Naomi racconta felice dei suoi progressi mentali dopo l'incontro con la terapeuta. E spiega come è riuscita a cambiare così radicalmente in pochi giorni. Adesso l'attende una finale da urlo: "Ho sempre pensato che la Swiatek fosse una grande atleta, è incredibile ciò che sta facendo"
01 aprile 2022
Al Miami Open sarà Swiatek contro Osaka, la finale dei sogni: da una parte la nuova numero 1, dall’altra chi in vetta ci è già stata e sembra aver ritrovato stimoli e tranquillità per puntarci di nuovo. Il Sunshine Double sta per chiudersi senza Djokovic in campo, ma con il serbo ancora re della classifica mondiale. La sconfitta con Hurkacz, sempre più a suo agio nel caldo della Florida, costringe Medvedev a rimandare il nuovo assalto alla primavera sulla terra battuta.
NAOMI OSAKA
“Molti mi dicono che sono tornata – le parole della giapponese in conferenza stampa – ma onestamente mi sento come se non fossi mai andata via. Sono sempre rimasta una giocatrice, semplicemente non giocavo le partite. Alcune volte ho perso rapidamente sebbene mi fossi espressa nel modo giusto in campo, è così che va. Sicuramente nessuna in questo momento ha voglia di affrontarmi al primo turno. Capita che sia sopraffatta dai miei pensieri, non arrivavo in finale da tanto tempo quindi penso di aver giocato un grande torneo. È solo questione di abituarsi nuovamente a certi ritmi”.
Dalle lacrime di Indian Wells ai sorrisi di Miami, tutto così velocemente. “Sorpresa? Sì e no. È passato poco tempo ma parlare con la terapeuta mi ha aiutato a vedere le cose da un’altra prospettiva. Non vi dirò cosa ci siamo dette ma è stata in grado di aprirmi gli occhi. Sono una persona che vuole fare tutto da sola, non mi piace pesare sugli altri. Certo non immaginavo che potessi sentirmi meglio così rapidamente, ma il desiderio di fare bene a Miami c’è sempre stato. Per la prima volta nel torneo ho giocato un match in tre set e sento di essere in fiducia”.
La rimonta sulla svizzera Bencic, battuta per la seconda volta in cinque confronti diretti (la prima a livello ITF, nel 2013), è stata un segnale importante. “In realtà non ho acceso alcun interruttore – puntualizza Osaka – perché stavo giocando bene anche nel primo set. Nel secondo mi sono detta che per battermi avrebbero dovuto portarmi fuori dal campo in barella perché avrei lottato fino alla morte su ogni palla. Ho avuto le mie occasioni e sono stata brava a sfruttarle. Alla fine del primo parziale ho pensato che fosse una buona occasione per dimostrare di essere maturata, di aver imparato dagli errori del passato. Mi sono spinta a dare il massimo anche per coloro che avevano pagato un biglietto per vedere la partita senza esserne obbligati. L’ho fatto anche per loro. Sono contenta che sia stato un match difficile, sento che ho bisogno di queste esperienze per imparare ancora di più. Le lacrime alla fine? Vincere una semifinale significa molto per me, inoltre avevo il ricordo delle precedenti sconfitte con lei. Non è stato un sollievo ma pura felicità”.
Adesso la finale dei sogni con Iga Swiatek. “Ricordo di averla affrontata a Toronto che era nuova del circuito e ho subito pensato ‘Wow, questa ragazza è una vera atleta’, si muoveva sul campo come poche. È incredibile vedere quanta strada abbia fatto e che tra poco sarà la nuova numero 1”.
HUBERT HURKACZ
“Oggi la risposta è stata fondamentale – sottolinea entusiasta ‘Hubi’ dopo aver battuto Medvedev – insieme al gran numero di punti vinti direttamente con il servizio. Gli scambi con Daniil sono divertenti, è vero, ma spesso diventano lunghi ed estenuanti. Essere stato in grado di chiudere spesso con i primi colpi di gioco mi ha aiutato a trovare tranquillità. Medvedev è un vero combattente, le partite con lui sono sempre molto difficili. Se c’è un vantaggio negli scambi prolungati è quello di avere tempo e modo di attuare i propri piani tattici. Quello di Craig (Craig Boynton, coach del polacco, ndr) è stato fantastico, quindi devo ringraziare anche lui”.
La difesa del titolo a Miami prosegue a gonfie vele. “Conosco bene la Florida, ho trascorso tanto tempo da queste parti abituandomi all’umidità e alle condizioni di gioco. Senza dubbio è stato un aspetto a mio favore. Se credi davvero che qualcosa possa accadere, puoi farlo. L’importante è lavorare verso quell’obiettivo. Alcaraz? È da inizio anno che gioca un tennis incredibile”.
DANIIL MEDVEDEV
“Sono stanco – spiega esausto il russo ai giornalisti -, nello spogliatoio ero seduto con i crampi. Non è stato facile e anche più tardi non credo starò bene. Domattina mi sveglierò e inizierà una nuova giornata, ma fuori dal torneo. La delusione non mancherà”. A metà del secondo set, Medvedev è stato costretto a chiedere l’intervento del medico. “È stato tutto molto veloce, non volevo interrompere il gioco. Per tutta la partita mi sono sentito così ma a volte succede. Dal punto di vista fisico alcuni giorni è tutto ok, altri no. Soprattutto al termine degli scambi prolungati, sentivo di non riuscire a recuperare come avrei voluto, anche a causa del caldo. Fa parte del gioco”.
“La pressione? Ero conscio del fatto che Hurkacz giocasse un ottimo tennis. Per me era più importante vincere la partita che tornare numero 1, quello sarebbe stato un qualcosa in più”. La caccia a Djokovic prosegue ma adesso c’è bisogno di tranquillità prima che inizi la stagione sulla terra battuta. “Ora andrò a casa, cercherò di riprendermi e di prepararmi al meglio per quello che verrà. Immagino che quest’ultimo mese sia stato duro per tutti. Io ho cercato solamente di allenarmi e di giocare il più possibile, non è altro che il mio lavoro. Le sensazioni dopo l’Australia e Acapulco non erano le migliori e a Indian Wells credo di averne pagato le conseguenze. Sono felice del torneo di Miami, nonostante la sconfitta credo di aver invertito la rotta riprendendo la giusta direzione”.