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"Vincenti & Gratuiti": il 'Lupo' Djokovic è grande ma più umano. Ai rivali fa meno paura

Il serbo ha pesato le parole agli Internazionali BNL d'Italia e ha subito qualche "gratuito" da parte degli avversari.

di | 18 maggio 2023

I “vincenti” di Nole. I “gratuiti” dei suoi avversari, Norrie e Rune, per dire degli ultimi. Nel giorno in cui il numero 2 del tennis mondiale e il detentore di 22 slam, mai nessuno come lui prima d’ora, lascia per la prima volta il torneo di Roma ai quarti di finale (lo ha vinto sei volte e ha raggiunto dodici volte la finale), è giusto provare a definire la grandezza dell’uomo che è anche giocatore.

“Goat” dicevano ieri i cartelli sul Centrale del Foro Italico, the greatest of all time.  Negli ultimi sedici mesi il serbo è stato arrestato in Australia per aver “mentito” (non si è mai capito troppo bene) sui vaccini e sul visto; è stato per giorni ristretto in un centro di detenzione in attesa di rimpatrio con altri irregolari (“C’era con me un nordafricano, lo devo ritrovare”); gli hanno vietato di giocare negli Stati Uniti compromettendo classifica e palmares; è riuscito comunque a vincere Wimbledon, a vincere il torneo dei maestri a Torino scoppiando alla fine in un pianto che solo la madre, lui che ha 37 anni, ha saputo calmare. È tornato numero 1. 

Ha le sue idee, sulla guerra ad esempio, difende la sua libertà e non ha paura di parlare di sè. “Sono un uomo libero”. Ama parlare di tennis e lo trasforma in filosofia: “Il perfezionismo”, “l’approccio olistico alla vita”, il lupo, animale che incontrò in un bosco a dieci anni, che considera “totemico” e “ancestrale” e a cui si paragona: “Anch’io ogni tanto devo stare solo con la mia missione, con gli obiettivi da raggiungere”.

Risponde a tutte le domande e pesa le parole attento a non scatenare polemiche. Sa che ogni cosa che dice può uscire dal rettangolo in terra rossa e diventare altro. “Il campo con la pioggia non è perfetto? Giocare sulla terra vuol dire anche questo”. L’upgrade del torneo di Roma? “Dipende dai punti di vista, certamente è buono peri fan e per gli organizzatori”. I troppi tornei e il calendario massacrante? Ha provato a fare un’altra associazione di tennisti. Torto o ragione, ha capito che non poteva andare contro il mondo e l’ha abbozzata lì.  Ecco, è uno così Nole.

Molti non gli potranno mai perdonare  quel Championships point annullato a Federer in quella che è stata forse l’ultima occasione dello svizzero di diventare Re (Wimbledon, 2019). Non ha mai mentito, neppure su questo: “Amici con Roger? No, neppure con Nadal. Molto rispetto ma l’amicizia è altro”. Ha tirato e tira molti vincenti, il serbo, al di là dei 22 slam e dei 38 Masters 1000 vinti.

Ecco, a uno così occorre riconoscere rispetto. A prescindere e comunque la si possa pensare su Dio, patria, famiglia e altre cose. In questo torneo Djokovic ha dovuto subire qualche “gratuito” di galateo sportivo. 

Novak Djokovic (Foto Fioriti)

L’inglese Cameron Norrie, numero 13 del ranking, sconfitto dal serbo in due set, l’altro giorno gli ha tirato uno smash addosso a punto già chiuso e mentre il serbo aveva addirittura voltato le spalle, ha chiesto un medical time out in un momento cruciale, gli ha gridato in faccia “came on” con tanto di pugnetto ogni volta che ha fatto un punto. “Tutte cose che può fare - ha sottolineato Djokovic - ma che noi negli spogliatoi definiamo prive di fair play”. 

Non da meno è stato il "bad boy” danese Holge Rune con tanto di mamma Anneka al seguito nel box. Il biondino danese, numero 7 del seeding ha sfoggiato il repertorio che ormai conosciamo: palle contestate, arbitro convocato giù dal seggiolone a verificare i segni, medical time out nel momento clou. Stavolta però il “lupo” Djokovic non si è ritrovato nella sua solitudine di giocatore. Anzi, si è lamentato con la sua panchina: “Sono qui da solo, sbaglio e nessuno mi dice cosa devo fare”. C’è della grandezza in questa ammissione. Un altro vincente.   

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