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Dopo il successo contro Holger Rune all’esordio a New York, Novak Djokovic non si nasconde. L’obiettivo è il Grande Slam, che dista sei vittorie. Zverev getta benzina sul caso Tsitsipas: “io vinco o perdo sul campo, un giocatore del suo calibro non dovrebbe aver bisogno di certi cose”
01 settembre 2021
Novak Djokovic non può più nascondersi. Per la prima volta dal 1969 (Rod Laver) un giocatore arriva a New York con ancora la possibilità di completare il Grande Slam, ed è ovvio che l'attenzione dei media sia tutta lì. Il numero uno del mondo lo sa, e dopo il successo in quattro set all'esordio sul giovanissimo Holger Rune ha lasciato da parte la scaramanzia e ha parlato apertamente del suo più grande obiettivo.
NOVAK DJOKOVIC
“Ho iniziato molto bene, giocando un grande primo set, e fino al 4-3 e servizio nel secondo stava funzionando tutto bene. Poi di colpo ho smarrito la prima di servizio. Ma devo dare merito al mio avversario per avere lottato, spinto dal pubblico. La prima partita in uno Slam è sempre complessa, anche se io ho un’enorme esperienza su questo campo, mentre per il mio avversario era la prima volta. Controllare i nervi è comunque difficile, e all’inizio non ci si sente benissimo. Sono comunque felice di come ho terminato la partita, anche se non è stata una battaglia alla pari visto che a causa dei crampi Rune non riusciva praticamente a muoversi. Mi spiace per lui, sfortunatamente la regola non prevede un medical time out per i crampi. Un giocatore dovrebbe fare tutto il possibile per evitarli, ma è qualcosa che capita. E quando succede non è divertente per nessuno”.
“Nel corso della mia carriera ho sempre cercato di creare intorno a me un ambiente stimolante, ricco di persone con una certa esperienza e conoscenza, e che si prendessero cura di me. Per creare la propria formula per il successo servono tantissime componenti. All’inizio della mia carriera, per esempio, mi capitava di subire più spesso degli infortuni e di dovermi ritirare a match in corso. Per questo riesco a comprendere ciò che è successo a Holger. Negli spogliatoi abbiamo scambiato qualche parola, per lui è un momento molto difficile, è molto triste. Lo capisco, ci sono passato. Pensavo che al termine del terzo set si sarebbe ritirato, invece ha voluto andare avanti, con grande dignità. Ha meritato il mio rispetto, e quello di tante persone. È ancora giovanissimo, ha solo 18 anni e sono certo che in futuro lo vedremo molto spesso”.
“Prima di un torneo come questo ci sono tantissime aspettative nei miei confronti da parte di tutto il mondo del tennis, me compreso. Sono il primo a voler vincere e fare la storia. Tutto questo è sicuramente una fonte d’ispirazione. Ma sono comunque concentrato sull’obiettivo di portare in campo ogni giorno la miglior versione di me stesso. Sembra una frase fatta, ma lavorare sulla quotidianità è importantissimo. Io ho la mia routine, probabilmente diversa da quella di chiunque altro. Il mio è come un percorso, che ha già funzionato in passato. Ci sono aspetti sui quali sono certo di poter contare, e quando le cose vanno meno so di essere pronto per gestire la situazione”.
ASHLEIGH BARTY
“Non è stata una partita facile, contro un’avversaria esperta che sa come entrare in partita. Ha capito che il modo in cui ha affrontato il primo set non funzionava, così ha cambiato tattica. Io nel primo set ho servito veramente bene, mentre nel secondo ho sbagliato troppo nei momenti decisivi, come quando ho servito sul 5-4. Ma quando mi sono trovata spalle al muro ho trovato delle buone soluzioni, ed è molto positivo aver vinto in due set. Ho passato il turno, e ho un’altra chance per migliorare al prossimo match”.
“Come scelgo i colpi da giocare? Sono automatismi. È ciò per cui ci alleniamo. Alleno le soluzioni che poi voglio poter usare in partita. Quando vedo uno spazio o un determinato tipo di palla, la maggior parte delle volte so esattamente come la gestirò. Spesso la soluzione migliore è la prima che viene in mente, mentre quando sono indecisa fra varie possibilità arrivano i problemi. Quindi l’ideale è seguire l’istinto, non è nemmeno così difficile. Naturalmente, poi dipende anche dall’avversaria che c’è dall’altra parte della rete. Ogni singola giocatrice ha i suoi colpi, che per l’avversaria si trasformano in una sfida differente. C’è chi colpisce molto forte, chi si muove bene, chi varia il ritmo, chi ha grande varietà. Ci sono tantissimi modi per colpire una pallina da tennis, e credo che questo sia uno degli aspetti più belli del nostro sport”.
