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Sui prati di Church Road è Cocciaretto la migliore delle azzurre. Serena saluta subito. Swiatek da record ma non da erba. La WTA multa Wimbledon e la Federazione British. A Losanna vince Martic: a Budapest buona la prima per Pera. Fiocco azzurro per Sharapova. A Palermo Bronzetti è brava ma Begu di più. Pera bis ad Amburgo, Garcia a Varsavia: Bouzkova “rompe il ghiaccio” a Praga. Raducanu chiama Tursunov
di Tiziana Tricarico | 24 dicembre 2022
Sono 5 le azzurre in gara a Wimbledon, terzo Slam del 2022, sui prati dell’All England Club di Londra: il Major British quest’anno non assegna punti validi per le classifiche ATP e WTA (come “ritorsione” per la decisione della Federazione britannica di non ammettere tennisti/e russi/e e bielorussi/e nei tornei in Gran Bretagna) ma offre un montepremi record: 40.350.000 sterline. Esce subito Bronzetti, n.73 del ranking, all’esordio assoluto sui campi di Church Road, sconfitta 61 64, dalla statunitense Li, n.67 WTA: la romagnola ci prova e soprattutto nel secondo set alza di parecchio l’intensità dei suoi colpi ma contro la potenza dell’americana non basta.
Come non basta la solita grinta a Paolini, n.72 WTA, che cede 26 64 62 alla due volte regina di Wimbledon (2011 e 2014), la ceca Kvitova, n.26 del ranking e 25 del seeding: per la 31enne mancina di Bilovec, fresca vincitrice del titolo ad Eastbourne (il 29esimo in carriera), si tratta del terzo successo in altrettanti confronti con la tennista toscana.
Gioca in pratica un set soltanto (e nemmeno poi così bene) Giorgi, n.27 del ranking e 21 del seeding, battuta 76(4) 61 dalla polacca Frech, n.92 WTA, alla sua prima esperienza ai “The Championships”, un’avversaria ampiamente alla portata della numero uno azzurra, semifinalista ad Eastbourne, che però capisce subito che non sarà una faccenda semplice. Un ko amarissimo per la 30enne di Macerata, da sempre piuttosto a suo agio sui prati (proprio all’All England Club nel 2012 si rivelò raggiungendo gli ottavi partendo dalle qualificazioni): per Camila era l’undicesima partecipazione con i quarti del 2018, stoppata in tre set da Serena Williams, come miglior risultato. Davvero un peccato.
MA TU GUARDA ELISABETTA…
Nei derby succede, che vinca la giocatrice sulla carta meno forte. Ma quella che offre Cocciaretto è una prestazione perfetta, che alla sua prima partecipazione le permette di staccare il pass per il secondo turno di Wimbledon. Nella sfida tutta italiana del primo turno la 21enne di Fermo, n.119 WTA (in gara con il ranking protetto dopo lo stop di quasi un anno per i problemi al ginocchio), si impone 62 60 su Martina Trevisan, n.29 del ranking e 22 del seeding, apparsa troppo tesa ed incapace di adattare i suoi schemi ai prati. Poi come sempre ci prova fino all’ultimo, facendo vedere di aver il tennis giusto per poter giocare bene sull’erba, non evita la sconfitta (64 64 lo score) contro la rumena Begu, n.43 WTA.
SERENA (DI NUOVO) SUBITO FUORI
Una grande battaglia, una prova d’orgoglio che unisce la super-campionessa di 23 Slam, Serena Williams, scesa al n.1.204 WTA (in gara grazie ad una wild card: ha vinto 7 volte questo torneo) e l’esordiente assoluta nel main draw di Wimbledon, Harmony Tan, n.115 WTA, in un continuo capovolgimento di situazioni ed emozioni. Vince la più giovane, 24 anni contro 40, sul filo di un super tie-break che Williams inizia di slancio (3-0) ma che finisce per perdere per 10 punti a 7. Una vittoria da favola per la francese di origini asiatiche, una ragazza coraggiosa che non aveva mai vinto niente di importante e ora si trova improvvisamente negli annali del tennis. Una sconfitta di cui andare orgogliosi per la statunitense quando si ha la forza e l’umiltà di stare in campo a lottare per più di tre ore.
