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Melbourne: gli Australian Open 2021 provano a farsi… in quattro

Il CEO di Tennis Australia ipotizza un tour di tornei preparatori in bolle separate per permettere ai giocatori una quarantena “attiva”. E l’Atp Cup potrebbe svolgersi nella capitale

di | 17 ottobre 2020

Melbourne Park in notturna

Melbourne Park in notturna

Come saranno gli Australian Open 2021? La stagione, la brevissima stagione che il Coronavirus ha concesso al tennis e allo sport in generale, è già quasi conclusa e gennaio è già praticamente qui. Con le sue promesse e le sue scommesse, partendo dai fenomeni Federer e Nadal appaiati a quota 20 Slam, Djokovic che insegue, col dente avvelenato, a 17, e i giovani rampanti che sognano il paradiso. Purtroppo, sono tanti i dubbi sull’Happy Slam, lo Slam felice, quello che i giocatori salutavano in passato con grande slancio, baciati del sole e dl caldo dell’estate australiana, down under, tanto diversa dal freddo inverno di casa. 

   Ci sarà la solita bolla per i giocatori, ci sarà solo metà pubblico, saranno esclusi gli spettatori stranieri? Si, no, forse, ma non solo. Nel futuro già incerto di suo, il boss di Tennis Australia, il CEO Craig Tiley, fedele allo spirito che vuole Melbourne come sede Slam di tutta l’Australasia e non solo della sua immensa isola felice, dopo la doppia esperienza statunitense con la lunga estate calda sul cemento e poi con il torneo di Cincinnati mascherato a New York, allarga ancor di più l’orizzonte. Anche in difesa della ATP Cup e degli altri tornei che fungono ormai da prologo al super-appuntamento a Melbourne. 

“Gli Australian Open andranno avanti solo se sarà possibile raggiungere un accordo con le autorità locali per consentire ai giocatori di allenarsi mentre si sottopongono alla quarantena di due settimane a Melbourne”, ha dichiarato Tinley, offrendo una alternativa all’ipotesi di chiusura dei confini tra gli stati australiani a causa della pandemia Covid-19. Sfruttando una possibilità che è stata ammessa in Australia per consentire alle squadre sportive di allenarsi in isolamento. 

    “Se un giocatore si deve mettere in quarantena e rimanere bloccato in un hotel per due settimane poco prima della stagione, questo non accadrà", ha detto Tiley all’Australian Associated Press. Conoscendo bene i giocatori: “Non puoi chiedergli di restare in quarantena per due settimane e poi essere subito pronti per giocare un torneo del Grande Slam”. Anche perché lo sforzo economico sarebbe immane, visto che la quarantena in hotel dovrebbe essere a carico degli atleti. E anche se venisse sostenuta dagli organizzatori, costituirebbe un importante investimento totalmente a perdere. Mentre verrebbe assorbito serenamente se venisse assicurato un valido circuito preparatorio di tornei in loco. Con in palio premi e punti ATP, anche se nella bolla, anche senza pubblico. Per la felicità della tv e degli sponsor.

Sicuramente, Tennis Australia troverebbe come alleato l’ATP che, da quest’anno, ha creato la ATP Cup - la manifestazione per nazioni in diverse città in contrapposizione alla nuova coppa Davis - nella quale ha investito 15 milioni di dollari. Con la possibilità di coinvolgere nella joint venture anche eventi del WTA Tour, ad Adelaide, Brisbane e Hobart. “Abbiamo bisogno di impegni da parte dei governi e dei funzionari sanitari”, ha specificato Tinley. “Attendiamo risposte certe nelle prossime due settimane, un mese al massimo, per sapere se possiamo ospitare più eventi a Melbourne nell’arco delle due settimane di quarantena all’arrivo degli atleti in Australia oppure per sapere se i confini si apriranno e possiamo tornare ad organizzare un circuito multi-città. La terza ipotesi sarebbe quella, di riconsiderare tutto”.

   Mettendo in dubbio la disputa stessa degli Open d’Australia.

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