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Nole, Rafa e Roger: ‘quota 20’ o ‘quota 100’?

La batosta subita da Djokovic nella finale con Medvedev è l’emblema di un momento di passaggio, irreversibile. I Fab 3 continuavano a scherzare sulla “Next Gen”. Il russo, protagonista della prima edizione di quelle che oggi sono le Intesa Sanpaolo Next gen ATP Finals a Milano, è il primo a rompere il tabù stroncando i sogni del più tonico tra i tre vecchi fenomeni

di | 13 settembre 2021

Daniil Medvedev  premiato da Stan Smith, vincitore degli Us Open esattamente 50 anni fa, nel 1971

Daniil Medvedev premiato da Stan Smith, vincitore degli Us Open esattamente 50 anni fa, nel 1971

E’ più la fine di un’era o l’inizio di un’altra? Questo Medvedev che fa piangere Djokovic realizza in un colpo solo (o meglio, con 16 ace) il sogno dei tifosi di Federer e Nadal. E anche dei cultori del mito Rod Laver.

Daniil, 25 enne di Mosca, dà ufficialmente il via a un'epoca che dovrebbe essere dominata dai Next Gen ma di sicuro congela, almeno fino al 2022, le posizioni là nell’Empireo. Nole, Roger Rafa tutti pari, tutti fermi a 20 Slam e il Grande Slam (doppio, per giunta) di Rod Laver sempre più irraggiungibile, irrealizzabile (se non c’è riuscito uno di questi tre…).

Medvedev prende letteralmente a mazzate il flusso delle attese “mainstream”, l’idea che, arrivati a questo punto, bisognasse celebrare la grande impresa. Lui il più sgraziato (nella gestualità) degli otto protagonisti dalla prima edizione delle Next Gen ATP Finals di Milano, quella del 2017 (gli altri erano Khachanov, Rublev, Chung, Coric, Shapovalov, Donaldson e Quinzi), è il primo a prendersi uno Slam.

Un’impresa dal valore raddoppiato per il fatto che dall’altra parte della rete c’era il tennista più dominante dell’ultimo decennio e per la posta storica che gravava sulla partita. Qualcosa che andava ben oltre i 2 milioni e mezzo di dollari scritti sull’assegno consegnato al vincitore “brevi manu” sul campo.

Un giocatore di scacchi e... un "fottuto genio"

E’ riuscito nell’impresa perché, come ha dichiarato il francese Gilles Simon in un’intervista a L’Equipe, “E’ molto intelligente e intuisce in anticipo le prossime mosse. E’ come un giocatore di scacchi. E’ lui che studia la tattica, non ha bisogno di chiedere al suo entourage. E poi ha un timing incredibile che gli permette di tirare fortissimo senza sforzo. Da fuori il suo stile sembra strano. Se ci giochi contro capisci subito che è unico. Il suo rovescio è potentissimo ma ha una strana rotazione al contrario che tiene bassa la palla. E’ alto due metri e va a rispondere lontano dal campo. Poi magari fa un scambio da 60 colpi. E’ un fottuto genio”.

Il “fottuto genio” si è tirato fuori da solo dalla lampada ed è entrato nella coppa d’argento di Flushing Meadows, che alla fine gli è stata consegnata dal vecchio, grande Stan Smith, che indossava un bel paio di bianchissime Stan Smith.

Ha pensato diverso, Daniil il segaligno, con la sua testa e si è inventato apposta per Djokovic una partita in cui si doveva scambiare meno possibile, soprattutto sui propri turni di servizio. A costo di tirare due prime palle e collezionare doppi falli anche quando parrebbe davvero inopportuno.

Questa è la novità, per questo ha più senso parlare dell’inizio di una nuova era. Gli Us Open 2021 ci hanno portato una ventata di freschezza con il trionfo, sia tra i maschi che tra le donne, di volti nuovi,  giovani atleti che sanno pensare fuori dagli schemi più classici e consolidati.

Medvedev per abbattere il monumento Djokovic ha saputo portare il serbo, n.1 del mondo, sul proprio terreno, quello delle accelerazioni violentissime alternate a rallentamenti e morbidezze. La regolarità, sotto tutti gli aspetti, la lascia agli altri: ogni tanto sembra fuori di testa, ma è diverso da loro.

Con la sua partita sincopata, che cambia il ritmo della storia, è riuscito in due imprese mica da ridere: la prima, l’abbiamo già detto, far piangere Djokovic, sul campo (il n.1 ha dovuto coprirsi la testa a un cambio di campo nel terzo set per nascondere singhiozzi e occhi rossi); la seconda compattare uno stadio da oltre 23.000 posti in un inedito tifo per Nole, acclamato ripetutamente in coro.

Però ha portato a casa il match, e il torneo, in soli 3 set. Qualcosa che, per chi vive di luoghi comuni, sembrava impossibile. E invece si è rivelato molto più facile del previsto. Bastava crederci davvero fino in fondo.

Roger e Rafa, in segreto, festeggiano, agitando le loro rispettive stampelle. Il sorpasso è quantomeno rimandato; la leggenda dei Fab 3, allineati a ‘quota 20’ resiste. In attesa che diventi definitivamente ‘quota 100’, come ha suggerito stanotte Daniil Medvedev da New York

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