GARCIA ELIMINA RADUCANU
L’estate sull’erba continua a fare bene a Caroline: la francese, n.55 WTA, tornata a vincere un titolo dopo tre anni a Bad Homburg, al secondo turno di Wimbledon si toglie la soddisfazione di battere 63 63 Emma la britannica, n.11 del ranking e 10 del seeding, che l’aveva sconfitta ad Indian Wells, sempre al secondo turno. Garcia sembra aver ricomposto i pezzi di un puzzle il cui disegno si era già intuito un decennio fa quando a Andy Murray bastò poco più di un set di un suo match contro Sharapova al Roland Garros per preconizzare un futuro da numero uno, profezia rivelatasi troppo generosa visto che la 28enne di Saint-Germain-en-Laye non è mai arrivata (finora) più su del n.4 (ottobre 2018).
L’ERBA NON E’ VERDE MA E’ DA RECORD PER IGA
Swiatek viene ripresa mentre si allena sull’erba in parallelo a Nadal, il suo idolo: due campi, uno di fianco all’altro, molto periferici, sfidando l’arrivo della pioggia. Probabilmente fa più fatica in quella sessione che nella sua partita d’esordio sul Centre Court dove lascia tre game alla croata Fett, n.252 WTA, proveniente dalle qualificazioni, portando a 36 le vittorie consecutive, serie iniziata in Qatar a fine febbraio. Si tratta di un record per il 21esimo secolo: staccata Venus Williams che nel 2000 si era aggiudicata 35 partite di fila.
Poi migliora sé stessa battendo al secondo turno Pattinama Kerkhove, n.158 WTA, ed eguaglia il record di Martina Hingis, che arrivò a quota 37 partite vinte nel 1997. Ma dopo aver lasciato un set alla lucky loser olandese, la 21enne di Varsavia ammette i suoi limiti sulla superficie più antica del tennis. L’erba non è la terra rossa e Iga sa che sui prati di Wimbledon la sua imbattibilità è a rischio. E infatti al terzo turno va a sbattere contro la francese Cornet, n.37 del ranking, interrompendo a 37 la sua striscia positiva. “Non potevo pretendere di trovare in partita ciò che non trovavo in allenamento. Mi auguro di migliorare sull’erba in futuro”, dice Swiatek.
MARIA vs NIEMEIER
Per la quinta volta nell’Era Open due giocatrici tedesche arrivano nei quarti a Wimbledon. Era già accaduto nel 1987 (Kohde e Graf), 2012 (Kerber e Lisicki), 2014 (sempre Kerber e Lisicki) e 2018 (Kerber e Goerges). Alla luce del complesso ricambio generazionale dopo il ritiro di Goerges e le difficoltà di Kerber e Petkovic, in pochi avrebbero immaginato di vedere così avanti Tatjana, n.103 WTA, e Jule, n.97 WTA: il derby fra due delle grandi sorprese di questa edizione porta in semifinale “mamma Maria” che si impone per 7-5 al terzo.
LA WTA MULTA WIMBLEDON…
La Women’s Tennis Association infliggerà una sanzione di 750mila dollari alla Federazione britannica (LTA) e di 250mila dollari all’All England Club per l’esclusione di russi e bielorussi da Wimbledon e dagli altri tornei in Gran Bretagna, secondo quanto riportano il Daily Mail e la BBC. La LTA, dopo che il governo britannico aveva emanato linee guida non vincolanti, aveva deciso di seguire l’esempio di organizzazioni sportive come la FIFA o la UEFA che avevano optato per l’esclusione delle nazionali e delle squadre di club russe e bielorusse dalle competizioni internazionali.
