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Quell’urlo di Nole voleva esorcizzare la paura di Rafa?

La puntata numero 58 della sfida più frequentata del tennis sarà sempre più decisa dal più forte di testa, nella tana del re del rosso che sa sempre trovare la via di fuga…

di | 11 giugno 2021

L'urlo di Novak Djokovic (foto Getty Images)

“Non è un match qualsiasi”. Dopo lo sfogo rabbioso contro l’atmosfera sempre ostile di Parigi, contro l’ennesimo italiano che gli rende la vita difficile (da Cecchinato a Musetti a Berrettini), contro i suoi demoni interni, contro un match praticamente vinto che rischiava all’improvviso di complicargli terribilmente la vita nei quarti e pregiudicargli la semifinale, il numero 1 del mondo Novak Djokovic era già proiettato alla sfida infinita contro Rafa Nadal, il numero 1 assoluto di sempre sulla terra rossa (con addirittura 13 titoli al Roland Garros), co-record degli Slam (20 urrà come Roger Federer), col quale ha un conto in sospeso da 57 puntate, proprio dal Roland Garros del 2006, quando il serbo di gomma, sotto per 6-4 6-4, nei quarti, si ritirò per problemi di respirazione.   

"Ogni volta che ci troviamo l’uno di fronte all’altro c’è una tensione speciale e super aspettative. Già solo le vibrazioni sono diverse quando cammini in campo con lui”, ha insistito Nole I di Serbia che vede nel mancino spagnolo l’ultimo vero baluardo verso le sue aspettative massime negli Slam e quindi come numero 1 di sempre del tennis. Chi è più guerriero dei due, chi è più capace di rovesciare partite già perse, chi sa rimandare di là del net una palla in più all’avversario più scatenato, chi sa asfissiare il più ostinato degli avversari, chi sa aggiungere un accorgimento tecnico in più rispetto al match precedente, chi sa eccellere nella transizione difesa-attacco, chi sa resistere più a lungo superando il limite della fatica come in quella mitica finale degli Australian Open 2012 quando erano talmente distrutti da non riuscire più a restare all’impiedi alla premiazione dopo 5 ore 53 minuti da gladiatori? Djokovic, forte delle sette vittorie di fila sul maiorchino, prese il microfono e disse: “Rafa, sei uno dei più forti giocatori di sempre e uno dei più rispettati del Tour. Stanotte abbiamo fatto la storia: sfortunatamente non possono esserci due vincitori. Ti auguro il meglio per il resto della, stagione e e spero che avremo ancora tante altre finali come questa”.

Fra il 2015 e il 2016 Nole ha piazzato un altro filotto di sette vittorie consecutive contro Rafa, ma si è dovuto anche inchinare spesso davanti al toppone di dritto e alla proverbiale resilienza dello spagnolo, tanto che a oggi il bilancio del duello più lungo di sempre del tennis vede in vantaggio il serbo 29 a 28.

Nole è nettamente avanti nei match al meglio di tre set: 23-17, di poco nelle finali 15-13 e nei tornei “Masters 1000” 16-13, ma quando il gioco si fa duro, nelle finali dei tornei di qualità appena inferiori agli Slam, il bilancio è 7-7 e, nei Majors, Nadal comanda 10-6 ma per il 7-1 al Roland Garros sulla superficie prediletta dove è 19-7, 9-4 in finale.

L'esultanza di Novak Djokovic (foto Getty Images)

La superiorità di Rafa sul rosso è evidente ma Nole gli ha inflitto una delle due uniche sconfitte a Porte d’Auteuil e lo ha castigato anche nei feudi di Roma (tre volte), Montecarlo (due) e Madrid (una). Perché, col tempo, ha addomesticato anche la terra, che comunque rimane la superficie più ostica  almeno finché anche questo campo non è diventato veloce come sembra proprio quello di quest’anno a Parigi.

I due giganti dalle gambe infaticabili, dai doppi polmoni, dal cuore d’acciaio e dalle sette vite come i gatti giocano anche molto bene a tennis ma le loro dispute le risolvono nella testa, nella capacità, di volta in volta, di sapersi incuneare l’uno nelle convinzioni e nelle abitudini dell’altro, in un gioco di incastri e di ricordi ormai inestricabile. Com’ha dimostrato l’ultimo confronto nella finale degli IBI al Foro Italico di Roma dove Djokovic, dopo aver dominato il secondo set, sembrava padrone dello scambio invece all’improvviso è rimasto sorpreso da qualche invenzione offensiva del nemico, si è fatto travolgere dagli eventi e ha rivisto i fantasmi del 6-0 6-2 7-5 rimediato nella finale del Roland Garros di ottobre.

Perché se, negli anni, Nole si è migliorato, Rafa si è letteralmente trasformato diventando un giocatore completo, capace di trovare qualsiasi soluzione anche sui colpi che gli davano meno, e cioé servizio e rovescio. Per non parlare della capacità di andarsi a prendere i punti a rete. Evidenziando sempre più la straordinaria capacità di reagire a qualsiasi avversità e di trovare la via di fuga.

Cambiando marcia all’improvviso come ha fatto anche al Roland Garros contro Schwarzman che gli stava rendendo la vita difficile e gli aveva strappato un set. Chissà se sarà più dura la pressione che dovrà sostenere Nadal per difendere l’ennesimo Roland Garros e stoppare il rivale nella corsa agli Slam e all’immortalità tennistica oppure quella di Djokovic che deve attaccare ancora una volta l’avversario più strenuo, proprio sulla superficie peggiore e davanti al pubblico che meno lo ama, con l’idea che, abbattuto il totem, avrebbe anche psicologicamente la via più facile verso una trionfale cavalcata a Wimbledon e Us Open.

L'esultanza di Rafael Nadal agli IBI 2021 (foto Getty Images)

La sensazione, anche dopo il calcione al tabellone pubblicitario e l’urlo liberatorio che il numero 1 del mondo ha scaricato a fine partita dopo aver domato Matteo Berrettini, è che Novak abbia urlato alla luna, sull’orlo di una crisi di nervi, come testimoniava l’estrema tensione disegnato sul viso della moglie in tribuna. Il campione serbo sembra impaurito dal destino. Che si chiama Rafa e, non solo a Parigi, terrorizza tutti.  

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