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Tsitsipas-Zverev: chi è cresciuto di più nella finale degli sfidanti?

La semifinale del Roland Garros nela parte inferiore del tabellone rilancia il duello fra i due ex Next Gen più accreditati all’eredità dei Big Four

di | 10 giugno 2021

Tsitsipas e Zverev alle Nitto ATP Finals del 2019 (foto Getty Images)

Un Grande Roland Garros, con tante storie da raccontare, tanti temi da dibattere, tanti personaggi nuovi e antichi da sviscerare, tanti italiani e tanti ormai ex Next Gen che si conquistano un posto in paradiso. Com’era prevedibile dopo il sorteggio, la parte bassa del tabellone, dov’erano bizzarramente racchiusi i più accreditati giovani rampanti, è diventata una sorta di Challenge Round, il sistema abolito dal 1922 che consentiva al campione uscente di accedere direttamente in finale nelle prove più importanti del tennis, visto che nella porte superiore c’erano invece, insieme, i campioni-mito, “i cannibali” Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic.

Ebbene, i due aspiranti stregoni più continui e credibili, Stefanos Tsitsipas e Sascha Zverev, si sono qualificati alla semifinale l’uno contro l’altro e l’hanno fatto in modo convincente. Il greco, moderno Achille, elegante e altero, dalle mille soluzioni tecniche, ha concesso solo un set, al bombardiere Isner, regolando poi in tre Chardy, Martinez, Carreno Busta e Medvedev, che ha provato invano, in tutti i modi, a distrarlo; il tedesco, bello e impossibile, dai su e giù devastanti, col cannone nel braccio, ha rischiato il tracollo già al via, rimontando da due set sotto nel derby contro Otte, poi però ha infilato sicurissimo, sempre in tre set, Safiullin, Djere, Nishikori e Vavidovich Fokina.

Gli incroci fra i giovani leoni del tennis sono particolari: è noto che Medevedev non ami Tsitsipas, che a sua volta non ha in simpatia Zverev. Per cui, anche sotto il profilo emotivo, il greco sta sostenendo battaglie extra ancor prima, eventualmente, di giocarsi la prima finale Slam, dopo le semifinali agli Australian Open 2019 e 2021 e al Roland Garros dell’anno scorso. Com’erano andate quelle sfide?

A Melbourne aveva perso fin troppo nettamente da Nadal, l’anno scorso a Parigi è crollato al quinto set dopo aver rimontato i primi due a Djokovic, quindi a gennaio ancora a Melbourne, ha pagato lo sforzo della indimenticabile rimonta in cinque set contro Nadal, ancora da due set a zero sotto, cedendo poi in tre soli set a Medvedev. Quindi, sono state tre incubi. 

Un recupero di diritto di Stefanos Tsitsipas (foto Getty Images)

Nella sua crescita tennistica ed umana, Stefanos ha buttato giù spesso bocconi amari, anche quest’anno nella finale di Barcellona, quand’ha salvato due match point, ne ha mancato uno lui, e poi s’è arreso a Nadal (bilancio con l’Estraterrestre: 2-7) e a Roma a maggio quand’ha ceduto con l’eloquente, equilibratissimo, 4-6 7-5 7-5, a Djokovic, incassando il quarto ko di fila da parte del numero 1 del mondo (bilancio 2-5).

Contro Zverev, che da junior ha vinto come lui uno Slam ed è stato numero 1 del mondo di categoria, è in vantaggio 5-2 nei precedenti sull’ATP Tour, anche se ci ha perso quest’anno nella finale sul cemento di Acapulco, dopo un filotto di quattro successi. Sascha è il suo punto di riferimento: è più anziano di sedici mesi - ad aprile ha compiuto 24 anni, mentre lui ne fa 23 ad agosto -, gli rende cinque centimetri d’altezza (1.98 il tedesco, 1.93 il greco), 8 titoli nel pallottoliere ATP Tour (15 tornei vinti a 7) e una decina di milioni di dollari nel montepremi in carriera (24 milioni e “spiccioli” contro 14).

Gli deve anche concedere un po’ di esperienza in più, il fatto di essere già arrivato più in alto in classifica (Zverev è stato 3 del mondo già nel 2017, ora è 6; Tsitsipas è al 5-record) e l’anno scorso ha già vissuto l’emozione e le tensioni di una finale Slam, perdendo a New York in cinque set, da due set a zero che era, contro il miglior amico sul circuito, Dominic Thiem. Lo stesso avversario col quale ha perso di misura le semifinali degli Australian Open 2020.