JABEUR, UN ALTRO PRIMATO
La tunisina, n.2 del ranking, sui prati di Wimbledon può mettere a frutto la sua abilità di giocare palle tagliate “sotto” sia di diritto che di rovescio. Ottimo servizio, brava sotto rete, gran visione di gioco, con la vittoria sulla rivelazione ceca Bouzkova, n.66 WTA, nei quarti (primo set perso nel torneo) Ons si candida con autorità al successo pieno. Intanto diventa la prima tennista araba in assoluto a raggiungere una semifinale Slam: i suoi predecessori maschi - El Shafei, Arazi e El Aynaoui - non erano mai andati oltre i quarti. Sulla sua strada per la finale c’è la tedesca Maria.
SIMONA IN “SEMI”
Simona non aveva più giocato sul Centrale di Wimbledon dalla vittoria in finale nel 2019. Tornata nel tempio del tennis dopo 1.087 giorni, la rumena, n.18 WTA e 16esima testa di serie, dà una lezione alla spagnola Badosa, n.4 del ranking e del seeding, che le vale per la quinta volta in carriera un posto tra le migliori otto ai sui prati di Church Road. “E’ stato speciale tornare sul Centrale, mi era mancato molto giocare a Wimbledon”, dice la 30enne di Costanza ha saltato l’edizione 2021 per infortunio. Nei quarti Halep domina la giovane statunitense Anisimova, n.25 del ranking e 20 del seeding, impartendole un’altra lezione di tennis su erba dopo quella sui prati tedeschi di Bad Homburg alla vigilia di Wimbledon. Dunque Simona, che nelle prime cinque partite del torneo non ha ancora perso un set, è nel pieno di una striscia di 12 successi consecutivi a Wimbledon: la sua condizione attuale mescola una preparazione fisica perfetta ad una rinnovata voglia di esprimersi sul campo, lasciandosi alle spalle qualsiasi pensiero negativo.
UNA KAZAKA MOLTO…RUSSA
Sulla strada della finale Halep trova Rybakina, n.23 del ranking e 17 del seeding, nata a Mosca 23 anni fa ma che dal 2018 gioca per il Kazakistan. Una scelta quella della bionda longilinea arrivata in tempi non sospetti, quando scegliere un passaporto alternativo a quello russo significava avere vantaggi economici e molto più spazio in nazionale. Nei quarti Elena fa la differenza contro l’australiana di origini croate Tomljanovic, n.44 ATP, grazie all’efficacia del servizio e alla potenza di fuoco dalla linea di fondo. Dopo i quarti di finale raggiunti nel 2021 al Roland Garros, la semifinale a Wimbledon è un altro passo avanti importante nella sua crescita.
Il paradosso: russi e bielorussi sono bannati da questa edizione di Wimbledon ma in semifinale c’è una ragazza nata a Mosca da genitori russi, che solo da cinque anni gioca per il Paese che l’ha aiutata a crescere fino ad arrivare a ridosso delle migliori del mondo. “La proposta di giocare per il kazakistan è arrivata al momento giusto - racconta Rybakina -. Stavano cercando una giocatrice di buon livello e a me serviva un supporto economico. Mettersi d’accordo è stato semplice. Mi hanno aiutato molto e sono felice di rappresentare questo Paese. Se mi sento russa o kazaka? È una domanda difficile per me, sono nata in Russia ma ho giocato con la nazionale kazaka.... È difficile rispondere”. O forse è fin troppo semplice.
UNA FINALE STORICA
Il 7 luglio 2022 resterà nella storia: Jabeur diventa la prima tennista africana in finale in uno Slam nell'Era Open. La tunisina, n.2 del ranking e 3 del seeding, sconfigge 6-1 al terzo l’amica e compagna di barbecue Tatjana Maria, n.103 WTA. La quinta semifinale del 2022 conferma la qualità di gioco e la convinzione della 27enne di Ksar Hellal, che ha costantemente migliorato la sua classifica di fine stagione dal 2016 con una progressione senza intoppi: n.170, poi 83, 60, 51, 31, 7. Arrivata al n.2 del ranking confessa però che aveva immaginato di riuscirci prima: “Speravo che avrei fatto meglio dopo gli junior, quando vedevo giocatrici della mia età fare meglio di me nel circuito ero gelosa di loro. Ma niente succede per caso, ho cercato di avere pazienza e penso di meritare di essere dove sono adesso”. Contro la tedesca, Ons piazza il break in avvio di terzo set con un passante vincente e non rischia più nulla fino al commovente abbraccio finale.
