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Hurkacz fa il “Mister 1000” a Miami ma è un mese all’insegna del tennis azzurro (due titoli) che piazza anche Sinner in finale in Florida. A Marbella torna al successo Carreno Busta mentre al “Sardegna Open” Lorenzo da Torino centra l’en plein firmando anche il trofeo di doppio in coppia con Vavassori. Ma Barcellona è sempre terra di conquista per Nadal
di Tiziana Tricarico | 23 dicembre 2021
Aprile si apre col botto per il tennis azzurro, anche se stavolta nell’uovo di Pasqua non c’è la sorpresa. Il “Miami Open” 2021, primo ATP Masters 1000 stagionale (montepremi 4.299.205 dollari) sui campi in cemento dell’impianto dell’Hard Rock Stadium (la “casa” dei Miami Dolphins di football NFL), in Florida (combined con il WTA 1000), è un’edizione da record per il tennis tricolore con 9 italiani in gara nel main draw: battuto il precedente primato, 6, fatto registrare nelle edizioni del 1989 e del 1996.
Ai sei giocatori al via per diritto di classifica - Fognini, Sinner, Sonego, Travaglia, Caruso e Musetti - si aggiungono Lorenzi e Fabbiano, promossi dalle qualificazioni, e Gaio, ripescato come lucky loser. Fognini supera un turno (battuto da Korda), Musetti vince due partite (stoppato poi da Cilic), Sonego esce negli ottavi (fermato da Tsitsipas): il più bravo di tutti però è Sinner, che alla sua prima partecipazione a Miami arriva fino in finale.
LA MARCIA DI JANNIK
Approdare all’ultimo atto di un Masters 1000, per la prima volta in carriera, non è però affatto una passeggiata per il 19enne di Sesto Pusteria. Per due volte il tennista allenato da coach Riccardo Piatti - che nella trasferta in Florida è seguito da Andrea Volpini - è costretto al terzo set: negli ottavi con il russo Khachanov, n.22 ATP e 14esima testa di serie (46 762 64) ed in semifinale con lo spagnolo Bautista Agut, n.12 ATP e settima testa di serie (57 64 64). Ma anche il match dei quarti vinto 76(5) 64 contro Bublik, n.44 ATP e 32esima testa di serie, è tutt’altro che semplice. Con il kazako che a fine partita gli dice scherzando: “Non sei umano”.
Ad ogni modo Sinner (19 anni e 7 mesi), con carattere e personalità, diventa il quarto teenager ad approdare all’ultimo atto in 36 anni di storia del torneo: gli altri sono Djokovic, vincitore nel 2007 a 19 anni, Nadal, finalista nel 2005 a 18 anni, ed Agassi, vincitore nel 1990 a 19 anni. E se tutti e tre sono stati numeri uno del mondo qualcosa vorrà pur dire…. L’altoatesino è anche il secondo italiano di sempre ad arrivare all’ultimo atto in un “1000” dopo Fognini a Monte-Carlo 2019 (quando poi il ligure vinse il titolo proprio il giorno di Pasqua).
Il diritto di Hubert Hurkacz (foto Getty Images)
Il finalista del Miami Open 2021 Jannik Sinner ed il vincitore Hubert Hurkacz (foto Getty Images)
SORPRESA POLACCA NELL’UOVO DI PASQUA
Stavolta non c’è la sorpresa pasquale per gli appassionati italiani. E’ Hubert Hurkacz il nuovo “mister 1000”, primo polacco nella storia ad aggiudicarsi un titolo nella categoria di tornei seconda solo agli Slam, firmando il “Miami Open”. In una finale da “1000” tutta nuova il 24enne di Wroclaw, n.37 ATP e 26esima testa di serie, batte 76(4) 64 Jannik Sinner, n.31 del ranking e 21esima testa di serie. Grazie a questo risultato il polacco sale al n.16 ATP (abbattendo il vecchio primato, n.28, datato febbraio 2020).
Il match. Non c’erano precedenti tra i due che però sono molto amici e si conoscono bene: un paio di settimane prima avevano giocato il doppio insieme a Dubai, ripetendo l’esperienza del Melbourne-Great Ocean Road Open dove erano arrivati nei quarti.
