"Nella prima edizione dello scorso anno - spiega il direttore Elia Arbustini - in effetti avevamo avuto problemi coi campi. Per questo, al termine del torneo, non abbiamo avuto dubbi: chiusura e rifacimento, con il sacrificio di tante ore non giocate, ma con l'idea di migliorarci e arrivare pronti all'evento Wta del 2023"
20 giugno 2023
Dai dubbi della prima edizione all'impegno per trovare le risposte adeguate. Fino al successo – che già si può definire tale – del 2023. Gaibledon e Gaiba hanno trovato la quadratura del cerchio e adesso si può dire che davvero il miracolo sia compiuto: in provincia di Rovigo c'è il paese più piccolo del mondo a ospitare un torneo del circuito Wta, e per giunta su campi in erba naturale. Erba che da quest'anno ha avuto un paio di giardinieri d'eccezione. Il maestro, che viene direttamente da Wimbledon, o meglio dall'All England Lawn Tennis and Croquet Club: Gordon Johnstone. L'allievo, che è anche il direttore del torneo, Elia Arbustini. Insieme, hanno trovato la formula ideale per ricreare al Veneto Open 2023 un pezzo d'Inghilterra.
“Nella prima edizione dello scorso anno - spiega Arbustini - in effetti avevamo avuto problemi coi campi. Per questo, al termine del torneo, non abbiamo avuto dubbi: chiusura e rifacimento, con il sacrificio di tante ore non giocate, ma con l'idea di migliorarci e arrivare pronti all'evento Wta del 2023. Grazie alla stessa Wta siamo entratti in contatto con lo scozzese Gordon Johnstone, che per prima cosa è venuto da noi per vedere i campi. Da metà luglio del 2022, quando è venuto in Italia per la prima volta, si è reso conto di cosa andava migliorato e di come migliorarlo. Abbiamo dunque stilato un programma che mirava al 2023, ma che non si fermerà qui, perché proseguirà con ulteriori miglioramenti nel 2024 e nel 2025. C'è un nuovo approccio alla manutenzione dei campi in erba, e anche a detta delle giocatrici siamo riusciti nel nostro intento”.
Ma in definitiva cosa serve, concretamente, per creare un manto in erba ideale? “Prima cosa: una giusta miscela di terreno. Per questo è stato rimosso il terreno che c'era in precedenza. Inoltre abbiamo cambiato i fertilizzanti e così pure i materiali per disegnare le linee. Tutti dettagli che fanno la differenza”.
Per questo, in provincia di Rovigo, è arrivato Sir Johnstone: “Gordon è scozzese, ha un'ampia esperienza di sport su erba, negli ultimi 5-6 anni sta seguendo l'evento Atp di Mallorca. C'è un'affinità climatica del Veneto con Maiorca, anche se poi gli inverni da noi sono più rigidi rispetto a quelli dell'isola della Spagna. L'importante era arrivare a queste temperature di oltre trenta gradi coi campi a posto e ancora verdi: ci siamo riusciti e ne siamo contenti”.
Tra coloro che a Gaiba hanno le responsabilità della cura dei campi, insieme al direttore Arbustini, c'è anche Giacomo Fantini. “Tutto ciò che riguarda i campi è di mia responsabilità: la giornata tipo inizia verso le 6.30 quando passiamo un tappeto sui campi per togliere la rugiada, poi passiamo al taglio, ai canonici 8 millimetri. Quindi iniziamo a disegnare le righe, perché ovviamente vanno rifatte ogni giorno. Infine si montano le reti e gli allestimenti. A fine giornata si smontano i campi e si annaffia con l'irrigazione manuale”.
“Anche lo scorso anno l'esperienza a livello di staff è stata comunque stupenda. Ma quest'anno abbiamo imparato dalla A alla Z a fare i campi in erba. La soddisfazione delle giocatrici è anche la nostra”.
Il campo centrale è stato testato domenica scorsa per la prima volta da Sara Errani e Roberta Vinci, non proprio due giocatrici qualunque: "Una bella emozione vederle giocare - continua il direttore del torneo - e sentirle dire che si tratta di un ottimo campo da tennis è una soddisfazione importante per tutti i ragazzi. Il tennis su erba è fortemente influenzato dalla superficie. Il cemento sai che non può creare problemi, mentre l'erba dipende dal clima, dalla luce, dall'umidità, dalla pioggia che per noi nella settimana del torneo è un nemico. Tanto che ci siamo dotati di teloni per evitare di attendere troppo tempo per la ripresa, in caso dovesse piovere. Se è prevista pioggia di notte, invece, bisogna decidere cosa fare, e non è facile. Ma alla fine dormiamo perché siamo sempre molto stanchi...”.
C'è un gran numero di volontari per garantire questo piccolo miracolo italiano: "Ogni mattina siamo 6-7 persone, due persone che tagliano i campi (un chilometro e 600 metri a campo, ci vogliono 45 minuti, ndr), poi parte la squadra della tracciatura linee, poi parte quella del montaggio. Ogni mattina si riparte da zero". Una lezione da prendere come esempio.