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Secondo L'Equipe (e alcuni notiziari australiani), il primo Slam dell'anno potrebbe disputarsi dall'8 febbraio. The Australian ha analizzato l'impatto economico del torneo da organizzare con le stringenti misure di sicurezza sanitaria e senza pubblico. "Nei prossimi anni, potremmo essere costretti a ridurre il montepremi" ha detto Tiley
di Alessandro Mastroluca | 02 dicembre 2020
L'Australian Open potrebbe cominciare l'8 febbraio. Questa l'ultima indiscrezione, che filtra dalle pagine del quotidiano francese L'Equipe, sul piano a cui stanno lavorando Tennis Australia, la Federtennis locale, e lo stato di Victoria in cui ricade il capoluogo Melbourne.
In un comunicato diffuso nella mattinata di martedì primo dicembre, ora italiana, il CEO di Tennis Australia Craig Tiley aveva ancora temporeggiato, spiegando però che presto sarebbero arrivate novità. Sul piano di cui parla L'Equipe mancano conferme ufficiali, ma secondo le informazioni ottenute dai giornalisti francesi il torneo si dovrebbe svolgere tre settimane dopo la data inizialmente fissata in calendario ma con l'identico montepremi. Ci sarebbe inoltre la possibilità che eventi ATP e WTA vengano organizzati la settimana precedente.
Secondo i giornalisti francesi, i giocatori dovrebbero accettare di arrivare in Australia a metà gennaio, e rimanere dentro la bolla, in quarantena, fino alla fine del mese. Ogni giocatore dovrebbe poter essere accompagnato da una sola persona all'impianto.
"Saranno formati gruppi di due giocatori, con i rispettivi accompagnatori, che durante tutta la quarantena potranno allenarsi solo l'uno con l'altro. Se uno dei quattro componenti dovesse risultare positivo a un controllo anti-Covid, tutti gli altri dovranno isolarsi nella propria camera d'albergo per i successivi 14 giorni" scrive L'Equipe.
Inoltre, sempre secondo i francesi, durante la quarantena, prima del torneo, a nessuno sarebbe consentito di trascorrere più di cinque ore al giorno fuori dalla stanza d'albergo: un tempo consacrato al campo, alla sala massaggi, alla palestra, che saranno a disposizione solo a Melbourne Park. I test sarebbero previsti il primo, il terzo, il settimo, il decimo e il quattordicesimo giorno di permanenza in Australia.
La Federtennis locale, scrive The Australian, si trova di fronte a uno scenario non semplice. Per organizzare l'edizione 2021 con le misure di sicurezza sanitaria necessaria, gli organizzatori rischiano di spendere quasi interamente, se non completamente, gli 80 milioni di dollari australiani (valuta in cui sono espresse le cifre successive: ognuno vale 0,61 euro) delle riserve accumulate negli ultimi anni. Al 30 giugno, rivela The Australian, il surplus nei conti di Tennis Australia era sceso a 5,4 milioni di dollari dai 10,7 del 2019, nonostante ricavi record da diritti televisivi, sponsorizzazioni e biglietteria per l'Australian Open e la prima edizione dell'ATP Cup.
Tiley, sottolinea il quotidiano australiano, ha spiegato di aver tagliato i costi e ha aggiunto che l'impatto della pandemia potrebbe costringere gli organizzatori a ridurre il montepremi dell'Australian Open negli anni a venire. Non ha nemmeno escluso la possibilità di ricorrere a un prestito o all'apertura di una linea di credito per mantenere il flusso di cassa. Anche perché, sostiene The Australian, la polizza assicurativa sottoscritta l'anno scorso da Tennis Australia che copriva anche le conseguenze della pandemia sarebbe scaduta a giugno.
Se il piano fosse approvato in questa formula, partenza per l'Australia tra il 13 e il 15 gennaio, quarantena e Australian Open dall'8 febbraio, a quel punto verrebbe completamente stravolto l'abituale calendario del primo trimestre della stagione.
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