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Il russo che non t’aspetti sbatte fuori uno dei grandi protagonisti vendicando lo sgarbo social di 4 anni fa, il suo obiettivo è più alto. Eppoi con sua moglie tutto nacque da un insulto…
di Vincenzo Martucci | 07 settembre 2022
La vendetta è un piatto che si serve freddo. O forse no, forse i russi sono contro i luoghi comuni. Vista da fuori, si direbbe proprio che Karen Khachanov ha goduto più che mai, martedì notte, su una ribalta importante come i quarti degli US Open, sotto le mille luci di New York puntate tutte sull’avversario, nel soffocare il sogno Slam di Nick Kyrgios? Quant’aveva sognato un momento così con l’avversario che frantumi le racchette sul campo? Sorpresa, Karen nega: “Perdere un match così è doloroso, fa male come sarebbe stato per me. Non è mai facile accettare una sconfitta in 5 set dopo essersi battuti tanto ed aver dato tutto. Dopo che ci siamo stretti la mano non l’ho guardato, poi ho visto le racchette che volavano e ho sentito dolore per lui”.
Possibile che abbia dimenticato il brutto precedente di 4 anni e 3 mesi fa? E’ magnanimo o è straordinariamente paziente e saggio? Sembra piuttosto che conosca le priorità, e la rivincita più importante, per lui, è un’altra. Karen soffre infatti da sempre in silenzio nel ruolo di terzo incomodo nello squadrone di Mosca, da meno noto e accreditato della covata che ha portato il coetaneo 26enne Daniil Medvedev al numero 1 del mondo e ad un urrà Slam in tre finali, con il 24enne Bum Bum Rublev sempre pronto a fare il salto di qualità dopo le grandi promesse da junior.
Senza contare gli altri aspiranti stregoni, da Zverev a Tsitsipas a Shapovalov, figliastri della madre Russia per via dei genitori che ricevono da sempre mille attenzioni più di lui che non è bello o atletico o elegante o comunque da copertina. Possibile che non si ecciti adesso, dopo tante delusioni e porte sbattute in facce, dopo tanta rabbia inghiottita a fatica, dopo tanto lavoro, dopo tante avanzate e ritirate (dal numero 8 in classifica del 2019 è sceso al 28)?
Possibile che il ragazzone di quasi 2 metri, nel battere l’eroe del momento, Kyrgios, non sorrida al pensiero delle centinaia di ore di allenamento, prima a Spalato da Vedran Martic (ex coach di Goran Ivanisevic) e poi a Barcellona dagli ex pro Galo Blanco e Pato Clavet per sistemare quel suo tennis sgraziato e costruito, tutto a strappi? Forse lo fa, dentro di sé. Ma già pensa a domani al forse impossibile ostacolo Casper Ruud, soprattutto dopo le due maratone consecutive di 5 set, contro Carreno Busta e Kyrgios. Anche se, attenzione: “A essere onesti, quando è uscito Rafa, il torneo s’è aperto un po’ per tutti perché tutti hanno visto un’opportunità di prendersi il trofeo. E hanno alzato il livello”.
Andiamo indietro nel tempo: Roland Garros 2020, “lingua lunga" Kyrgios che, all’epoca, passava da una fuga in campo a litigio social coi colleghi, zittì malamente l’ex n. 1 e opinionista tv, Mats Wilander, che aveva invitato Andy Murray a farsi definitivamente da parte. “Nick, dai, è troppo, mostra un po’ di rispetto”, osò contraddirlo bonariamente Khachanov, dandogli anche del “bravo ragazzo”.
Nick che, per via della clausura Covid era particolarmente stizzito, incalzò: “Mi piacerebbe avere una conversazione intellettuale con te, ma non sono sicuro che andrebbe oltre la forza con cui puoi colpire una palla”.
Il russo ribatté: “La prossima volta prima di parlare del mio intelletto leggi almeno qualche libro, invece di giocare ai videogiochi tutto il giorno”. Con Kyrgios che chiuse il battibecco: “Io ho anche dato da mangiare ai bisognosi e aiuto ad aprire nuove strutture per l’attività dei bambini. Per come fai le tue ricerche sulle persone sei un autentico pellicano”.
Che suonò come una gravissima offesa, mentre in realtà è il modo anche gentile con cui gli australiani vogliono dire a qualcuno che sta dicendo una fesseria. I due si sono poi affrontati in partita nel 2019 a Cincinnati ed ha vinto Khachanov (in 3 set con 2 tie-break), e nel 2020 a Melbourne e ha vinto Kyrgios (in 5 set con 4 mie-break), per poi dirimere la loro rivalità martedì a New York con un altro punteggio equilibrato, 7-5 4-6 7-5 6-7 6-4, per il russo, con cifre che fotografano il braccio di ferro: 31 ace a 30 per Nick, 75 vincenti a 63, 58 errori a 31.
Karen non ha fronteggiato solo l’uragano Nick, ma anche il feroce, smodato, scorretto pubblico di New York. Prima di lui Medvedev ci aveva litigato clamorosamente e poi, al microfono in campo, lo provocava pure, ringraziandolo a ogni match perché, tifandogli contro, gli dava la forza extra per vincere le partite successive. Khachanov ringrazia l’esperienza del compagno e sua: “Ero preparato, mi aspettavo che la folla sarebbe stata molto di più dalla parte sua, perché ai loro occhi era il favorito. Non mi sono arrabbiato per questo. Quand’ho affrontato Rafa nel 2018 è stato più o meno lo stesso: sapevo che cosa fare, quanto dove restare concentrato, pensare solo al match, e fondamentalmente questo è stato quello che ho fatto”.
Già, perché nel 2018 il russo che non t’aspetti aveva perso il corpo a corpo di 4 set contro Nadal, dopo 4 ore e mezza sullo stesso campo dove ora ha eliminato Nick: “Penso continuamente a quella partita, New York e l’Ashe, uno dei miei Slam preferiti e uno dei miei campi preferiti… Le emozioni, l’adrenalina, indimenticabile!”.
Karen, seguendo la strada di Medvedev, ha imparato molto: “Alternare il più possibile potenza e pazienza, botte da fondo, tagli ed effetti, smorzate e discese a rete, per non dare riferimenti certi agli avversari, non basta tenere lo scambio da fondo che per me è relativamente facile, bisogna attaccare spesso e variare pure”. Del resto, da bambino, è andato a scuola di scacchi. “Davanti alla scacchiera devi pensare continuamente, a ogni mossa, hai 100 diverse combinazioni e varianti, e dipende sempre tutto da quel che fa l’avversario. Ci sono le tattiche, è un altro gioco molto mentale, come il tennis. Devi restare lì 3/4 ore, devi ragionare su tante cose diverse: dove metti la palla, con quanta forza, con quale altezza, dove stai in campo, come servi, che percentuale hai, dove risponde meglio e peggio l’avversario, dove come rispondere tu, dove e come ha servito l’avversario la volta prima, per intuire le sue mosse, non è per niente facile”.
A rilassarlo ci pensa comunque la moglie, Veronika Shkliaeva, che lo trascina a Broadway. L’ha incrociata in aeroporto: lui la urtò coi suoi bagagli e lei gli diede dell’idiota. Non si sono lasciati più. Vuoi vedere che dopo averci litigato diventa amico di Kyrgios? “Nick stesso dice che stenta a riconoscersi nel professionista che è oggi, Wimbledon gli ha dimostrato che se fa le cose come deve può esprimere il suo potenziale”. Sono diversi, i russi.