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Azarenka e Tsitsipas, parlano i semifinalisti di Melbourne

Qualcuno l’ha definita una performance vintage. Vika Azarenka non giocava una semifinale agli Australian Open da dieci anni, da quel 2013 nel quale si regalò (ai danni di Li Na) il secondo titolo consecutivo a Melbourne. “Sono molto contenta della partita di oggi – ha detto l’ex numero 1 del mondo – ma anche tanto emozionata"

24 gennaio 2023

Qualcuno l’ha definita una performance vintage. Si, perché Vika Azarenka non giocava una semifinale agli Australian Open da dieci anni, da quel 2013 nel quale si regalò (ai danni di Li Na) il secondo titolo consecutivo a Melbourne. Il netto 6-4 6-1 a Jessica Pegula apre nuovamente alla bielorussa le porte della top-20 e non solo. “Sono molto contenta della partita di oggi – ha detto l’ex numero 1 del mondo – ma anche tanto emozionata. Oggi apprezzo di più il fatto di essere in campo e di provare determinate sensazioni. L’ansia? È difficile riconoscerla subito, di solito si accumula fino a quando non si arriva ad un punto piuttosto brutto in cui nulla ha senso. Ti senti perso. Mi sono trovata nella condizione in cui non riuscivo a trovare nulla che mi facesse sentire bene con me stessa, nemmeno una frase. Ricordo di aver rotto alcune racchette durante il torneo di Ostrava. È stato un momento molto difficile, dal quale sono ripartita cercando di essere positiva, o comunque di non essere negativa. Ho accettato l'ansia e ho lavorato attraversandola, andando per gradi. Si tratta di un percorso lento e ricco di insidie, ma nel percorrerlo mi sento sempre più sicura di me stessa”. 

Il tennis come metafora di vita. “La paura di fallire è una delle più grandi, quella di non essere in grado di fare ciò che voglio. È qualcosa che ti paralizza e da cui non riesci a tirarti fuori. Adesso mi sento in grado di accettare tutto ciò che accade e di provare a venirne fuori senza perdere le staffe. Sembra una banalità che si dice spesso ma è davvero così, in passato avevo già espresso questo concetto ma forse senza crederci davvero”.

Nel 2013 Vika superò in semifinale Sloane Stephens dopo aver lasciato il campo per dieci minuti a causa di un attico di panico. “È stata una delle cose peggiori che abbia mai vissuto nella mia carriera professionale, il modo in cui sono stata trattata dopo quel momento, il modo in cui ho dovuto spiegarmi fino alle 22.30 perché la gente non voleva credermi. Mi sento in sintonia con quanto detto da Djokovic l'altro giorno. A volte c'è il desiderio di dipingerci da cattivi o da eroi. Ma noi non siamo cattivi, non siamo eroi, siamo soltanto degli esseri umani”. Il traguardo è a portata di mano ma Vika non vuole pensarci. “Preferisco concentrarmi su altro, come ad esempio sentirmi in pace. È dall’inizio dell’anno che sto giocando un buon tennis e non vedo l’ora di affrontare nuovamente Rybakina. È una giocatrice incredibile, la cui classifica non dice tutto. Sarà un grande match”.

A sfidare la bielorussa sarà dunque Elena Rybakina. La kazaka, campionessa in carica del torneo di Wimbledon, si è imposta su Jelena Ostapenko con lo score di 6-2 6-4. “Sono molto felice di essere approdata in semifinale – ha dichiarato Rybakina – e nel complesso credo di aver giocato un match particolarmente solido. L’esperienza acquisita a Wimbledon mi ha aiutata a gestire un momento delicato come questo, sapevo già cosa aspettarmi. Qui a Melbourne sto riuscendo a divertirmi e a godermi ogni partita”. 35 gli ace messi a segno dalla kazaka fino a questo punto del torneo, nessuno come lei. “Ho sempre servito bene, anche se ultimamente abbiamo apportato alcuni correttivi che mi hanno fatto sprigionare ulteriore potenza. Senza dubbio è la mia arma in più ma dobbiamo continuare a lavorarci e a migliorarlo ulteriormente. L’altezza aiuta, certo, ma non è tutto. È molto importante avere la giusta tecnica dal punto di vista biomeccanico e sfruttare a dovere gli angoli per aprirsi il campo”.