ALEXANDER ZVEREV
“Per essere un match di primo turno direi che non è stato affatto male. Affrontavo un avversario pericoloso, che in passato è arrivato in semifinale a Wimbledon, e anche oggi ha servito benissimo. Sono felice di aver vinto in tre set, perché un match come questo può scappare di mano in un attimo. A volte sapere di trovarsi subito di fronte un avversario difficile è positivo, perché ti spinge a essere estremamente concentrato fin dall’inizio e a giocare subito a un alto livello. La mia storia dice che in questi tornei ho spesso faticato contro avversari magari non così conosciuti e non così in alto in classifica. Oggi invece è andata bene. Ma c’è ancora da migliorare: da fondo, anche se non ci sono stati così tanti scambi, potevo sicuramente fare meglio”.
“Il favorito per questo torneo è sicuramente Djokovic. Ha già vinto tre Slam, se non è favorito ora, quando lo è? Credo di essere stato l’unico capace di batterlo quest’anno sul cemento o sull’erba (ci è riuscito anche Carreno Busta, sempre alle Olimpiadi, ndr), così come di batterlo in un grande torneo. Tutti gli altri li ha vinti. Quindi non ci sono dubbi sul fatto che sia favorito. Ma c’è tanta gente agguerrita, e tanti ragazzi che stanno giocando bene. Medvedev è in forma, Tsitsipas può essere molto competitivo anche se dovrebbe impiegare meno tempo per i toilet break, e anche io sto giocando bene. Ho vinto due tornei di fila, 12 partite consecutive. Spero di poter mantenere questo livello o magari aumentarlo ancora, perché battere Novak qui è davvero qualcosa di molto impegnativo”.
“Cosa penso del toilet break di Tsitsipas? È semplicemente successo di nuovo. Come contro di me o contro Djokovic a Parigi, o di nuovo contro di me a Cincinnati. Stefanos è numero 3 del mondo, è uno dei più forti a fare ciò che fa, non penso abbia bisogno di questo. Sono cose che possono succedere nei tornei giovanili, magari nei tornei minori, ma non quando sei numero tre del mondo. Il regolamento lo permette, ma c’è come una regola non scritta fra i giocatori. Ne ho già parlato in passato: io rompo racchette, a volte ho dei comportamenti sopra le righe, ma una cosa di cui vado estremamente fiero, e che rimarrà tale per la mia intera carriera, e che se vinco o perdo lo faccio sul campo”.
MATTEO BERRETTINI
“Sono felice della mia partita, perché prima di entrare in campo sapevo che sarebbe stata molto difficile, per tante ragioni. Una in particolare era il mio avversario: è un ottimo giocatore e su campi così veloci può essere molto pericoloso. Penso di aver giocato un match solito: ho servito bene, e anche se all’inizio da fondo campo non mi sentivo benissimo, la situazione è andata migliorando col passare dei minuti. Sapevo che arrivare qui senza aver giocato molto nel corso dell’estate americana non sarebbe stato facile, anche perché arrivo da un infortunio e quando riparti dopo uno stop non è facile ritrovare certe sensazioni. Ma sono contento di aver vinto in tre set, specialmente visti i primi due molto difficili”.
“Mentalmente è stato molto importante vincere due tie-break, specialmente il secondo che mi ha spianato la strada. Ma ero pronto a lottare anche se li avessi persi entrambi, perché sentivo che il mio livello saliva col passare dei game. Tornare a New York, dove sono arrivato in semifinale due anni fa, è molto piacevole. Lo scorso anno non c’era il pubblico, mentre stavolta sì: fa la differenza, ed è il motivo per cui gioco a tennis. Per sentire l’energia della gente e delle persone che vengono a vedermi”.
“La pressione dopo la finale di Wimbledon fa parte del mio processo, è parte del gioco. Tuttavia, dopo un risultato importante come quello non ho mai pensato che la mia stagione potesse anche finire lì. Subito dopo ci sono state le Olimpiadi dove avrei voluto tanto partecipare, e ora sono qui. Quindi non dico che le aspettative sono qualcosa di normale, perché non sempre sono facili da gestire, ma lo dobbiamo fare. L’importante è continuare a giocare bene e a esprimere il mio miglior tennis su tutte le superfici, specialmente nei tornei del Grande Slam. Non sarà semplice, ma siamo qui per questo”.