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Tsitsipas si rivaluta: con 4 Atp Finals è anche campione di continuità

Tsitsipas, spesso criticato per qualche mancanza a fronte dell’enorme talento, esprime una personalità comunque alternativa e unica. Del resto è figlio di Atene, non di Sparta!

di | 01 ottobre 2022

Forse siamo influenzati dal padre e dalla madre perché Stefanos Tsitsipas ha ormai 24 anni ma non muove comunque un passo senza di loro, con Apostolos che gli dà talmente tanti suggerimenti dalla tribuna al punto che avversari e pubblico si sono convinti che quando chiede il time-out toilette sfrutti in realtà quelle lunghe pause che ci concede - più lunghe di tutti i colleghi - per attaccarsi al cellulare e ricevere qualche aiutino tecnico-tattico extra.

Forse siamo delusi da lui perché nutriamo l’antipatica sensazione che possieda più talento tennistico di altri ex Next Gen e siamo convinti che se non si è ancora realizzato a livello di Slam è perché non si sforza abbastanza o non ci tiene abbastanza o non fa comunque abbastanza. Forse ci siamo convinti che debba esistere qualcosa di sbagliato nella sua attitudine, un po’ altezzosa, da dio greco superiore alle umane cose.

Forse tutti questi fattori insieme ci hanno distratti nel giudicare con equità il più forte tennista greco di sempre, costretto comunque a cimentarsi contro i Fab Four e la fortissima generazione dei Medvedev, Zverev e compagni, che è già incalzata dai 3.0 Alcaraz e Sinner. Ma qualificandosi per il quarto anno di fila fra i migliori 8 della stagione alle ATP Finals di Torino il ragazzo conferma numeri e continuità da campione.

Gli interessi di Tsitsipas

Il problema del bell’atleta di 1.93 sta proprio nella città natale, non Sparta, la città dei grandi guerrieri, ma Atene, la prima nella storia dell’umanità ad adottare un sistema politico democratico, culla del teatro, della filosofia, della storiografia, della pedagogia e della politica. Stefanos è altrettanto ricco di interessi e di curiosità.

Pur amando tantissimo il tennis, non può trattenere la sua indole (e quindi la lingua), e così non lesina giudizi negativi sui colleghi. Da Kyrgios a Djokovic. Ma adora Federer, al punto da rendergli pubblici onori alla Laver Cup confessando di aver preso in mano la racchetta proprio per seguire il suo esempio, decidendo da subito di adottare il rovesci a una mano, per poi postare la sua foto nel letto dell’hotel di Londra con accanto la racchetta autografata dal suo idolo.

 

Di più. Stefanos è fortemente autocritico, sensibile e introspettivo. “Troppo”, sottolineerebbe Ion Tiriac, il geniale manager che preferiva giocatori monomaniaci. Così, spesso, se ne va a spasso per le città dei tornei, potsando foto - una delle sue grandi passioni - e massime come: “Volevamo essere adulti così tanto. Ora guardaci. Solo uno sguardo da urlo”. Che sta a significare come il transito velocizzato abbia bruciato altri delicati momenti della vita.

Patriottico simbolo della Grecia

Il senso di responsabilità è poi talmente importante da risultare a volte anche opprimente per Tsitsipas, fiero e orgoglioso simbolo della sua Grecia. Infatti, appena può abbraccia la bandiera che qualche connazionale gli porge in qualsiasi campo del mondo - emigranti greci e italiani si trovano ovunque - e racconta su twitter: “Il nostro vessillo ha nove strisce per le nove sillabe nell’espressione greca Libertà o Morte.

Il blu rappresenta il mare e il bianco le onde”. Quale altro tennista direbbe cose così? Ecco, quando pensiamo a Stefanos Tsitsipas pensiamo a questo e alle quattro qualificazioni consecutive alle ATP Finals e non alle litigate anche in campo coi colleghi e a certe paure/frustrazioni che l’attanagliano e gli impediscono il primo urrà Slam. Pensiamo che non è abbastanza cattivo agonisticamente perché è molto preso anche dalla vita.

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