Nata a Mosca nel giugno del 1999, Rybakina è naturalizzata kazaka ormai dal 2018. “Su questo argomento ho già risposto a Wimbledon e non ho altro da aggiungere. Per fortuna ricevo supporto non solo dal Kazakistan ma da tutto il mondo e questa cosa mi fa stare bene. Io devo pensare solamente ad allenarmi nel modo giusto, scendere in campo e restare concentrata sulla partita”. Il titolo è sempre più vicino. “Ovviamente all'inizio del torneo si ha la sensazione che il cammino sia molto lungo, mentre ora tutto sembra più vicino. Partite semplici non esistono, ora tutte si impegneranno ancor di più lottando su ogni palla. Voglio andare avanti ed è bello farlo con il sostegno di tutti. Aver avuto la mia famiglia nel box, insieme al coach, al preparatore atletico e al fisioterapista, mi è stato di grande aiuto”.

Stefanos Tsistipas è in semifinale agli Australian Open per la quarta volta negli ultimi cinque anni. Il greco ha sconfitto Jiri Lehecka 6-3 7-6 6-4, confermandosi imbattuto (nove vittorie su nove) nel 2023. “Tornare di nuovo in semifinale è bello ma ho voglia di fare di più, di migliorare. Voglio vivere delle esperienze magiche qui in Australia. Non credo di essermi mai sentito così bene in campo, oggi sono un giocatore diverso che sa giocare in modo diverso. Philippoussis? Mark è una grande persona da avere accanto a mio padre, può aiutarci molto. L’intesa tra noi è ottima, non abbiamo mai avuto incomprensioni”.

Il Stefanos non è più un ‘Next-Gen’ e ha le spalle larghe per vincere qualcosa di molto importante. “Sono un adulto ormai, il cambio di mentalità ti porta a fare lo step decisivo. Ogni singola cosa che si cerca di fare in campo richiede un grande sforzo ma in questo momento mi diverto e non mi pesa. Ho fame di tennis e di traguardi ambiziosi”. 

Sul campo, stuzzicato da Jim Courier, aveva confessato che la sua attrice preferita è l'australiana Margot Robbie. E l'ha pubblicamente invitata a veneire a seguire un suo match dal vivo.

Dopo la semifinale raggiunta agli US Open lo scorso settembre, Karen Khachanov è nuovamente tra i migliori quattro di uno Slam. Sul punteggio di 7-6 6-3 3-0 in favore del russo, Sebastian Korda è stato costretto a ritirarsi a causa di un problema al polso destro. “Quando ci si pone un obiettivo – le prime parole di Khachanov ai giornalisti – sono i dettagli a fare la differenza. La semifinale raggiunta agli Us Open mi ha trasmesso grande fiducia, mi ha fatto capire cosa sono in grado di fare quando sono al meglio dal punto di vista fisico”. Sul conflitto tra Armenia e Azerbaigian. “Ho scritto ‘Rimanete forti’ sulla telecamera perché ho radici armene, l’ho detto più volte. Torno spesso da quelle parti per andare a trovare la mia famiglia e l’ultima volta sono stato accolto in un modo che mai avrei potuto immaginare. Nessuno mi ha detto di non scrivere e non so nulla quanto ad una lettera da parte della federazione”.

Khachanov è sempre più vicino in classifica ai connazionali Medvedev e Rublev. “È una competizione, a volte si va avanti e a volte indietro. Nel 2021 ho avuto problemi personali e non tutto andava per il verso giusto. Sono stato bravo a rimboccarmi le maniche e a credere sempre in me stesso. Guardate Federer, Nadal e Djokovic. Lungi da me paragonarci a loro ma la sana rivalità tra noi fa bene a tutti. Saremo nuovamente esclusi da Wimbledon? Non ho nulla da dire, le mie parole non cambierebbero le cose. Chiedete a chi prende questo tipo di decisioni”. 

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