaria degli anni Trenta. Può dirci qualcosa di più su questa novità?
Quando qui si giocava l'Australian Open tanti anni fa, il Centrale aveva 12 mila spettatori. Il club ha 18 mila soci, e quando l'Australian Open è stato spostato a Melbourne Park non riusciamo a portare 12 mila spettatori al giorno. Così abbiamo ridotto la capienza a 4 mila posti, allargato la Clubhouse che ora si affaccia sul campo, per cui puoi stare sul balconcino a bere un drink e intanto guardare la partita. 

Il giocatore più facile da convincere? E il più difficile?
Vengono o vogliono venire qui, credo, i giocatori che ritengono sia la preparazione ideale per l'Australian Open. Sicuramente ci sono altre esibizioni e altri tornei che pagano più di noi, ma tenere in considerazione che siamo a dieci minuti da Melbourne Park, che usiamo gli stessi campi e le stesse palline dell'Australian Open, che va in televisione. Magari può essere difficile convincerli per altri eventi ma a Kooyong devo dire che i giocatori sono contenti di venire.

Come cambia il suo lavoro tra la direzione di un torneo ATP e di un'esibizione?
Nell'organizzare un'esibizione, anche se nella nazione dove sono nato, l'aspetto che ho trovato più difficile è che non hai un'entry list. Devi trovare i giocatori ogni volta, devi far loro una proposta che li convinca a venire a giocare. Inoltre dobbiamo lavorare per certi versi intorno alle regole. Ad esempio non possiamo avere giocatrici in Top 50 nel ranking mondiale perché la WTA le multerebbe. 

Visto il successo della United Cup, pensa che in futuro possa diventare più facile rendere il Kooyong Classic un evento misto?
Al contrario, penso diventerà più difficile. La WTA supporta la United Cup perché ci sono tanti punti in palio, perché distribuisce molti soldi per le giocatrici. Credo che proteggerà la United Cup e potrebbe rendere le regole ancora più severe per le esibizioni.

Quest'anno l'effetto "vecchi titani contro nuove leve" è voluto?
Sì, decisamente. Quello che cerchiamo di fare è creare storie interessanti. Personalmente mi piacciono molto questi confronti "vecchi contro giovani". Oltre a Murray, che tutti conoscono e vogliono vedere, avremo anche De Minaur. E ci sarà anche Zhizhen Zhang, il primo Top 100 cinese nel ranking ATP. Anche questa è una storia, e ci aiuta anche dal punto di vista della riuscita economica dell'evento perché sarà trasmesso in tv in Cina e i nostri sponsor hanno interessi lì.

Zhizhen Zhang (foto Milesi)

Non posso non chiederle un'opinione su Sinner, su come viene visto in Australia. Cosa pensa dei primi capitoli della sua rivalità con Alcaraz?
Allo US Open, quando Sinner ha avuto match point contro Alcaraz, è andato davvero vicino a vincere il torneo. Per me è uno di quei tre o quattro giocatori di cui adesso si può dire quasi certamente che vinceranno uno Slam. Quando dirigevo il torneo di San Pietroburgo gli abbiamo dato una wild card nel 2019. Perse al primo turno, ma si vedeva che aveva qualità straordinarie. Ora in Australia con un coach australiano come Darren Cahill il pubblico gli sarà più vicino, perché questa associazione qui piace molto. 

Un'ultima domanda: qual è il giocatore che vorrebbe vedere  in campo almeno una volta a Kooyong?
Provo a rispondere in maniera diversa, e ti dico Nick Kyrgios che comunque ha giocato nelle ultime due edizioni. Quando quest'anno andavo a parlare con le tv, con gli sponsor, e gli dicevo "avremo questo giocatore e quest'altro giocatore", tutti mi chiedevano: "Ma Kyrgios c'è? Ma Kyrgios viene?". Tutti vogliono sempre Kyrgios, perché non sanno cosa aspettarsi ma si aspettano di vedere qualcosa.

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