
Chiudi
Lunga intervista del presidente dell'ATP al quotidiano francese. Gaudenzi illustra la sua visione futura del circuito, rivela il progetto di una serie sul modello di "Drive to Survive" per la Formula 1, fa il punto sul tema dei vaccini e apre alla possibilità per i giocatori di vedere i conti economci dei tornei
di Alessandro Mastroluca | 02 novembre 2021
Una rivisitazione del calendario, un progetto simile a "Drive to Survive", la serie Netflix sul dietro le quinte della Formula 1. la questione vaccini e il caso Zverev. Il presidente dell'ATP Andrea Gaudenzi ha fatto il punto sul presente del tennis maschile e raccontato i suoi piani per il futuro in una lunga intervista concessa al quotidiano francese L'Equipe.
Per quanto riguarda il calendario, Gaudenzi conferma la sua ambizione di organizzare i "Masters 1000 su due settimane, con tabelloni a 96 giocatori, con torneo maschile e femminile combined come a Indian Wells e Miami". L'obiettivo di questa riforma, spiega, non è aumentare l'interesse dei "super tifosi, che guardano tutto, comunque". Ma "toccare gli altri tifosi di tennis, quelli che non sono maniaci. I nostri studi rivelano che il 70, 80% di queste persone guardano solo gli eventi premium. E sono queste persone che acquistano i biglietti o gli abbonamenti alle televisioni".
I Masters 1000, spiega Gaudenzi, sono un esempio tipo di questi eventi "premium". Slam a parte, sono gli unici in cui si può avere la certezza di vedere i migliori in campo. "I fan vogliono seguire una storia, scritta dal primo al primo giorno dell'anno, con continuità e semplicità. In questo momento il calendario è troppo complicato. I tifosi, a parte i duri e puri, si perdono. E se si perdono, vanno a vedere qualcos'altro".
Il presidente dell'ATP non esclude la possibilità di organizzare un futuro Masters 1000 sull'erba, "che si potrà organizzare solo in Inghilterra o Germania - dice -. Bisogna trovare una città e una struttura adatta".
Gaudenzi è consapevole dei vincoli da non superare per realizzare questa visione. "Ci sono solo 52 settimane in una stagione, e i top player non giocheranno più di 18 tornei all'anno". Non teme di avere una reazione simile a quella che i tifosi di calcio hanno mostrato di fronte al progetto elitista della Superlega.
Confessa anche che ne ha parlato a Novak Djokovic, e il serbo avrebbe molto apprezzato il progetto. "Non sono convinto che i giocatori siano interessati solo ai prize-money. Si chiedono piuttosto se il sistema, nel suo insieme, funziona. Io credo nella struttura unica che tenga insieme i giocatori e gli organizzatori dei tornei. E' come un matrimonio che ha un figlio, il tennis. Certo, si può divorziare, ma bisogna almeno discutere per trovare un accordo tra il padre e la madre. Fanno così in NFL e in NBA".
Non c'è guerra, spiega, con la PTPA, l'associazione giocatori lanciata da Novak Djokovic e dal canadese Vasek Pospisil. "Su molte cose sono d'accordo con noi, la sfida più grande è finalizzare l'accordo e votare il piano" dice. Per questo propone che i giocatori abbiano la possibilità, attraverso l'intervento di revisori indipendenti, di accedere ai conti dei tornei. "Il punto chiave del mio progetto - spiega - è la trasparenza".
I nostri re di coppe: 11 in 3 stagioni… e non è finita qui
LE FONTI DI RICAVO: "RENDIAMO LE COSE SEMPLICI"
Una delle sezioni più consistenti dell'intervista riguarda proprio l'aspetto economico. Ovvero come aumentare i ricavi, rendendo il "prodotto tennis" più attraente per il pubblico. Il tennis, sostiene, "è uno sport più globale del golf ma ottiene solo il 30% dei ricavi da diritti televisivi del golf. Ma noi non siamo coordinati fra le diverse entità".
