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I “canguri” De Minaur e Kubler chiudono il conto con il Belgio già dopo i singolari e si candidano come terzo pesante incomodo in nel girone presidiato dalla Francia e dai padroni di casa della Germania. Gli olandesi non si lasciano irretire dal Kazakistan mentre Auger-Aliassime e Pospisil arrivano a un passo dal baratro contro la Corea del Suid
di Enzo Anderloni | 13 settembre 2022
Alex De Minaur non ha un numero a caso tatuato sul petto: quel 109 che si è fatto incidere nella pelle è l’orgoglio di essere il centonovesimo giocatore schierato dalla sua Australia in Coppa Davis. Il tatuaggio se lo è fatto fare subito dopo l’esordio, a soli 19 anni, nel 2018. Da allora quando scende in campo vestito di giallo e verde, è come se fosse in missione.
Se ne è accorto benissimo oggi David Goffin sul campo del Rothenbaum di Ambrugo, nella sfida tra i numeri uno di Australia e Belgio. Non si era mai trovato bene contro “piè veloce” De Minaur, il talento di Rocourt (oggi n. 62 del mondo ma già n.7): aveva perso in tutti e tre i precedenti.
Questa volta ha raccolto solo 4 giochi 6-2 6-2), permettendo all’australiano di abbracciare felice il capitano Lleyton Hewitt e il mitico Tony Roche (vincitore di Slam e poi allenatore, tra gli altri, di Pat Rafter e Roger Federer) sempre in prima linea quando c’è in ballo la nazionale australiana.
Il successo di De Minaur ha chiuso i giochi ancor prima della disputa del doppio (poi comunque vinto da duo "aussie" Ebden/Purcell su Gille/Vliegen) tra Australia e Belgio dato che in apertura di giornata, a inaugurare le Davis by Rakuten Finals nella sede di Amburgo, Jason Kubler aveva spento in tre set (6-4 1-6 6-3) gli ardori del talentino belga Zizou Bergs.
Hewitt aveva preferito Kubler a Thanasi Kokkinakis per questo match delicato e il 29enne di Brisbane, che i tatuaggi li ha sulle ginocchia operate 5 volte per una malformazione congenita, non ha tradito le attese. Sta vivendo una sorta di seconda carriera, dopo aver lasciato l’agonismo nel 2017, scoraggiato per l’infinita sequenza di infortuni che gli erano capitati. Si era messo a fare il maestro di tennis. Poi, dopo la pausa dovuta alla pandemia, ha deciso di riprovarci.
Quest’anno è partito dalle qualificazioni degli Open d’Australia da n.203 del mondo e in marzo giocava ancora nel circuito ITF, prove da 25mila dollari. Poi è passato ai Challenger, con buoni risultati ed è arrivato a qualificarsi per il tabellone principale del Roland Garros, dove ha passato un torneo. Subito dopo ha vinto il primo ATP Challenger, a Little Rock, negli Usa e raggiunto la finale nella successiva prova di Orlando.
E’ così arrivato a Wimbledon, le qualificazioni di Wimbledon, da n.99 del mondo. Prima grande soddisfazione. E sarebbe molto più in alto dell’attuale n. 97, se l’ATP non avesse deciso di non assegnare punti al torneo quest’anno (causa l’esclusione dei giocatori russi e bielorussi). Perché Jason non ha solo superato le “qualificazioni” ma si è arrampicato addirittura fino agli ottavi di finale, tra i primi 16 giocatori nel tempio del Tennis.
L’Australia è già qualcosa di più di un terzo incomodo nel girone presidiato dalla Francia (con Gasquet) e dai padroni di casa della Germania (senza Zverev), che domani si affronteranno in una sorta di spareggio: chi perde rischia di rimanere fuori dai giochi.
Gruppo C - Amburgo
Australia b. Belgio 3-0
J. Kubler (Aus) b. Z. Bergs 6-4 1-6 6-3
A. De Minaur b. D. Goffin 6-2 6-2
Ebden/Purcell b. Gille/Vliegen 6-1 6-3
Olanda senza paura a Glasgow
Partenza sprint anche a Glasgow per l’Olanda che, come l’Australia ad Amburgo, vince il faccia a faccia tra le due formazioni “outsider” e si propone di contendere a Gran Bretagna e Usa i due primi posti del girone, per i quali le due squadra anglofone partono favorite.