"E' un sogno che diventa realtà", dice Jabeur che, accompagnata dall’applauso degli spettatori, a fine match trascina anche Maria verso il centro del campo: "Sono orgogliosa di essere una donna tunisina oggi, so che in Tunisia in tanti saranno pazzi di gioia". Nella finale delle prime volte, Ons sfida per la quarta volta Rybakina, delle 128 iscritte probabilmente l’ultima che all’All England Club avrebbero voluto vedere all’ultimo atto: Elena, infatti, gioca per il Kazakhstan ma è nata e continua a risiedere a Mosca.
TRIONFO RIBAKINA
E’ il Kazakhstan la dodicesima nazione nell’albo d’oro del singolare femminile di Wimbledon. Elena Rybakina, che è nata a Mosca e ufficialmente vi risiede anche se fa base per allenarsi in Slovacchia, sconfigge 36 62 62 Jabeur. E’ la più giovane campionessa dello Slam londinese dal 2011 (Kvitova) ma praticamente non esulta, quasi frastornata dalla grandezza della situazione e del traguardo ottenuto. Batte per la prima volta una delle due prime due del ranking e lo fa proprio nell’occasione più importante della sua carriera. Così dopo i titoli a Bucarest 2019, successo che le aveva consentito di entrare in top 100, e a Hobart 2020, diventa la settima campionessa a vincere il titolo a Wimbledon pur non essendo fra le prime otto teste di serie.
Il match. Jabeur, seconda rappresentante di una nazione africana in finale a Wimbledon in singolare dopo il sudafricano Kevin Anderson nel 2018, vince in scioltezza il primo set sfruttando la completezza del suo repertorio vintage. Rybakina, prima kazaka in finale in uno Slam, dal secondo set ritrova il servizio, decisivo per lei che vanta il primato di ace nel 2022, e cambia completamente l’orizzonte dell’incontro. La varietà di Ons si trasforma in confusione, la speranza in frustrazione, e poi in quella delusione che la porta a trattenere a stento il pianto durante la premiazione. "Ero nervosissima prima e durante la partita, onestamente sono felice che sia finita. Non avevo provato mai nulla di simile. Non ho parole per spiegare quanto sia felice in questo momento", dice Rybakina prima di ringraziare i tifosi per il loro sostegno e per l’atmosfera creata anche in finale.
EMMA TOP TEN
Diverse variazioni nell’élite mondiale del ranking pubblicato dalla WTA dopo Wimbledon (anche se quest’anno lo Slam British non dava punti), guidata sempre dalla due volte regina di Parigi, la polacca Swiatek. Tornano sul podio mondiale l’estone Kontaveit e la greca Sakkari, che eguagliano i rispettivi “best ranking”, mentre scivola al quinto posto la finalista dei “The Championships”, la tunisina Jabeur. New entry al decimo posto la giovane britannica Raducanu. Novità in casa Italia con Trevisan (n.26) che si prende la leadership azzurra.
BJK CUP: ECCO I GIRONI DELLE FINALS
L’Italia guidata da Tathiana Garbin è inserita nel Gruppo A insieme a Svizzera e Canada per le Billie Jean King Cup by BNP Paribas Finals 2022, che si disputeranno dall’8 al 13 novembre sul veloce indoor dell’Emirates Arena di Glasgow. “Girone difficile, ma per le ragazze la maglia della nazionale è una spinta in più”, il commento del capitano azzurro. Nel proprio palmares l’Italia, una delle quattro nazioni al mondo ad aver partecipato a tutte le edizioni, vanta quattro trofei (2006, 2009, 2010 e 2013) e ha giocato un’altra finale (2007) oltre a cinque semifinali (1999, 2002, 2011, 2012 e 2014). Nel turno preliminare di aprile ad Algero le azzurre - Giorgi, Paolini, Trevisan, Bronzetti e Cocciaretto - hanno sconfitto 3-1 la Francia (Cornet, Dodin, Tan, Mladenovic) conquistando un posto alle Finals. Questa la composizione degli altri gironi: Australia (2), Slovacchia e Belgio (Gruppo B); Spagna (3), Kazakhstan e Gran Bretagna (Gruppo C); Repubblica Ceca (4), Stati Uniti e Polonia (Gruppo D).
