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Lo sfortunato Thanasi Kokkinakis, ex grande speranza a 19 anni, falcidiato dagli infortuni e dalle operazioni, si ritrova più forte, a 25 anni. Il podcast della sua storia è diventato un must.
di Vincenzo Martucci | 08 gennaio 2022
Gli incidenti di percorso fortificano ma frenano. Guarda il povero Thanasi Kokkinakis, il “gemello” di Nick Kyrgios, il lungaggine di origini greche che per molti aveva margini di progresso anche superiori al pazzerello australiano.
A 19 anni era salito al numero 69 ATP, ma poi è entrato in una voragine di infortuni ed operazioni fra spala ed addominali. Sembrava aver cambiato direzione al destino all’inizio del 2018 quando, a Miami, ha fatto lo sgambetto all’allora numero 1 Roger Federer, ed invece s’è infortunato ancora: vuoi alla caviglia, vuoi cal ginocchio, e poi ancora alla spalla.
Ci si è messa anche la pandemia, impedendogli di riprendere il passo nei tornei e di recuperare la forma fisica, con tutti gli impedimenti di spostamento che in Australia sono moltiplicati per tre. Perciò, il turno che ha passato agli Australian Open del 2021 contro Kwuon prima di trascinare Stefanos Tsitsipas al quinto set, e poi qualche positivo torneo sulla terra rossa europea culminati nella vittoria del Chellenger di Biella, con l’aggiunta di un paio di semifinali e la finale di Sibiu persa contro Stefano Travaglia, hanno restituito all’australiano classe 1996 un po’ di fiducia nei suoi mezzi, dandogli una spinta importante per allenarsi più duramente nella preparazione invernale per il 2022.
Ci si è messa anche la pandemia, impedendogli di riprendere il passo nei tornei e di recuperare la forma fisica, con tutti gli impedimenti di spostamento che in Australia sono moltiplicati per tre.
Perciò, il turno che ha passato agli Australian Open del 2021 contro Kwuon prima di trascinare Stefanos Tsitsipas al quinto set, e poi qualche positivo torneo sulla terra rossa europea culminati nella vittoria del Chellenger di Biella, con l’aggiunta di un paio di semifinali e la finale di Sibiu persa contro Stefano Travaglia, hanno restituito all’australiano classe 1996 un po’ di fiducia nei suoi mezzi, dandogli una spinta importante per allenarsi più duramente nella preparazione invernale per il 2022.
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Kokkinakis è transitato per più coach: oggi è con Jona Segal che, finché l’attività non torna internazionale lo allena con programmi su un’app e video dimostrativi, alternandosi con la squadra di football australiana North Melbourne. Perché il fattore psico-fisico è diventato fondamentale per Thanasi, tanto che il suo podcast diffuso dodici mesi fa a Melbourne è diventato non must: "Ho ricevuto molti feedback positivi. In molti si sono identificati nella mi esperienza e tanti altri hanno scoperto situazioni inedite. Per me sono stati momenti bui: i miei familiari ne erano a conoscenza ma non ne avevo mai parlato in pubblico, ma ho pensato che grazie a quella piattaforma avrei potuto coinvolgere molte più persone. E ho fatto bene. Altro giocatori mi si sono avvicinati a Miami per dirmi che non sapevano quello che avevo passato e mi hanno ringraziato per aver raccontato la mia esperienza. Se aiuta anche solo una sola persona, allora valeva davvero la pena farlo”.
Gli incidenti fortificano e frenano, ti fanno pensare. “Possono anche rubarti la motivazione ma poi, quando finalmente torni in campo, ti spingono a buttar fuori tutto quello che hai. Il tennis può essere una buona o una cattiva distrazione, di certo, io ho semplificato i miei obiettivi, voglio raggiungere il mio pieno potenziale, che ancora non conosco ma confido che sia piuttosto alto. So convinto nel mio tentativo perché voglio lasciare il tennis senza rimpianti, non sai mai quando sarà la tua settimana, ma io devo farmi trovare pronto”. Ahilui, ad Adelaide c’era uno scatenato Monfils, più avanti sarà più fortunato. Forse, senza più infortuni.