Per entrambi è la prima finale in questa categoria di tornei, ma per Hurkacz era il 14esimo main draw Masters 1000 al quale partecipa, per Sinner solo il terzo. La svolta alla fine del primo set: l’azzurro, nel suo momento migliore, brekka l’avversario, va a servire per chiudere il parziale ma non ne approfitta e con il peggior game giocato a Miami cede il servizio a zero. Da lì in avanti il polacco non concede quasi più nulla, soprattutto serve benissimo (71% di prime in campo).
HURKACZ, UOMO DA FINALE
Per Hubert è il terzo successo in altrettante finali. Il ragazzone polacco (196 centimetri per 81 chili) allenato da Craig Boynton aveva già vinto il trofeo a Wiston-Salem nel 2019 e a Delray Beach lo scorso febbraio. In Florida il polacco viene fuori da un tabellone difficilissimo: mette in fila all’esordio (direttamente al secondo turno) lo statunitense Kudla, n.123 ATP, poi i canadesi Shapovalov, n.11 ATP e sesta testa di serie, e Raonic, n.12 ATP e 12esima testa di serie, quindi nei quarti il greco Tsitsipas, n.5 del ranking e 2 del seeding, ed in semifinale il russo Rublev, n.8 del ranking e 4 del seeding. In tutto il torneo perde solo due set: il primo contro Raonic ed ancora il primo contro Tsitsipas.
JANNIK SI CONSOLA CON IL “BEST”
Perde invece la sua prima finale sulle tre disputate Sinner, che ha iniziato alla grande la stagione conquistando al “Great Ocean Road Open” di Melbourne il suo secondo titolo ATP: per lui - dopo il forfait a Rotterdam per un problema alla schiena - anche i quarti a Marsiglia e a Dubai. La finale a Miami, la prima in un “1000”, gli regala l’ennesimo best ranking delle ultime settimane, n.21.
UN RANKING…TRICOLORE
Nell’uovo di Pasqua il tennis italiano trova un altro record, di quelli destinati a rimanere negli annali. Il successo nel challenger di Marbella riporta infatti Mager tra i primi 100 del ranking mondiale, dove gli azzurri diventano 10, per la prima volta nella storia. Un dato che certifica una volta di più la straordinaria salute di tutto il movimento, che può vantare un top 10 (Berrettini), un top 20 (Fognini) per non parlare dei continui progressi dei Next Gen Sinner e Musetti, quest’ultimo con i suoi 19 anni appena compiuti il più giovane giocatore nella top 100.
A MARBELLA TORNA AL SUCCESSO CARRENO
Fabio Fognini e Gianluca Mager escono di scena al secondo turno dell’“AnyTech365 Andalucia Open”, nuovo torneo ATP 250 (montepremi 408.800 euro) sulla terra rossa del Club de Tennis Puente Romano di Marbella, in Spagna. Il 33enne di Arma di Taggia, n.18 ATP e seconda testa di serie del torneo nel suo primo match stagionale sul “rosso” raccoglie solo tre giochi con lo spagnolo Munar, n.95 del ranking (ma Fabio non stava bene): il 26enne di Sanremo, risalito al n.91 del ranking dopo il titolo challenger su questi stessi campi, cede nettamente al norvegese Ruud, n.26 ATP e terzo favorito del seeding.
In grande evidenza il 17enne Next Gen spagnolo Alcaraz, n.133 del ranking, che si ferma solo in semifinale contro Munar. Il trofeo, il quinto, finisce però nella bacheca di un altro spagnolo, Pablo Carreno Busta, n.15 ATP, che conferma il suo ruolo di favorito numero uno superando 61 26 64 Munar. Il 29enne di Gijon, premiato da Bjorn Borg, festeggia anche le 200 vittorie ATP in carriera ed il primo trofeo del circuito maggiore conquistato in Spagna.
FELIX SCEGLIE “ZIO TONI”
Lo annuncia il quotidiano spagnolo Marca: il canadese Auger-Aliassime sceglie Toni Nadal come nuovo coach. Il ventenne di Montreal, n.22 ATP, si è allenato più volte alla Rafa Nadal Academy di Manacor dove lo scorso dicembre ha preparato la stagione in corso. I due inizieranno a viaggiare insieme dal Masters 1000 di Monte-Carlo. Non ancora definita la durata dell’accordo tra Felix e lo zio - nonché per una vita allenatore - di Rafa Nadal visto che Toni è contemporaneamente direttore dell’accademia di famiglia e dell’ATP 250 di Mallorca sull'erba.