LOSANNA: SI RIVEDE DANILOVIC MA VINCE MARTIC
Quello in terra elvetica è il torneo che nel 2021 la fa conoscere nel tour maggiore: qui, partendo dalle qualificazioni, si era spinta fino ai quarti. Anche stavolta lotta e ci prova fino all’ultimo “quindici”, annullando pure tre match-point, ma non è basta. Lucia Bronzetti esce subito di scena nel “Ladies Open Lausanne” (WTA 250 - montepremi 251.750 dollari) sui campi in terra rossa di Losanna, in Svizzera (il torneo in passato si è svolto a Gstaad, Lugano, Ginevra, Lucerna e di nuovo a Gstaad). La 23enne di Villa Verucchio, n.66 WTA (“best ranking”), è battuta 62 36 64 dalla russa Potapova, n.79 del ranking. Non va meglio a Jasmine Paolini, n.64 WTA, sconfitta 63 63 da Garcia, n.48 del ranking e sesta favorita del seeding: la francese serve meglio, è perfetta sulle palle-break (ne annulla 6 su 6) ma è più efficace dell’italiana anche in risposta.
Petra Martic conquista il secondo titolo in carriera dopo il successo a Istanbul di tre anni fa: in finale - la quinta nel tour maggiore - la croata, n.85 WTA, fa valere la maggiore completezza di gioco e soluzioni contro la serba Olga Danilovic, n.124 del ranking, sconfitta 64 62. E’ una rivincita per la 31enne di Spalato, che aveva perso l’unico precedente con la figlia della stella del basket Predrag al primo turno degli Australian Open 2021. Nella sfida per il titolo Petra mette a segno 23 vincenti a fronte di soli 10 gratuiti contro la serba, che a Mosca nel 2018 era diventata la prima campionessa WTA nata negli anni Duemila.
Elisabetta Cocciaretto colpisce di rovrescio (foto Combi)
La grinta di Bernarda Pera (foto Getty Images)
BUDAPEST: PERA FESTEGGIA IL PRIMO TITOLO
Va male alle due azzurre nei quarti dell’“Hungarian Grand Prix” (WTA 250 - montepremi 251.750 dollari) sulla terra rossa di Budapest. Delusione per Martina Trevisan. La 28enne mancina di Firenze, n.26 WTA (best ranking e nuova numero uno d’Italia) e seconda favorita del seeding, si arrende 64 61 all’ungherese Bondar, n.53 ATP e nona testa di serie. In Ungheria la tennista toscana aveva esordito battendo in rimonta la wild card di casa Szbanin, n. 386 del ranking: quindi il successo sulla qualificata ucraina Baindl, n.138 WTA. Grazie ai punti conquistati Martina può consolarsi con un altro “best ranking”: sale al n.24. Semaforo rosso anche per Elisabetta Cocciaretto, n.118 WTA, che cede 64 63 alla statunitense Pera, n.130 del ranking, promossa dalle qualificazioni. Due vittorie di carattere quelle ottenute nel torneo dalla 21rnne di Fermo che, dopo essersi presa la rivincita sulla wild card di casa Jani, n.129 del ranking, contro la quale aveva giocato proprio a Budapest nel 2021 prima del lungo stop per risolvere il problema al ginocchio sinistro, si è imposta in tre set lottati sulla ceca Siniakova, n.93 WTA, raggiungendo per la terza volta i quarti in un torneo WTA. Poi lo stop, anche per stanchezza, contro la 27enne mancina di origini croate.
