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Lorenzo Musetti si sbottona dicendo che sì, il connazionale vale già il ruolo di leader del circuito. E Jannik Sinner risponde cautamente, ma senza sottrarsi all'idea. Il post derby di Monte-Carlo è soprattutto questo esempio di stima reciproca
14 aprile 2023
Uno, Lorenzo Musetti, che si sbottona dicendo che sì, il connazionale vale già il ruolo di leader del circuito. E l'altro, Jannik Sinner, che risponde cautamente, ma senza sottrarsi all'idea. Il post derby di Monte-Carlo è soprattutto in questo esempio di rispetto reciproco e di stima tra i due maggiori talenti della nuova generazione del tennis italiano.
JANNIK SINNER
“Lorenzo dice che ho il carattere del numero 1? Mi fa molto piacere, credo di avere ancora qualcosa da migliorare per arrivare lì, ma ormai mi sento meglio in campo, molto più solido mentalmente di un anno fa. Nella mia testa c'è l'obiettivo di essere continuo nei tornei, e la terza semifinale di fila in un 1000 per me significa molto”.
“Il tennis sta diventando molto veloce, non c'è tanto tempo per giocare in difesa. Anche se ci saranno sempre quelli che giocano meglio su terra, per esempio Alcaraz che ha la qualità di tirare tanto carico. E lo stesso Lorenzo, anche se stavolta non si è sentito bene in campo e non ha servito benissimo, si sente più a suo agio su terra, dove può vincere contro chiunque come ha dimostrato battendo Djokovic. C'è anche da dire che oggi le condizioni erano molto veloci, con in più il vento a rendere le cose più complicate”.
Per Jannik, il prossimo avversario è Rune, rivale ostico e senza paura. “Contro Rune mi ero ritirato ma ero sotto 5-2 nel terzo, avevo quasi perso. Sono partite interessanti per me perché mi fanno vedere come giocano gli altri giovani. Anche contro Musetti è stato un incontro utile, perché giocheremo ancora tante volte uno contro l'altro. Il tennis italiano è in ottime mani, considerato anche Sonego, e pure Fognini che ha sempre un talento incredibile”.
Si vede e si sente che Jannik ha trovato maggiore fiducia in se stesso. Senza esagerare, con la solita attenzione, ammette di essere cresciuto. “Parlando di me, ho migliorato molto la parte fisica, in due giorni dopo gli States ho recuperato e qui ho iniziato presto a giocare bene. La partita con Hurkacz di sicuro mi ha aiutato molto. Ho dimostrato di poter alzare il livello da un giorno all'altro. Contro Rune sarà un match diverso, lui è fisicamente forte ed è molto aggressivo, la chiave stavolta potrebbe essere la risposta”.
“La pressione? Ce n'è tanta di sicuro, però giocare a tennis è qualcosa che voglio fare io. Voglio scendere io in campo e vincere le partite. Guardo molto a me stesso, ai dettagli che mi fanno crescere. L'energia della gente mi dà tanto, come qui a Monte-Carlo dove ci sono tanti italiani. Serve anche questo perché per noi il divertimento è fare la partita ufficiale. Questo, come Roma, sono tornei importanti per me proprio per via del contorno”.
“Il colpo decisivo su cui sto lavorando? Se dovessi sceglierne uno, direi il servizio, perché ormai sta diventando un colpo fondamentale per restare in alto”.
LORENZO MUSETTI
Da parte sua, Musetti esce da Monte-Carlo con il periodo buio ormai alle spalle e con una esperienza importante da far fruttare. “Sicuramente la fatica del match contro Djokovic si è fatta sentire, ma non voglio togliere nessun merito a Jannik che ha strameritato la vittoria. Ha imposto il suo gioco fin da subito e ha giocato a un livello veramente alto. Il match con Nole mi ha tolto tanto a livello di energie psico-fisiche, ma devo fare i miei complimenti a Jannik e al suo team”.
Poi, ecco l'elogio sincero al rivale. “Sinner è uno dei migliori al mondo in termini di timing sulla palla, ruba il tempo agli avversari e questo dà molto fastidio. È sempre coi piedi dentro al campo, ora ha aggiunto anche altro al suo tennis, più variazioni. Di diritto è migliorato tantissimo, di rovescio ha un talento naturale. Rispetto al nostro ultimo confronto è migliorato parecchio. Riguardo a me, non posso buttare via le vittorie dei giorni scorsi. Sono tornato ad avere fiducia in me stesso, ma dovrò fare tesoro di quello che è successo per gestire le energie la prossima volta che capiterà una situazione del genere. Fa tutto parte di un processo di crescita”.
“Jannik è già al livello di Alcaraz, Medvedev, di coloro che sono arrivati al numero 1. Può diventare lui stesso numero 1, ha la mentalità, il carattere per essere un leader di questo sport. Lo scorso anno per lui è stato un periodo di cambiamenti, non solo in campo, ma adesso si vedono i frutti di un grande lavoro. Ora c'è tutta la stagione su terra, ma se gioca così può mettere in crisi chiunque perché fa veramente male con ogni colpo”.
“Io dovrò lavorare tanto sul fatto di avvicinarmi al campo, come ho fatto contro Djokovic nei momenti importanti, cosa che mi ha fatto vincere il match. Poi c'è l'amore-odio col mio servizio: a volte mi sento molto performante ma fatico a mantenere la costanza. Infine dovrò lavorare sull'aspetto fisico e su quello mentale”.
“La pressione? È una cosa che questo sport porta, per cui bisogna non avere paura e imparare a conviverci. Per mia fortuna o sfortuna sono sempre stato abituato a conviverci, ho sempre fatto risultati e dunque sono sempre stato giudicato. Tanti sono saliti sul carro, tanti sono scesi. Da quando avevo 13-14 anni è così. Nell'ultimo periodo uguale. Non ci si abitua mai del tutto, ma fa parte del bagaglio di esperienza che uno deve farsi col tempo. Sinner è già più formato e più professionale sotto questo aspetto”.
“Riguardo alle critiche che vengono mosse a Jannik, ma pure a Rune e Alcaraz, non capisco davvero come si possano fare. Parliamo di ragazzi di nemmeno 20 anni che arrivano spesso in fondo ai grandi tornei. Probabilmente il fatto di avere avuto i Big 3 in vetta così a lungo ha alterato la percezione di certi risultati. Solo che quelli erano alieni, adesso comincia un'altra epoca e non possiamo pretendere dai top players di oggi quel tipo di rendimento”.