AZZURRI PROTAGONISTI SUL “ROSSO” DI CAGLIARI
Sono 7 gli italiani - Musetti, Gaio, Cecchinato, Fabbiano, Travaglia, Sonego e Zeppieri - ai nastri di partenza del “Sardegna Open” (ATP 250 - 408.800 euro di montepremi) che quest’anno si disputa sulla terra rossa del Tennis Club Cagliari: in due approdano tra i migliori otto.
Quarti fatali per Lorenzo Musetti, eccezionale al secondo turno con i quattro match-point annullati al britannico Evans (n.32 e prima testa di serie): in un match/rivincita il 19enne di Carrara, n.90 ATP (best ranking grazie al terzo turno nel “1000” di Miami destinato ad essere ulteriormente migliorato), cede 64 46 62 al serbo Laslo Djere, n.57 del ranking e campione in carica, che anche nelle semifinali della prima edizione del torneo, lo scorso ottobre, aveva superato il Next Gen toscano, costretto al ritiro sul 4-1 del terzo set per un problema al gomito destro.
Tutta la gioia di Lorenzo Sonego (foto Sposito)
SONEGO, LA SARDEGNA E’ TERRA DI CONQUISTA
Il torneo Lorenzo da Torino lo vince a modo suo, da guerriero. Lottando e soffrendo su ogni palla: mettendoci il cuore. Nella sua terza finale in carriera - la 170esima per un tennista italiano - il 25enne piemontese, n.34 ATP e terzo favorito del seeding, reduce dagli ottavi nel Masters 1000 di Miami, batte in rimonta 26 76(5) 64, dopo oltre tre ore di lotta, il serbo Laslo Djere, n.57 del ranking e campione in carica. E grazie a questo risultato sale al n.28 ATP, best ranking (il precedente primato era n.32, datato novembre 2020). L’Italia ha dunque quattro top 30 (gli altri sono Berrettini, Fognini e Sinner): l’unico Paese ad avere così tanti giocatori nelle zone alte della classifica è la Russia.
Sonego - secondo azzurro di sempre a giocare una finale su tutte e tre le superfici dopo Seppi - diventa il 17° italiano a vincere vinto 2 titoli nell’Era Open e porta a 70 il numero di titoli conquistati da un tennista italiano. L’ultimo azzurro ad aver alzato un trofeo in patria era stato Filippo Volandri a Palermo nell’ottobre 2006 (superando in finale Lapentti). L’ultimo ad aver vinto sia singolare che doppio Matteo Berrettini a Gstaad 2018.
Per tennista allenato da coach “Gipo” Arbino è il secondo titolo in carriera su tre finali disputate: aveva vinto quella sull’erba dell’ATP 250 Antalya nel 2019 annullando un match-point ad un altro tennista serbo, Kecmanovic, mentre aveva perso quella sul veloce indoor del “500” di Vienna contro il russo Rublev (in Austria, ripescato come lucky loser, aveva eliminato nei quarti il numero uno del mondo Djokovic). Nel cammino verso il trofeo il piemontese è stato in campo oltre dieci ore.
“Non mi era mai capitato di vincere sia singolo che doppio - commenta un Sonego raggiante per l’en plein -. Sono felice dell’atteggiamento tenuto in campo in questa settimana, per non aver mai mollato: sono davvero soddisfatto di me stesso. Questa è la strada giusta: devo solo continuare così…. Nella mia vita non mi sono mai posto obiettivi, solo quello di continuare a migliorare e i traguardi raggiunti sono stati la conseguenza. Un sogno? Riuscire a giocare le ATP Finals a Torino, la mia città".
LORENZO PIGLIATUTTO
Al Tennis Club Cagliari, prima di quello del singolare, il piemontese si assicura anche il trofeo del doppio. A vincere il titolo sono infatti proprio i “fratelli di sangue” Lorenzo Sonego e Andrea Vavassori, nati entrambi a Torino a sei giorni di distanza l’uno dall’altro, nel maggio 1995, e legati da una profondissima amicizia: 63 64 il punteggio con cui superano in finale - la prima per entrambi nel circuito maggiore - la coppia composta dall’altro azzurro Simone Bolelli e dall'argentino Andres Molteni, seconda testa di serie.
