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Djokovic si difende: "Volevo solo aiutare"

Il numero 1 del mondo pubblica una lunga lettera aperta sul suo profilo Twitter. "Non sono egoista o ingrato" scrive, "le richieste per gli atleti in quarantena a Melbourne sono state fraintese"

20 gennaio 2021

Novak Djokovic ha pubblicato sui suoi profili social una lunga lettera in cui si difende dalle critiche per le sue richieste a Craig Tiley riguardo alla quarantena dei 72 atleti confinati nelle camere d'albergo a Melbourne. "Le mie buone intenzioni verso di loro sono state travisate" ha scritto Djokovic. Il numero 1 del mondo respinge le accuse di essere stato "egoista e ingrato. Non potrebbe essere più lontano dalla verità".

Australia,

alla luce delle recenti critiche sui media e i social network per la mia lettera a Craig Tiley (direttore dell'Australian Open), vorrei chiarire alcune cose. Le mie buone intenzioni verso i miei colleghi a Melbourne sono state travisate, scambiate per egoiste, difficili, ingrate. Non potrebbe essere più lontano dalla verità.

Non tutte le azioni sono prese per quelle che sono e a volte quando vedo le conseguenze delle cose, tendo a chiedermi se non farei meglio a godermi i miei benefici senza preoccuparmi delle difficoltà degli altri. Però, scelgo sempre di fare qualcosa, di essere di aiuto nonostante le gravose conseguenze e le incomprensioni.

Mi preoccupo sinceramente degli altri giocatori, e capisco anche molto bene cosa muova il mondo, chi ottiene di più e perché. Mi sono conquistato i miei privilegi con il lavoro duro, e per questa ragione è per me difficile restare un semplice osservatore, sapendo quando ogni aiuto, gesto e parole abbiano significato per me quando ero piccolo e non contavo niente. Perciò, usa la mia posizione di privilegio perché sia di servizio per quanto possibile, dove e quando serve.

Ho sempre avuto un buon rapporto con Craig, rispetto e apprezzo gli sforzi che ha compiuto per rendere l'Australian Open un torneo che non vedi l'ora di tornare a giocare ogni anno. Nel nostro scambio di email ho usato un'opportunità per condividere potenziali miglioramenti che avrebbero potuto essere messi in atto per la quarantena dei giocatori in lockdown totale a Melbourne.

 

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Erano alcuni consigli e idee che avevo raccolto parlando con altri giocatori nella nostra chat, non avevo alcuna cattiva intenzione. Sapevo che non c'erano molte possibilità che fossero accettate, come la mia richiesta di fare la quarantena a Melbourne e non ad Adelaide viste le severe regole governative. Visto che non posso essere a Melbourne, mi reso disponibile per loro.

Capisco che organizzare eventi sportivi durante la pandemia pone rischi alla salute della comunità locale e dei giocatori. Vorrei esprimere perciò la mia gratitudine a Tennis Australia, al governo e ai cittadini per aver accettato si correre questo rischio con noi, per amore del gioco e per le molteplici opportunità che offre all'economia della nazione e della gente. Siamo onorati e faremo del nostro meglio per seguire le linee guida e i protocolli. Speriamo di poter alimentare il nostro corpo e di essere pronti per le sfide mentali e fisiche che ci aspettano quando inizieranno i tornei.

La questione sui media è esplosa, c'è stata un'impressione generale secondo cui i giocatori (me compreso) siano ingrati, deboli, egioisti, per le loro sensazioni spiacevoli durante la quarantena. E mi dispiace perché so quanto molti di loro vi siano grati. Siamo tutti qui per competere. Non potersi allenare e preparare prima del torneo non è facile. Nessuno di noi ha mai messo in discussione i 14 giorni di quarantena nonostante quello che è stato detto su moldi media.

Non vedo l'ora di poter giocare di nuovo di fronte al pubblico, di unirmi alla febbre del tennis e di assorbire l'energia che questa città mi ha sempre dato guidandomi verso tante vittorie. Aspetto di vedere tutti gli altri giocatori a Melbourne. Sono colpito dai tanti messaggi di gratitudine e di affetto che ho ricevuto in questi giorni. 

Augurandovi amore e buona salute,

Novak

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