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Il russo ha superato Khachanov al quinto set e centrato la prima semifinale Slam in carriera
di Alessandro Mastroluca | 07 luglio 2021
La dura e la vince, Denis Shapovalov. Contro Karen Khachanov è andato sotto due set a uno ma non ha perso il filo della partita. Anzi, da quel momento ha giocato il suo tennis migliore. Il canadese ha chiuso 64 36 57 61 64 e raggiunto così la sua prima semifinale Slam. Sarà lui l'avversario di Novak Djokovic, che l'ha sconfitto in tutti i sei precedenti condronti diretti.
Ha vinto con merito, Shapovalov, più deciso e sicuro nei momenti che hanno indirizzato l'andamento della partita. Il russo, ancora una volta, di fronte alla responsabilità di chiudere si è perso. Il canadese, con un tennis che sembra fatto apposta per l'erba, si è ritrovato dopo un terzo set appannato. Ha chiuso con 59 vincenti a 31 e due gratuiti in meno (48-50), con quasi il doppio dei punti vinti in risposta (64 a 36) me un significativo 29/40 alla voce punti vinti a rete
Le quattro palle break che il canadese ha salvato nel sesto gioco, momento chiave del primo set, raccontano di un'illusione di continuità rispetto all'ottavo contro Bautista Agut.
Suonano come la conferma dello Shapovalov più continuo che sull'erba ha raggiunto quest'anno i quarti a Stoccarda e la semifinale al Queen's, prima di battere Andy Murray in una delle sfide più simboliche della prima settimana dei Championships.
"Mi sento diverso come persona e come giocatore" diceva il canadese alla vigilia di questo quarto di finale fra due debuttanti a questo punto del torneo. Ma dal secondo set, la diversità rispetto al passato svapora.
Sapere di avere di fronte un avversario che, come te, non è mai arrivato in una semifinale Slam, però, cambia le prospettive. Shapovalov e Khachanov hanno lo stesso identico umore e pure la divisa del medesimo colore, il bianco che deve essere dominante: gli inflessibili addetti costringono il russo a cambiarsi il cappellino perché il nero della parte interna della visiera è troppo visibile. E' la magia di Wimbledon, l'unico torneo in cui sulle tribune si stappano bottiglie di champagne a partita in corso.
Nel secondo set una certa tendenza all'improvvisazione nell'interpretazione dei fondamentali porta il canadese a sbagliare di più. Shapovalov, sempre molto personale nella scelta degli appoggi, fatica di più in risposta. D'altra parte Khachanov guadagna in termini di continuità al servizio, sale 4-0 e allunga la partita.
Al suo secondo quarto di finale Slam dopo il Roland Garros 2019, primo russo così avanti a Wimbledon dopo Mikhail Youzhny nel 2012, Khachanov arriva dalle montagne russe dell'ottavo contro Korda, con i suoi 13 break complessivi nel quinto set.
Il russo, uscito a febbraio dai primi 20 del mondo, ha meno immaginazione tennistica dell'avversario e qualche palese limite che emerge nel momento di chiudere le partite. Ma ha il pregio di rimanere dentro le partite. Così, capisce di dover attaccare il dritto più "ballerino" di Shapovalov nella fase che decide il terzo set. Il canadese sbaglia un diagonale comodo sulla palla break che manda Khachanov a servire sul 6-5. Il russo non trema e va a un set dalla semifinale.
Ma Shapovalov cambia completamente lo scenario dal quarto set. Affonda con più sicurezza, recupera quella continuità vista solo a tratti per i primi tre set. Nel momento più difficile, diventa completamente padrone della scena. Il 6-1 che proietta il match al quinto parziale è una bracciata, una transizione verso la fase di più alto livello e di più intenso spettacolo della partita.
Khachanov cancella quattro palle break, tre di fila da 0-40 sul 2-2 e tre non consecutive sul 4-4. Chiede l'aiuto del pubblico, ma perde il controllo della partita. L'alternanza di vincenti ed errori è più evidente: i primi contano meno, i secondi pesano di più. La minore sicurezza lo porta anche ad avventurarsi a rete, con risultati altrettanto altalenanti. Alla settima occasione, però, il diritto tradisce il russo. Questione di centimetri che fanno la differenza fra il sogno e il rimpianto. Centimetri che proiettano Shapovalov al risultato più importante della carriera, alla prova forse definitiva per non restare solo e sempre più bello che utile.