FINALS DI DAVIS PER TRE (E C’E’ TORINO)
L’International Tennis Federation (ITF) e la Kosmos Tennis annunciano che il Board ITF ha approvato la proposta di ospitare le Davis Cup by Rakuten Finals 2021 in tre città. Innsbruck, in Austria, e Torino sono state selezionate per ospitare le Finals insieme a Madrid: ogni città ospiterà due dei sei gironi (Innsbruck e Torino saranno anche sede di un quarto di finale mentre Madrid ospiterà gli altri due quarti, le semifinali e la finale).
Gli incontri si disputeranno alla Madrid Arena nella Casa de Campo mentre le altre due sedi saranno la Olympia-Halle di Innsbruck e il PalaAlpitour di Torino. Le Finals andranno in scena dal 25 novembre al 5 dicembre e si giocheranno su campi in duro (hard court). Il format che prevede l’evento distribuito in tre sedi e su undici giorni di gara sarà vantaggioso per la programmazione dei giocatori, renderà più coinvolgente l’esperienza per i tifosi.
INVASIONE TRICOLORE A MONTE-CARLO
Sono 9 gli azzurri al via nel tabellone principale del “Rolex Monte-Carlo Masters”, secondo Masters 1000 stagionale (montepremi 2.082.960 euro) sulla terra rossa del Country Club di Montecarlo, nel Principato di Monaco. Nessun Paese ha più rappresentanti in singolare dell’Italia.
Fabbiano, Musetti e Travaglia si fermano subito: superano invece un turno Sinner (che va a sbattere contro Nole), Cecchinato (eliminato da Goffin), Sonego (stoppato da “Sascha” Zverev), Caruso (sconfitto da Rublev). Secondo turno fatale - ma per lui è l’esordio - anche per Berrettini, che al rientro nel tour dopo due mesi di stop per l’infortunio agli addominali rimediato agli Australian Open, cede in due set, con qualche rimpianto, a Davidovich-Fokina.
FABIO COSTRETTO AD ABDICARE
Il più bravo di tutti è Fognini, campione in carica (ha trionfato nel 2019: nel 2020 il torneo è stato cancellato a causa della pandemia), che manca l’appuntamento con la terza semifinale nel Principato, traguardo che il ligure ha raggiunto sia nel 2013, poi stoppato da Djokovic, che nel 2019, quando poi ha conquistato uno storico trofeo “1000” per il tennis tricolore. Il 33enne di Arma di Taggia, n.18 ATP e 15esima testa di serie, esce di scena a testa alta nei quarti, sconfitto 64 63, dal norvegese Casper Ruud, n.27 ATP, un po’ un “sopravvissuto” visto che negli ottavi aveva annullato due match-point allo spagnolo Pablo Carreno Busta.
STEFANOS, PRINCIPE DI MONACO
Con la testa di serie numero due Medvedev messa fuori gioco alla vigila dell’esordio dalla positività al Covid-19, la uno Djokovic buttata fuori negli ottavi da Evans e la tre Nadal sconfitta nei quarti da un Rublev “versione de luxe”, le semifinali vedono imporsi Tsitsipas, quarta testa di serie, su Evans e Rublev su Ruud.
"Non è questione di pressione - diceva il 22enne di Atene alla vigilia della finale - ma di quanto davvero voglio vincere". Tanto, ma proprio tanto, visto il risultato con il quale batte il giocatore con più partite vinte nel circuito ATP dall'inizio del 2020. E’ greco il nuovo principe di Monaco: nella sfida che assegna il trofeo Stefanos Tsitsipas, n.5 del ranking e quattro del seeding, supera 63 63 il russo Andrey Rublev, n.8 ATP e sesta testa di serie, firmando il primo trofeo Masters 1000 in carriera. "Comincia tutto a Monte-Carlo", scrive sull’obiettivo della telecamera il 71mo giocatore a vincere un “1000”, il primo greco, proprio nello stesso Country-Club di Monte-Carlo dove sua madre Julia Salnikova aveva conquistato un trofeo da junior nel 1981.
JANNIK IL CATALANO
Prima semifinale sulla terra rossa - la terza stagionale e sesta in carriera a livello ATP - per Sinner al “Barcelona Open Banc Sabadell” (ATP 500 - montepremi 1.565.480 euro) sui campi del Real Club de Tenis Barcelona-1899, il più antico circolo della capitale della Catalogna. Il 19enne di Sesto Pusteria, n.19 ATP (best ranking) ed undicesima testa di serie, mette in fila il bielorusso Gerasimov, n.77 ATP, lo spagnolo Bautista Agut, n.11 del ranking e quinta testa di serie, ed il russo Rublev, n.7 del ranking mondiale e terza testa di serie (quarto successo su un top ten per il Next Gen azzurro).