Il primo colpo grosso l’ha fatto Tallon Greikspoor, 26 anni, uno che ha nel rapporto con la Davis un vissuto speciale. Lo scorso anno in settembre, quando era n.133 del mondo, ha contribuito alla vittoria olandese nei play-off promozione contro l’Uruguay battendo Martin Cueva. Era il suo primo successo in nazionale dopo tre sconfitte. Da allora si è imposto in cinque (!) tornei Challenger consecutivi (due dei quali disputati a Napoli) e ha chiuso la stagione al n.65 del mondo. Ora gioca stabilmente nel circuito maggiore e ha consolidato un livello da Top 50 che gli ha permesso di uscire vittorioso dal confronto con Mikhail Kukushkin, un vero “animale” da Coppa Davis. Scivolato a 34 anni a n.221 del mondo, Kukushkin ha un passato da n.39 e ha vinto 28 dei 48 singolari giocati con la maglia del Kazakistan.
Non a caso il kazako è stato in grado di strappare il secondo set a un avversario 8 anni più giovane e molto lanciato.
Non è riuscito a fare meglio di lui Alexander Bublik, estroso 25enne n.44 Atp che doveva affrontare Botic Van De Zandschulp, 26 anni e n.35 del ranking. Nel confronto tra giganti emergenti del circuito maggiore (Bublik è alto un metro e 96 cm, Van de Zandschulp un metro e 91 cm) ha prevalso la concretezza dell’olandese che, dopo aver ceduto il primo set, non ha lasciato più spazio al rivale: 1-6 6-1 6-4 il punteggio in due ore giuste giuste. Il doppio a quel punto è diventato una faticosa ma inutile necessità.
Gruppo D – Glasgow
Olanda b. Kazakistan 2-0
T. Griekspoor b. Kukushkin 6-1 3-6 6-3
B. Van de Zanschulp b. A. Bublik 1-6 6-1 6-4
Il Canada sopravvive alla Corea del Sud ma che paura!
A Valencia il Canada affrontava l’esordio con la Corea del Sud forte della presenza, inaspettata fino a un paio di settimane fa, di Felix Auger-Aliassime, n.13 del mondo.
La squadra asiatica, pur dovendo affiancare a Soonwoo Kwon, unico Top 100 nazionale, un singolarista di minore esperienza si è rivelata un osso molto più duro del previsto.
Seong-Chan Hong, 25enne n.384 del mondo, è arrivato a un passo del clamoroso exploit contro Vasek Pospisil, n.141 con un passato da n.25. Lo ha costretto al tie-break del terzo set. Solo l’esperienza del 32enne canadese è riuscita ad evitare una partenza in salita che sarebbe stata catastrofica alla luce di quello che è successo nel secondo singolare.
Andando anche lui oltre il suo normale livello. Soonwoo Kwon ha sovrastato in aggressività e ritmo da fondocampo Auger-Aliassime, producendo all’inizio una splendida rimonta. Sotto 1-4 in avvio, con il canadese che aveva vinto i primi 12 punti della partita, ha saputo salvare tre ulteriori palle break che avrebbero scavato un baratro nella partita e ha combattuto punto a punto. Ha preso le misure del n.13 del mondo e lo ha messo al tappeto in due set, 7-6 6-3 in un’ora e 36 minuti. E’ la prima vittoria della sua carriera su un Top 20: l’ha colta nel momento più importante per la sua squadra nazionale.
La decisione finale sulle chance dei canadesi di contendere uno dei due posti disponibili per i quarti di finale a Spagna e Serbia era così rimandata al doppio: Pospisil e Auger-Aliassime arrivavano a un passo dal tracollo. Vinto il primo set 7-5, cedevano il secondo con lo stesso punteggio e, a quel punto, parevano svuotati di energie, in balia di MinKyu Song, 32 anni, n. 223 del mondo nel ranking di doppio, e JiSung Nam, 29 anni, n. 234.
I Coreani si procuravano un break e arrivavano a servire in vantaggio 3-2. A quel punto Pospisil, vittima probabilmente di un calo di zuccheri, finalmente ridava segni di vita. La Coca Cola che si era fatto portare e che beveva anche tra un punto e l’altro (mai vista una cosa del genere a questi livelli) faceva effetto, sommandosi alla banana che mangiava ai cambi di campo. Pareggiavano 3-3 i canadesi strappando la battuta agli avversari e, tornati a un livello riconoscibile, vincevano altri tre game consecutivi, a quel punto senza storia.
Tenevano così viva la speranza di fare lo sgambetto, se non alla Spagna, magari alla Serbia priva di Djokovic.
Gruppo B – Valencia
Canada – Corea del Sud 2-1
V. Pospisil b. Seong-Chan Hong 4-6 6-1 7-6(5)
Soonwoo Kwon b. F. Auger-Aliassime 7-6(5) 6-3
Pospisil /Auger-Aliassime b. J.Nam/M.Song 7-5 5-7 6-3