Dopo il combattuto match perso con Djokovic nei quarti degli Australian Open, quest’anno Zverev è andato avanti come sempre a strappi, alternando l’eliminazione al primo turno di Rotterdam contro Bublik al successo di Acapulcol il nuovo passo falso d’acchito di Miami conto Ruusuvuori, quelli al secondo turno di Montecarlo contro Goffin e di Monaco di Baviera contro Ivhaska con l’affermazione di Madrid superando Berrettini in finale, e poi la sconfitta al terzo turno di Roma contro Nadal. E’ capace come sempre di tutto e del suo contrario anche nella stessa partita, a cominciare dalla sua arma paralizzante, il servizio.

Alexander Zverev saluta il pubblico (foto Getty Images)

Fra Tsitsipas e Zverev sembra più terraiolo il primo che quest’anno ha firmato due tornei sul rosso europeo, a Montecarlo e Lione, ed ha avuto fin qui un rendimento stagionale molto più costante del tedesco. Evitando sempre più i famosi black out di concentrazione  che l’hanno penalizzato nelle partite e contro gli avversari clou. E’ chiaro che lui per primo è curioso di vede come reagisce stavolta sotto pressione davanti ai nuovi esami. Di certo, né lui né Zverev sono soddisfatti della semifinale, tutti e due hanno già apertamente dichiarato di sentirsi bene e di volere di più. Tutti e due si sentono pronti, tutti e due hanno la prepotenza e la sicurezza di chi si candida spavaldamente all’eredità dei mitici Federer, Nadal e Djokovic.

Intanto sarà la più giovane semifinale del Roland Garros da quando il 22enne Rafa superò il 21enne Djokovic nel 2008. “Nella mia posizione mi sento privilegiato, so che ci ho messo tanto lavoro, tutti i giorni, e che questa è stata la chiave per essere qui adesso. Ma il mio ego mi dice che voglio di più”, dichiara Stefanos. Che domenica avrà 22 anni e 305 giorni e punta a diventare il campione Slam più giovane da Juan Martin Del Potro che aveva 20 anni e 355 giorni quando vinse gli US Open 2009. Ma sicuramente tiene molto di più a un’altra statistica, quella che, dal 2003, lo vede appena come il terzo giocatore fra i non Big Four (Federer, Nadal, Djokovic, Murray) a disputare tre semifinali Slam di fila, dopo David Ferrer e Stan Wawrinka. Visto che ha inanellato, a testimonianza della sua nuova costanza, le semifinali del Roland Garros 2020, quelle degli Australian Open e del Roland Garros 2021.

Ma Zverev gli risponde senza paura: ”E’ molto bello essere in semifinale, ma non mi soddisfa. Nella prossima partita spero di continuare a giocare così, magari anche meglio”.

A differenza di Tsitsipas, Sascha, che ha raggiunto le semifinali in tre Slam su quattro, non ha mai superato avversari di rango elevato sulla sua strada: è arrivato alle semifinali degli Australian Open  2020 senza battere alcuno dei “top 14”, così alla finale degli US Open 2020 non ha sconfitto “top 26” e quest’anno al Roland Garros non ha affrontato avversari fra i “top 45”. 

Curiose le analogie statistiche con la collega Elina Svitolina: tutti e due già numeri 3 del mondo, sono attualmente accreditati del numero 6, tutti e due vantano 15 titoli sul circuito ufficiale ATP e WTA di cui ugualmente quattro “1000” e anche le Finals fra i migliori 8 della stagione, ma tutti e due accusano finora la sindrome-Slam. L’ucraina ha infatti il bilancio di un successo e otto sconfitte contro i “top 10” e il tedesco è addirittura 0-9, mentre negli altri tornei l’equilibrio cambia radicalmente: per la Svitolina 34-33 per Zverev 31-30. 

Quindi, forse, in definitiva, alla vigilia dell’eccitante semifinale, l’ago della bilancia pende leggermente a favore di Tsitsipas. Ma Zverev ha quella prepotenza, quell’atteggiamento, quella forza e quella sicurezza che possono fare sempre la differenza, e sembra averci aggiunto la maturità: “Qualche anno fa ero visto come il giovane che avrebbe preso il controllo del mondo del tennis. Stavo vincendo Masters 1000 e ATP Finals, ma non riuscivo ad andare in fondo negli Slam. Sì, abbiamo visto Rafa vincere Majors già in giovane età ma quel che ha raggiunto lui non è umano”. Chissà, magari ora che l’ha accettato magari è pronto.

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