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di Giovanni Di Natale | 04 ottobre 2020
Chapeau. monsieur Jannik Sinner. L'azzurro con la volontà intagliata nelle Dolomiti ha comandato la partita contro Sascha Zverev. Ha chiuso 63 63 46 63, come se fosse normale, senza nemmeno esultare troppo per un traguardo storico. Solo un pugnetto orgoglioso verso il cielo di Parigi, azzurro come non mai. L'Italia si gode due favole in un giorno solo, in attesa di Sonego. Con Jannik e Martina Trevisan, l'Italia può vantare dopo nove anni un uomo e una donna nei quarti di uno Slam. Non era più successo dal 2011, l'anno della finale di Francesca Schiavone e del quarto di finale non giocato da Fabio Fognini.
Per i primi due set il tedesco, che meno di un mese fa stava per vincere lo US Open, fatica a trovare il modo di fare punto contro l'azzurro. Mette in campo tre prime su quattro ma completa appena cinque vincenti. Sinner, sciolto e sicuro, tatticamente domina sulla diagonale del rovescio e in risposta. Su questa terra lenta che premia chi aggredisce per primo, i punti importanti li decide tutti lui. E bene.
Nella naturalezza del suo atteggiamento in campo c'è la leggerezza, insostenibile per Zverev, dei diciannove anni e della convinzione che questo è il suo posto. Perché questo è il suo livello, perché si è preparato per essere qui e per essere pronto quando sarebbe successo. Nella condotta, nei gesti, nel modo di portare i colpi non c'è spazio per la boria. Risparmia le energie per far bene quello che serve per vincere. E trionfa, nella sua prima partita contro un top 10 in uno Slam.
A 19 anni e 56 giorni, Sinner è il più giovane nei quarti di un major dopo Novak Djokovic a Parigi nel 2006. E il primo a spingersi così avanti al primo Roland Garros dopo Rafa Nadal (2005). E sarà proprio il 12 volte vincitore della Coppa dei Moschettieri l'avversario dell'azzurro nei quarti. Il maiorchino non ha dato chances a Sebastian Korda, che per lui ha una totale devozione tanto da aver chiamato Rafael, in suo onore, l'amato gatto.
Anche contro Zverev è emerso il senso naturale, e coltivato, di Sinner per la palla, il timing ottimale da entrambi i lati rendono la sua pressione asfissiante per la maggior parte degli avversari. Anticipa le traiettorie e le scelte dei rivali, il movimento è quanto più possibile economico: persegue la massima resa col minimo dispendio possibile.
Riesce anche facilmente a cancellare gli effetti dei ricordi negativi o degli errori. Li assimila per provare a non ripeterli, non se ne fa negativamente condizionare. Basta vedere l'unico momento di incertezza della sua partita, nel finale del terzo set. E la reazione successiva, una partenza bruciante nel quarto con un break manifesto e una costante vocazione offensiva. Non conosce la paura, o quantomeno la nasconde bene. Sul 53 nel quarto serve per il match, apre il turno di battuta con un doppio fallo poi riprende, come se nulla fosse, a marciare verso la vittoria.
Se dovesse vincere anche Sonego, l'Italia avrebbe per la seconda volta due giocatori nei quarti di uno stesso Slam in singolare maschile. Era successo solo al Roland Garros del 1973, quando ci arrivarono Paolo Bertolucci e Adriano Panatta.
Sinner è il terzo italiano a raggiungere almeno i quarti Slam negli ultimi tre anni dopo le due semifinali di Marco Cecchinato al Roland Garros 2018 e di Matteo Berrettini allo US Open l'anno scorso.
Il primo azzurro a spingersi così avanti nei major fu De Morpurgo proprio a Parigi nel 1930. Poi arrivò Giorgio De Stefani, mancino autodidatta, primo a giocare il dritto da entrambi i lati facendosi passare la racchetta d una mano all'altra. Nel 1932 centrò la finale al Roland Garros (sconfitto da Cochet per 60 64 46 63).
Gianni Cucelli e Rolando del Bello, raggiunsero quattro quarti di finale al Roland Garros fra il 1947 e il 1949. Nel 1953 ci arrivò Fausto Gardini, che aveva un dritto giocato tutto di spalle perfetto per la terra battuta. Le due semifinali di Beppe Merlo (1955 e 1956) preludono alla miglior stagione di Nicola Pietrangeli che al Roland Garros ha vinto il titolo nel 1959 e nel 1960, e raggiunto la finale nel 1961 e nel 1964. In doppio (con Orlando Sirola) ha vinto nel 1959 ed è stato finalista nel 1955 e in doppio misto (con Shirley Bloomer) ha vinto nel 1958. A Wimbledon è stato semifinalista nel 1960 e in doppio (con Sirola) è stato finalista nel 1956. Agli Australian Open ha raggiunto in quarti nel 1957 (l’unico anno che ha partecipato).
L'oriundo Martin Mulligan fu il primo italiano nei quarti dei major nell'era Open, al Roland Garros del 1970. Negli anni Settanta l'Italia vede brillare il quartetto che conquistò la Coppa Davis del 1976, l'anno del titolo di Adriano Panatta al Roland Garros. Panatta ha raggiunto i quarti anche a Parigi nel 1977, turno raggiunto anche a Wimbledon, e fu il suo grande rimpianto.
In quel periodo spiccano la semifinale allo US Open di Corrado Barazzutti allo US Open, quella del punto rubato da Jimmy Connors sulla terra verde a Forest Hills, ultima semifinale Slam azzurra in singolare maschile prima dell'impresa parigina di Cecchinato.
Fra le due solo quarti di finale: lo stesso Barazzutti al Roland Garros 1980, Cristiano Caratti nel 1991 all'Australian Open, Renzo Furlan a Parigi nel 1995, e Davide Sanguinetti a Wimbledon nel 1998.