E diventa il più giovane semifinalista a Barcellona dal 2005, quando l’allora 18enne Nadal conquistò il primo dei suoi 11 trofei. Tsitsipas, però, reduce dal trionfo a Monte-Carlo, suo primo titolo in un "1000", non concede chance all’altoatesino (63 63 lo score). Ed è lui a sfidare Rafa.
RAFA NON SI BATTE
Il titolo finisce ancora una volta nelle mani del mancino di Manacor che soffre più che mai per mettere in bacheca il dodicesimo trofeo catalano. Sulla “Pista” a lui intitolata Nadal, n.3 del ranking e primo favorito del seeding, si impone in finale per 64 67(6) 75, in tre ore e 38 minuti, sul greco Stefanos Tsitsipas, n.5 ATP e seconda testa di serie, dopo essere stato ad un punto dalla sconfitta (il 22enne di Atena poteva diventare il quinto giocatore a battere il maiorchino sul rosso dopo Federer, Djokovic, Murray e Zeballos). Rafa fallisce due match-point sul 5-4 nel secondo set, Stefanos uno sul 5-4 del terzo: e la delusione del greco durante la premiazione è più che evidente.
A sedici anni dal primo trionfo a Barcellona, Nadal conquista il suo 61° titolo sul rosso festeggiato con l’oramai tradizionale tuffo nella piscina del Real Club de Tenis Barcelona-1899 insieme ai raccattapalle, stavolta a distanza di sicurezza da normativa anti-Covid. Lo spagnolo allunga così a 18 le stagioni con almeno un trofeo in bacheca nel circuito maggiore.
Tutta la gioia di Matteo Berrettini (foto Getty Images)
BERRETTINI, IL POKER E’ SERVITO
Al suo secondo torneo dal rientro dopo l’infortunio agli addominali che lo aveva tenuto fermo per due mesi con una prestazione maiuscola il numero uno azzurro firma il “Serbia Open” (ATP 250 - montepremi 650.000 euro) sulla terra rossa del Novak Tennis Center di Belgrado (l’impianto dove si allena regolarmente il numero uno del mondo).
In finale il 25enne romano, n.10 del ranking mondiale e seconda testa di serie, sconfigge 61 36 76(0), dopo quasi due ore e mezza di lotta, il russo Aslan Karatsev, n.28 ATP e terzo favorito del seeding. Un successo importante perché ottenuto contro un giocatore, il 27enne di Vladikavkaz, che è la grande rivelazione di questa prima parte di 2021 (17 vittorie a fronte di sole 5 sconfitte), che giocava la sua seconda finale nel circuito maggiore dopo il titolo conquistato a Dubai il mese scorso. In più a Belgrado ha annullato un match-point al secondo turno (per lui l’esordio) allo sloveno Bedene, n.56 ATP, nei quarti ha stoppato la corsa di Mager, n.98 ATP, partito dalle qualificazioni, e soprattutto in semifinale ha eliminato il padrone di casa Novak Djokovic, n.1 del mondo, al termine del match più lungo di questo 2021 (3 ore e 25 minuti), con ben 23 palle-break annullate al fuoriclasse serbo.
UNA FINALE SPECIALE
In tribuna ci sono papà Luca e mamma Claudia e la girl-friend Alja Tomljanovic:“Sono felicissimo di essere qui e di essere riuscito a vincere un titolo dopo l’infortunio. Avere avuto in tribuna i miei genitori rende questo successo davvero speciale, a loro devo tutto”. Per il 25enne romano, che ritrovava una finale a poco meno di due anni dall’ultima disputata (e vinta) sull’erba di Stoccarda nel 2019, si tratta del quarto titolo in carriera su cinque finali disputate. Il tennista allenato da coach Vincenzo Santopadre, oltre al trofeo di Belgrado vanta anche quelli di Gstaad 2018, Budapest 2019 (entrambi sul “rosso”) e - come detto - Stoccarda 2019 (erba). E l’albo d’oro del torneo, tornato nel tour dopo nove anni di assenza, parla sempre italiano: nel 2012 si era infatti imposto Andreas Seppi.