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Eventi internazionali

Il tennis universitario Usa è sempre più una legione straniera

In continuo aumento la percentuale degli stranieri nello sport universitario americano. E il tennis è la disciplina simbolo dell’”invasione”: più della metà di giocatori e giocatrici vengono dall’estero. Spagna, Francia, Gran Bretagna e Germania le principali nazioni di provenienza. Il livello di gioco permette ai migliori il tuffo tra i Pro: Shelton e Sterns, campioni del 2022 hanno dimostrato di poter giocare alla pari con i migliori del mondo

di | 11 dicembre 2022

I titoli universitari NCAA 2022 sono andati alle ragazzze della Texas University e ai ragazzi dell'University of Virginia

I titoli universitari NCAA 2022 sono andati alle ragazze della Texas University e ai ragazzi dell'University of Virginia

Cresce la percentuale degli stranieri che popolano lo sport universitario americano e tra essi i più numerosi sono i tennisti. Un’indagine della NCAA pubblicata nell’agosto 2021 mostra come nella Prima divisione (DI), quella d’eccellenza di tutte le discipline sportive, la percentuale degli studenti non-Usa, definiti ‘Internazionali,’ era del 12,9% a fine 2020 contro il 10,3 % del 2015. In termini assoluti si parla di 3.585 studenti atleti ‘Internazionali’ nel 2020 contro i 2.720 del 2015.

Il tennis è lo sport che più di tutti richiama studenti da altri Paesi: ben il 63% dei tennisti NCAA nel settore maschile e il 59% in quello femminile sono stranieri, dunque ben più della metà dei giocatori che difendono i colori dei vari college americani nei campionati individuali e a squadre. Un fenomeno che si verifica solo per il nostro sport perché l’hockey su ghiaccio, secondo in questa classifica per partecipazione straniera, si ferma al 39% dei maschi (44% delle femmine) e il calcio non va oltre il 37%del settore maschile (solo 12% nel femminile).

L'aumento degli studenti stranieri nello sport universitario Usa, dal 2015 al 2020, nelle diverse discipline

Il tennis è uno sport che richiede molto impegno e molti mezzi nel passaggio dalla dimensione dell’agonismo giovanile a quella del professionismo e oggi non ci sono molte altre nazioni oltre a Usa e Italia in grado di offrire sia un ampio ventaglio di punti di riferimento tecnici, sia un numero importante di tornei (ITF e Challenger) sul proprio territorio in modo da consentire agli aspiranti ‘pro’ di costruire un lavoro di costruzione tecnica e verifica in gara senza disperdere le energie in giro per il mondo.

Non è un caso che Stati Uniti e Italia siano i Paesi con più giocatori nella classifica ATP (191 gli Usa , 156 noi) e che gli italiani vadano molto meno degli altri europei ad approfittare di quello che offre il tennis universitario Usa.

Secondo i dati a 31 dicembre 2020, nel circuito universitario maschile Usa c’erano 104 spagnoli, 92 francesi, 86 britannici e 68 tedeschi. Gli italiani erano 33.

I tennisti del circuito maschile NCAA divisi per nazioni: le prime 12

Numeri che se da un lato depongono a favore della buona offerta tecnica nel nostro Paese, lasciano intuire come sia più considerato nel resto d’Europa il valore dello studio unito all’attività sportiva di alto livello. Giocatori oggi molto competitivi come lo statunitense Maxime Cressy, n.34 ATP, (nato a Parigi) o il francese Arthur Rinderknech, n.44 ATP, sono laureati, rispettivamente in matematica alla UCLA e in “Agricolture and mechanics” nella Texas University di Galveston.

Hanno ritardato di qualche anno l’ingresso nel circuito ma sanno già ora che alla fine dell’avventura professionistica oltre all’esperienza, i titoli e i dollari dei montepremi si troveranno pronti alla vita fuori campo con un titolo di studio e una formazione universitaria.

Questo il motivo che ha spinto ragazzi e ragazze con buone doti tennistiche a proporsi per le squadre universitarie in cerca di gloria e pronte a offrire borse di studio, a parziale o totale copertura delle spese scolastiche, pur di creare team competitivi in Prima o Seconda divisione del tennis universitario.

La percentuale degli stranieri nel tennis universitario Usa (in arancione), in crescita dal 2013 al 2020

Quest’anno i titoli sono andati in campo maschile all’Università della Virginia e in campo femminile alle ragazze dell’Università del Texas (secondo vittoria consecutiva). Nella squadra di Austin, i Longhorns, militava anche Peyton Stearns, statunitense di Mason, Ohio, che ha conquistato anche il titolo individuale NCAA. Oggi è n.210 del ranking Wta e ha dimostrato di avere un notevole livello di gioco. In tabellone agli Us Open grazie a una wild card ha perso 7-5 al terzo set contro Ekaterina Alexandrova, n.28 del mondo.

Ancora più competitivo si è dimostrato Ben Shelton, figlio ell’ex- pro e oggi coach universitario Brian Shelton, che dopo aver conquistato il titolo individuale NCAA ha battuto Lorenzo Sonego e Casper Ruud a Cincinnati, torneo al quale ha avuto accesso grazie a una wild card. Oggi Ben, vincitore di tre Challenger consecutivi a fine stagione (a Charlottesville, Knoxville e Champaign), è n.97 del mondo ed è pronto a giocare il suo primo Australian Open entrando di diritto nel main draw.

Va detto che Shelton, 20 anni, a differenza di tanti compagni d’università europei, ha scelto di lasciare gli studi dopo due anni di college: si sente pronto a giocare il tutto per tutto nel circuito. Ma non è stata una decisione facile da prendere: in cambio della possibilità di incassare subito importanti montepremi nel mondo del professionismo ha per il momento rinunciato a quel titolo di studio che un altro paio d’anni di lavoro nell’ateneo di Gainsville gli avrebbero garantito.

E’ sempre così: quando certe opportunità ce le hai a portata di mano, sotto casa, spesso non riesci a dar loro il valore di chi le osserva da lontano e le sogna. Forse è proprio per questo che il tennis universitario Usa è così poco… born in Usa.  

Peyton Stearns, campionessa NCAA con i colori della Texas University

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