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De Groot e Alcott: loro sì che han fatto il Golden Slam!

La olandese Diede De Groot e l’australiano Dylan Alcott sono riusciti nell’impresa mancata da Novak Djokovic, completando il Golden Slam. Sono i primi due giocatori a riuscirci nella storia del tennis in carrozzina. Un risultato che vale doppio, in un periodo storico ricco di difficoltà logistiche. Alcott: “il tennis mi ha salvato la vita”

14 settembre 2021

Dylan Alcott vince gli Us Open (Foto Getty Images)

Dylan Alcott vince gli Us Open (Foto Getty Images)

Novak Djokovic ha fallito due volte, Dylan Alcott e Diede De Groot no. Dove il serbo non è arrivato, vincendo i primi tre Slam dell’anno ma poi mancando sia l’appuntamento con l’Oro Olimpico sia quello con lo Us Open, sono riusciti l’australiano e la olandese, diventando i primi due giocatori nella storia del tennis in carrozzina a completare il Golden Slam.

Un traguardo ugualmente difficilissimo, che assume ancora più valore in virtù del periodo storico attuale e dello sforzo logistico che richiede, viste le problematiche negli spostamenti che si moltiplicano per chi siede su una carrozzina. Per non parlare del calendario: il torneo Paralimpico di Tokyo 2020 è terminato il 4 settembre; lo Us Open è iniziato il 9, senza dare agli atleti nemmeno il tempo di respirare e assorbire le tredici ore di fuso orario di differenza. Eppure, i tre vincitori dei singolari in Giappone si sono ripetuti una settimana più tardi a Flushing Meadows, segno che sono veramente i più forti di tutti, come il ranking mondiale testimonia ormai da anni.

Diede De Groot ha vinto il suo dodicesimo titolo Slam in singolare. A New York si è imposta anche in doppio

Non si può dire che sia una sorpresa il Golden Slam della (quasi) 25enne Diede De Groot, la quale dopo l’addio della leggenda Esther Vergeer – quattordici anni da numero uno, oltre dieci dei quali senza perdere una partita (si è ritirata con una striscia aperta di 470 vittorie consecutive) – ha preso in mano le redini del movimento olandese e anche del circuito, diventandone la nuova star. E ora si è guadagnata un risultato mai centrato nemmeno dalla più illustre connazionale, ricordata come la più grande di tutti i tempi.

Nell’intero 2021 la tennista di Woerden, nata con una gamba molto più corta (e meno sviluppata) dell’altra, aveva perso un solo incontro a febbraio, e ha ribadito la sua superiorità nella Grande Mela, battendo in finale la solita rivale giapponese Yui Kamiji. È venuta fuori una partita più combattuta di quanto dica il punteggio finale di 6-3 6-2, ma il nome della vincitrice non è mai stato in discussione.

“Questo successo – ha detto Diede durante la premiazione – mi dà tanta gioia, ma prima ancora ho sentito una sensazione di sollievo. Completare il Golden Slam era un grande obiettivo, e sono felicissima di averlo centrato”. La giocatrice dei Paesi Bassi aveva già vinto tre titoli Major in singolare sia nel 2018 sia nel 2019, ma mai in fila. Appena ci è riuscita ha saputo completare il poker, che due anni fa le era già riuscito nel doppio.

“Non vedo l’ora di rientrare a casa e godermi questo successo con la mia famiglia e tutte le persone che mi hanno supportato nelle ultime settimane. Fra Tokyo e New York sono stati in molti a trascorrere delle notti insonni per vedere i miei incontri, e sono onorata di aver ripagato l’affetto di tutti conquistando il Golden Slam”.

La birra in mondovisione di Dylan Alcott, durante la finale Medvedev-Djokovic

Mentre la De Groot attende di rientrare in Olanda per fare festa, Dylan Alcott un modo simpatico – ed estremamente australiano – di festeggiare l’ha già trovato durante la finale Medvedev-Djokovic, quando è stato inquadrato in tribuna dalla regia internazionale e in mondovisione ha versato una birra intera nel proprio trofeo, scolandosela tutta d’un fiato. “Ho appena vinto il Golden Slam – ha raccontato ridendo –, era davvero impossibile resistere alla tentazione”.

Una scena che la dice lunga sul personaggio Alcott, un uragano d’energia che nella categoria Quad (riservata agli atleti con le disabilità più invalidanti) domina ormai da tempo. Nato con un tumore al midollo spinale, la cui rimozione nelle prime settimane di vita gli è costata la paraplegia, il 30enne australiano aveva lasciato il tennis intorno ai 18 anni per dedicarsi al basket in carrozzina, ma dopo una serie di successi nella palla a spicchi (compreso l’Oro a Pechino 2008) ha deciso che era il momento di tornare alla racchetta. Si sarebbe accontentato “solo” di vincere a Rio 2016, invece nel giro di una manciata d’anni è diventato uno dei più forti – e vincenti – nella storia della disciplina.

Golden Slam in carrozzina: doppio record a New York

Alcott era già andato a un soffio dal Grande Slam due anni fa: vinse Australian Open, Roland Garros e Wimbledon, ma a New York crollò sotto il peso delle aspettative, perdendo (male) la finale contro il britannico Andy Lapthorne.

Stavolta, invece, nemmeno la fame dell’emergente 19enne olandese Niels Vik è bastata a fermarlo. L’aveva già battuto in semifinale a Tokyo, nel match – parole sue – più duro mai giocato in carriera, e si è ripetuto a Flushing Meadows, conquistando il suo 15esimo titolo Slam.

“Se non fosse stato per quel match – ha spiegato –, oggi non avrei vinto. In Giappone Niels mi ha spinto al limite, come mai mi era successo prima. Mi ha aiutato a diventare un giocatore ancora migliore. In finale non avevo tantissime energie ma sapevo che sarebbe stata una settimana difficile. Quindi ho solo provato a godermi il momento: per me, per il mio team, per la mia nazione. Non posso credere di essere diventato l’unico uomo nella storia del tennis, in carrozzina e non, ad aver centrato il Golden Slam”.

In passato – ha continuato – ho trascorso periodi difficili: odiavo me stesso, odiavo la mia disabilità e non volevo nemmeno più stare in questo mondo. Poi ho scoperto il tennis: mi ha salvato la vita”. E gliel’ha cambiata, sportivamente e non, visto che oggi (anche perché i montepremi del tennis in carrozzina sono quello che sono) lavora anche come speaker motivazionale, per stimolare le persone in difficoltà a rialzare la testa.

“Essere una bella persona – ha detto ancora Alcott – è l’aspetto a cui tengo di più nella mia vita. Mi piacerebbe che nel tennis le future generazioni di giocatori in carrozzina trovassero uno sport ancora migliore rispetto a quanto lo sia oggi, e mi auguro che i miei risultati possano giocare un ruolo importante in tutto questo. Sono fiero di essere disabile, di giocare a tennis in carrozzina e di aver vinto tanto. Non desidererei essere nessun’altro in questo mondo, se non me stesso. Sono fiero di me, e del percorso che mi ha portato fino al Golden Slam”.

Il trofeo dello Us Open e l'Oro della Paralimpiadi: Dylan Alcott fa festa a Times Square

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