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Il sognatore Medvedev, un po' Connors e un po' Mecir

Dietro alle pieghe di un carattere spigoloso come il suo tennis, il 25enne russo nasconde una sensibilità di braccio non comune e un tennis originale, con pochi esempi non solo tra i suoi colleghi attuali. Scavando nel passato, ci sono però almeno un paio di grandi nomi ai quali può essere affiancato

di | 01 febbraio 2022

Sarebbe stato un personaggio perfetto per un romanzo di Fëdor Dostoevskij, Daniil Medvedev. Uno di quei personaggi tormentati, mai in pace con il mondo perché mai davvero in pace con loro stessi. Invece è un tennista, e fra qualche settimana potrebbe pure diventare numero 1 del suo, di mondo. Quello che in Australia, più che altrove, ha scoperto così ostile.

La conferenza stampa messa in scena del 25enne di Mosca dopo la finale persa con Rafael Nadal, alle tre di mattina, passerà alla storia come una tra le più bizzarre e tra le più emotive mai viste nel circuito dei professionisti. Un fiume in piena, come se durante quelle 5 ore e 24 minuti, a Daniil, fosse passata tutta la vita davanti.

In effetti spesso, durante l'incontro, il russo è apparso poco lucido nelle scelte, almeno rispetto ai suoi standard. Ed evidentemente quel tifo palesemente contro, quel sentirsi una presenza scomoda nella festa dei 21 di Nadal, lo ha davvero messo alle corde sotto il profilo emozionale. Detto questo, esibirsi in un contesto del genere è qualcosa che forma un giocatore, o almeno dovrebbe formarlo. Tanto più uno come lui, che fin qui non ha fatto nulla per rendersi particolarmente simpatico alla gente, e che al contrario pareva trarre forza dalle situazioni ambientali favorevoli agli avversari.

Un atleta, per quanto professionista, non è una macchina e ha dei sentimenti che possono cambiare nel tempo. Dunque giudicare Medvedev e il suo sfogo sarebbe antipatico e poco corretto. Tuttavia, ciò su cui è lecito non essere d'accordo è l'affermazione secondo cui un trattamento particolarmente negativo gli sarebbe riservato in quanto russo. Peccato che alcuni dei giocatori più amati, negli anni passati, fossero proprio suoi connazionali. Marat Safin e Maria Sharapova, giusto per dirne un paio.

Ma lui è così, teatrale nella vittoria ma soprattutto nella sconfitta. Personaggio spigoloso nel fisico, nel tennis e nel carattere. Uno che poi si pente – lo fa pressoché sempre – ma che prima ne combina di ogni, con intemperanze verbali che ogni tanto travalicano i confini dell'educazione e del rispetto, come accaduto proprio a Melbourne, con un paio di arbitri a suo dire non troppo attenti a ciò che stavano osservando.

Il teatrante Medvedev, in realtà, nasconde nel suo tennis tanta sostanza, che purtroppo è messa in secondo piano da un atteggiamento quasi adolescenziale, da una maturità ancora lontana. Raccontare tutte le sue qualità tecniche sarebbe un esercizio lungo, complicato e forse non aiuterebbe a rendere merito al personaggio. Ma quello forgiato dal francese Gilles Cervara è un tennista dalle doti per certi versi uniche. 

Uno che sta a metà strada fra Miloslav Mecir (il papà, non il figlio) e Jimmy Connors. Uno che col rovescio spegnerebbe una candela posta a 20 metri senza farla cadere e che col servizio può tirare dieci ace a set. Uno che si muove – seppur in maniera un po' sgraziata – con la facilità dei grandissimi, arrivando sempre sulla palla in equilibrio. Magari precario, ma solo in apparenza.

Di Gattone Mecir, Medvedev ha quelle movenze un po' artigianali, quella capacità di produrre velocità coi colpi piatti e magari persino con un po' di spin all'indietro, che il campione cecoslovacco degli anni Ottanta del secolo scorso portava come proprio marchio di fabbrica. Non vinse nessun titolo dello Slam, Mecir, ma ancora oggi viene ricordato come uno dei più forti a non aver mai conquistato un Major.

Di Connors, il russo ha la voglia di difendersi e quella cattiveria sana, da agonista di razza, che portò 'Jimbo' a battere spesso e volentieri degli avversari più dotati di lui. Anche Connors, ai suoi tempi, era un personaggio divisivo, ma con l'età riuscì a coltivare la capacità di farsi amare malgrado i tanti comportamenti fuori dalle righe. Quella capacità che invece Medvedev non ha, o almeno non ha ancora sviluppato. 

Melbourne 2022 rimarrà una tappa importante del percorso dell'attuale numero 2 del mondo, comunque vada a finire la sua carriera. Se questi sono i giorni del dolore e del lamento, i prossimi potrebbero esseri quelli della voglia di rivincita, della ripresa di quel sogno di bambino che al cospetto di Nadal e del suo pubblico è andato in soffitta per un po'.

Se Daniil saprà maturare (ma dovrà farlo in fretta, non è più un ragazzino), se saprà davvero imparare dai propri errori e non solo scusarsi alla prima conferenza stampa utile, potrà diventare un personaggio importante per il mondo del tennis, un personaggio persino utile. E addirittura amato. Perché rispetto a tanti altri colleghi non risulta mai banale, ha un tennis originale, conosce il tocco, sa leggere le partite e ha pure senso dell'umorismo. Prima che il suo lato oscuro se lo mangi, ha tutto il tempo per tornare a essere il personaggio buono del romanzo: quello che alla fine si accorge di quale sia la strada giusta, la imbocca e finisce con un lieto fine.

Altrimenti si chiuderà nella sua bolla di autocommiserazione, pensando che in qualche modo questo mondo non è pronto per uno come lui. Oppure si nasconderà dentro alle pieghe di una storia da 'Delitto e castigo', costruendo e demolendo la sua stessa fortuna. Sarebbe un peccato, ma visto il personaggio non è un'ipotesi impossibile, anche se chi ama il tennis dovrebbe augurarsi una conclusione diversa.

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