Gaudenzi propone di creare un prodotto che metta insieme tutte le realtà e che non si limiti ad offrire solo la trasmissione delle partite, ma consenta anche la diffusione di interviste e l'accesso al dietro le quinte. Nel suo progetto di unificazione rientra la razionalizzazione dei siti e delle applicazioni dei tornei, ora tutte diverse, e di alcuni aspetti di campo come l'eliminazione delle quattro regole diverse sui tie-break nei quattro Slam. "Bisogna rendere le cose semplici - ha detto -. In qualunque settore del business la regola è: concentrarsi sul consumatore".
Gaudenzi non vorrebbe unificare solo i tornei o solo i giocatori, ma tutto il tennis. "I tifosi sono la priorità numero 1 - dice -, dobbiamo offrire il miglior prodotto possibile e questo passa per una visione comune. Siamo in concorrenza con il calcio, Netflix, i videogiochi, la musica eccetera. Ci battiamo per il tempo e l'attenzione dei fan, e a loro non importa nulla dei nostri problemi interni".
Unificare vuol dire, dal suo punto di vista, anche mettere insieme uomini e donne. "Il tennis è unico - dice -, inoltre siamo l'unico sport con un prodotto femminile molto forte. Abbiamo il 50% di fan uomini e il 50% di tifose donne, è una chance incredibile".
Pur senza scendere in troppi dettagli, Gaudenzi accenna anche a un progetto mirato al pubblico giovane. Ovvero "qualcosa di simile a Drive to Survive, a cui stiamo lavorando con la WTA e gli Slam. Vogliamo creare uno studio, dare più contenuti. I tifosi più giovani non vogliono solo vedere le partite, ma anche cosa fa Tsitsipas la sera. Dobbiamo investire nei social media, abbiamo bisogno di raccontare delle storie ai nostri fan".
Oltre alla visione di sistema, Gaudenzi parla anche delle questioni che coinvolgono l'ATP e il mondo del tennis in queste settimane, come la decisione del governo australiano di impedire l'ingresso nel territorio a chi non ha ricevuto due dosi di vaccini. La decisione, come noto, vale senza deroghe anche per i tennisti che partecipano all'Australian Open. "E' il loro torneo, se decidono di organizzarlo con questa regola non possiamo farci niente - dice -. La buona notizia è che la Federazione australiana ha stabilito l'assenza di quarantena, anche in caso di contatto con un positivo, se il tuo tampone è negativo".
Si pone la questione di Djokovic e dei giocatori che non si sono vaccinati. "Spero che il governo li autorizzerà ad andare in Australia e giocare dopo due settimane di quarantena. Ma è una decisione governativa, non possiamo farci niente - dice -. Per quanto riguarda Djokovic, la scelta di non dichiarare se si è vaccinato o meno è una scelta personale. Ma dobbiamo pensare al numero di tennisti vaccinati che aumenta costantemente. Siamo al 70%. Spero che arriveremo al 95-98% nei prossimi due mesi. I giocatori preferiscono vaccinarsi alla fine della stagione per evitare di pagare le conseguenze di febbre o altri sintomi".
Gaudenzi resta molto cauto, infine, a proposito dell'inchiesta interna sui comportamenti di Alexander Zverev, accusato di violenza domestica dall'ex fidanzata Olya Sharypova. "Dobbiamo essere onesti e dire che questo è un territorio nuovo per il mondo del tennis - ha detto Gaudenzi -. E' un po' quel che accadde con il doping negli anni '90, non eravamo preparati. Allora era un fatto nuovo, adesso abbiamo imparato la lezione e abbiamo delle strutture per contrastare quel fenomeno. Abbiamo bisogno anche adesso di capire, di rivolgerci ad esperti. E' una questione sensibile. Non ci possiamo nascondere dicendo che il problema non esiste".