Ed è proprio Bernarda Pera a fare centro pieno al primo tentativo, diventando la terza qualificata a conquistare un titolo WTA nel 2022. La statunitense, alla sua prima finale nel circuito maggiore, sconfigge 63 63 la serba Aleksandra Krunic, n.105 WTA, e chiude un percorso senza intoppi: in tutto il torneo, qualificazioni comprese, non perde infatti nemmeno un set.
FIOCCO AZZURRO PER SHARAPOVA
“Masha” diventa mamma: a 35 anni dà alla luce il suo primo figlio, Theodore, nato dall’unione con il marito Alexander Gilkes. Un evento che certamente cambia la vita della ex numero uno del mondo, ma forse non in maniera così radicale (almeno sotto il profilo professionale) come è accaduto invece per tutte le mamme che poi sono tornate a fare le tenniste a tempo pieno.
IL COMING OUT DI DARIA
Kasatkina, n.12 WTA e prima russa nel ranking, confessa la sua omosessualità. Nel corso di un’intervista - registrata a Barcellona e diffusa online - Daria svela alla blogger Vitya Kravchenko di avere una relazione con la pattinatrice di figura Natalia Zabiiako, nata in Estonia ma che gareggia per il Canada. Nella stessa intervista, i cui contenuti vengono ripresi dalle principali testate internazionali, Kasatkina si esprime anche contro l’invasione dell’Ucraina. In una delle scene più toccanti scoppia a piangere quando le chiedono se ora teme di non poter più tornare in Russia. Il governo del suo Paese, infatti, nel 2013 ha approvato una legge che proibisce quella che viene definita “propaganda gay” e per questo vieta i Pride, le marce dell’orgoglio LGBTQ+ e prevede la detenzione in carcere per gli attivisti in difesa dei diritti degli omosessuali.
Il Centrale del Country Club di Palermo
AZZURRE PROTAGONISTE A PALERMO
Ai 33esimi “Palermo Ladies Open” (WTA 250 - montepremi 251.750 dollari) sui campi in terra rossa del Country Time Club si ferma al primo turno Matilde Paoletti: la 19enne di Perugia, n.920 del ranking, promossa dalle qualificazioni nel suo primo main draw del circuito maggiore, cede 64 75 alla francese Dodin, n.77 WTA. Elisabetta Cocciaretto, n.111 del ranking, lei reduce dai quarti a Budapest, i terzi in carriera, domina invece il derby tricolore con Sara Errani, n.127 WTA, imponendosi 61 60, e con “Sarita”, trionfatrice per due volte al Country Club (2008 e 2012) che sul 4-0 del secondo set grida all’avversaria “La ri-iniziamo?”, ricevendo l’applauso del pubblico. La 21enne di Fermo, però, esce di scena al secondo turno ma a testa alta contro la francese Garcia n.48 del ranking e 5 del seeding (06 63 64 lo score).
Dopo una maratona di oltre tre ore e due match-point annullati (decimo gioco secondo set) Jasmine Paolini conquista un posto in semifinale, la terza in carriera per lei (Portoroz e Courmayeur 2021 le altre): la 26enne di Castelnuovo di Garfagnana, n.61 WTA, dopo l’esordio-show con il netto successo sulla slovacca Schmiedlova, n.76 del ranking, ed il passaggio del secondo turno senza fatica per il forfait della cinese Zhang, n.36 WTA e terza favorita del seeding, nonché semifinalista nella scorsa edizione, batte in rimonta 67(5) 75 62 la spagnola Parrizas Diaz, n.54 del ranking ed ottava favorita del seeding.
Vince e convince anche Lucia Bronzetti: la 23enne di Villa Verucchio, n.78 WTA, nel 2021 arrivata nei quarti sulla terra siciliana, regola in due set la cinese Xiyu Wang, n.94 del ranking: poi si impone sempre in due partite sulla Avanesyan, n.129 WTA, proveniente dalle qualificazioni, infilatasi nel corridoio liberatosi dopo il forfait di Martina Trevisan, n.24 WTA (“best ranking”) e prima favorita del seeding, reduce dai quarti a Budapest, costretta a rinunciare per un problema alla schiena. Ma il capolavoro la romagnola lo fa ne quarti: in un match che termina intorno alle 2.30 del mattino (!!!) supera in rimonta 36 75 63 la francese Garcia, n.48 del ranking e quinta favorita del seeding.
Lucia e Jasmine si giocano così un posto in finale in un derby inedito (l’ultima sfida tricolore in semifinale a Palermo era datata 2009 quando a sfidarsi furono Pennetta e Garbin). Bronzetti vince in rimonta (06 63 63 lo score) e centra la sua prima finale nel circuito maggiore.
MA IL NOME NELL’ALBO D’ORO E’ RUMENO
Tra Bronzetti ed il primo titolo c’è la rumena Irina-Camelia Begu, n.45 WTA e sesta testa di serie, che in semifinale supera 36 63 64 la spagnola Sorribes Tormo, n.41 del ranking e quarta favorita de seeding, Già semifinalista a Palermo nel 2019, la 31enne di Bucarest, alla sua nona finale in carriera, si aggiudica il sesto trofeo: Lucia paga la stanchezza di una settimana durissima e cede 62 62. Ma questo risultato le permette comunque di ritoccare il “best ranking”: sale infatti al n.65 WTA.
PERA…BIS AD AMBURGO
Nell’”Hamburg European Open” (WTA 250 - montepremi 251.750 dollari) sulla terra rossa del Rothenbaum Tennis Stadium di Amburgo, in Germania, la statunitense di origini croate dopo Budapest conquista il secondo titolo nel giro di otto giorni e firma un nuovo “best ranking”, n.54 WTA. Due settimane così, Bernarda in carriera non le ha mai vissute: la 27enne di Zadar completa una serie di 12 vittorie di fila, senza perdere un set ed incamera i suoi primi due trofei. Nella finale del torneo tedesco, per la prima volta organizzato insieme all’ATP 500 maschile, Pera, n.81 del ranking, si impone 62 64 sull’estone Anett Kontaveit, n.2 WTa e prima favorita del seeding, firmando il secondo successo in carriera su una top 10 e diventando la quinta giocatrice con almeno due titoli all’attivo nel 2022 dopo Swiatek, Barty (che ha annunciato il suo addio al tennis lo scorso marzo), Jabeur e Haddad Maia. Numero 130 WTA prima di Budapest, in due settimane scala ben 76 posizioni.
GARCIA SI PRENDE ANCHE VARSAVIA
Prosegue il buon momento di Elisabetta Cocciaretto anche nel “BNP Paribas Polland Open” (WTA 250 - montepremi 251.750 dollari) sulla terra rossa di Varsavia, in Polonia. La 21enne di Fermo, n.105 WTA, “best ranking” dopo gli ottavi nel “Palermo Ladies Open”, batte in due set la polacca Kubka, n.472 WTA, in tabellone grazie ad una wild card, e poi cede di nuovo alla francese Garcia, n.45 del ranking e quinta favorita del seeding. Secondo turno fatale anche per Sara Errani: la 35enne di Massa Lombarda, n.127 WTA, promossa dalle qualificazioni, dopo l’esordio complicatissimo con l’olandese Rus, n.75 del ranking, si ritira a metà del secondo set della sfida contro l’ucraina Kozlova Baindl, n.190 del ranking, per un problema alla parte bassa della schiena. La più brava tra le azzurre è Jasmine Paolini: la 26enne di Castelnuovo di Garfagnana, n.58 del ranking e decima testa di serie dopo la rivoluzione del tabellone, reduce dalla semifinale nel “Palermo Ladies Open”, conquista un’altra volta un posto al penultimo atto dove però raccoglie solo tre game con Garcia.
Da cinque settimane abbondanti Caroline è in stato di grazia: ha messo in fila la vittoria sull’erba di Bad Homburg, gli ottavi sui prati di Wimbledon, la semifinale sulla terra di Losanna e i quarti su quella di Palermo. E dulcis in fundo arriva anche un secondo titolo WTA. Nella finale di Varsavia Garcia, n.45 del ranking e quinta favorita del seeding, sconfigge 64 61 la rumena Ana Bogdan, n.108 del ranking, per la prima volta approdata all’ultimo atto di un torneo del circuito maggiore. Match con poca storia con la 29enne di Sinaia che ha una sola chance di riaprirlo quando nel primo parziale recupera da 5-2 a 5-4 prima di cedere nuovamente battuta e set. Per Caroline è il nono trofeo (il terzo sul “rosso” dopo Bogotà 2014 e Strasburgo 2016) su dodici finali disputate, il secondo in questo 2022.
BOUZKOVA SORRIDE A PRAGA
Una vera e propria lezione di tennis, per la durata e per il punteggio. Marie Bouzkova conquista il primo trofeo nel circuito maggiore al quarto tentativo. E la ceca ci riesce proprio a casa sua, nel “Livesport Prague Open 2022” (WTA 250 - montepremi 251.750 dollari) sui campi in cemento della capitale della Repubblica Ceca. In finale la 24enne di Praga, n.66 del ranking ed ottava favorita del seeding, liquida 60 63 la russa Anastasia Potapova, n.59 WTA e settima testa di serie (anche lei alla sua quarta finale in carriera), in una partita mai in discussione. La 21enne di Saratov - che aveva già perso contro la ceca, ma in tre set combattuti, al turno decisivo delle qualificazioni del “1000” di Miami quest’anno - prova a reagire solo in avvio di seconda frazione quando per due volte recupera un break di svantaggio, ma non è la sua giornata. Per Bouzkova è - come detto - la quarta finale in carriera, sempre sul duro: aveva perso quelle di Monterrey 2020, Phillip Island Trophy 2021 (WTA 250 organizzato a Melbourne Park prima degli Australian Open) e Guadalajara nel 2022: Marie diventa così la quinta tennista ceca a firmare l’albo d’oro di Praga dopo Karolina Pliskova (2015), Safarova (2016), Kvitova (2018) e Krejcikova (2021).
QUESTO “MATRIMONIO” NON S’HA DA FARE…
Emma Raducanu cambia ancora: la 19enne britannica, chiamata a breve a confermare il risultato più prestigioso della sua carriera, il titolo agli US Open, sceglie un nuovo allenatore. Per la stagione sul cemento in Nord America, infatti, la numero 10 WTA decide di farsi affiancare da Dmitry Tursunov, in passato allenatore di Sabalenka e Kontaveit che ha aiutato ad entrare in top 5. La collaborazione, per ora non definitiva, inizierà a Washington dove Raducanu è iscritta insieme ad altre campionesse Slam come Halep e Azarenka. Eppure meno di un anno fa il coach russo diceva che non si sarebbe trovato a suo agio a lavorare con una giocatrice come Emma per la facilità dimostrata nel licenziare i suoi allenatori. In effetti a nemmeno vent’anni la britannica ha già collezionato un numero significativo di coach: dopo gli ottavi a Wimbledon 2021 lascia Nigel Sears per Andrew Richardson, con il quale vive la favola di New York dove trionfa partendo dalle qualificazioni e non perde nemmeno un set in dieci partite. Dopo il torneo, però, saluta anche Richardson per iniziare con il tedesco Torben Beltz, coach a più riprese dell’ex n.1 Kerber.
Finora Raducanu non sta vivendo un gran 2022, con 9 partite vinte e 12 perse e con i quarti a Stoccarda come miglior risultato. Nonostante questo è di nuovo al centro dell’attenzione ma non per i suoi risultati: la sua decisione di scegliere un coach russo come Tursunov diventa subito un caso politico. C’è chi, come Chris Bryant, parlamentare laburista, la incoraggia perfino a cambiare idea. “Il Cremlino sfrutterà questa decisione per la sua propaganda, come un indizio che la Gran Bretagna non è poi così tanto preoccupata della guerra in Ucraina - dice al quotidiano Telegraph Sport -. Sarebbe un peccato che Emma andasse avanti con questa sua idea, le chiedo di ripensarci e di condannare la barbarica guerra di Putin”.