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Adesso Matteo lo sa: può battere chiunque

L’azzurro ha messo Djokovic alle corde nonostante una prestazione da grande lottatore ma piena di sbavature. Ancora un po’ condizionata dall’inesperienza e dal carisma dell’avversario. La dimostrazione che ha le qualità per non porsi alcun limite

di | 10 giugno 2021

Matteo Berrettini ha compiuto 25 anni in aprile, Novak Djokovic ne ha fatti 34 in maggio

Matteo Berrettini ha compiuto 25 anni il 12 aprile, Novak Djokovic ne ha fatti 34 il 22 maggio

Adesso Matteo lo sa. Può giocare alla pari anche con il n.1 del mondo. E’ questo il responso della “gran battaglia fino all’ultimo punto”, come l’ha definita Djokovic, talmente schiacciato dalla pressione di un match che sentiva sfuggirgli di mano che alla fine ha cacciato un urlo che manco dopo la finale di Wimbledon 2019 con Federer.

Il gran Matteo Berrettini che poteva benissimo andare al tie-break anche nel quarto set (sul 5-6 era 40-0 con il servizio a disposizione) deve riguardarsi a mente fredda questo incontro: scoprirà che non è stato affatto perfetto, che ha sbagliato tante giocate che normalmente non fallisce, che il trovarsi di fronte quel mostro sacro lo ha condizionato ancora molto.

E nel vedere tutte queste cose, dovrà essere ancora più soddisfatto di questa sua partita coraggiosa (e mai finita) e anche più consapevole della sua forza. Può giocare molto meglio di così. Può battere anche questo Djokovic che era concentratissimo, motivatissimo, disposto a morire sul campo piuttosto che rinunciare all’ennesimo faccia a faccia con Rafael Nadal, la sua undicesima semifinale.

Quello di queste giornate parigine è un Djokovic con i nervi a fior di pelle, che parla poco e si chiude nel bozzolo del suo team. Un Djokovic che, sotto sotto, cova il sogno Grande Slam dopo il record di settimane in testa alla classifica.

Pensate il tripudio: dovesse fare centro a Parigi, poi a Wimbledon e a New York, chiuderebbe il 2021 con un’impresa che nessuno è più riuscito a compiere dai tempi di Rod Laver (il secondo Slam dell’australiano è datato 1969) e supererebbe sia Rafa che Roger in termini di vittorie nei major, raggiungendo la quota record di 21 titoli. Per gli amanti della questione, potrebbe a buon diritto dirsi il più forte di tutti i tempi. Fino a prova contraria, cioè fino a che qualcun altro riuscirà a superarlo a suon di successi.

Mica facile. Eppure in questa strana serata parigina, spaccata in due dal coprifuoco (tre quarti di partita al caldo del supporto del pubblico, l’ultimo scorcio nel gelo dello Chatrier vuoto e silenzioso) Matteo Berrettini non è andato tanto lontano da mandare a casa questo 34 enne signore di Belgrado pieno di ambizioni. E lo stava quasi per fare pur avendo centrato pochissime smorzate, avendo perso quasi tutti i duelli di tocco sotto rete, avendo dovuto sperimentare un’efficacia nella risposta al servizio che nessun altro ha al livello di Nole, avendo toccato con troppa timidezza qualche palla importante che avrebbe dovuto semplicemente spaccare di diritto come al solito. Non è stato perfetto, è stato grande. All’altezza di un gigante del tennis. Da qui può avviare un’altra carriera, quella che va da n.9 del mondo in su.

Matteo dopo Nole: "Voglio giocare un grande Wimbledon"

La rabbia e l’orgoglio, tutto Matteo Berrettini nelle parole che a notte fonda ha detto ai giornalisti in conferenza stampa. La rabbia per la sconfitta, per come è maturata e per la gestione surreale di quel finale senza spettatori. “Beh, in tutta onestà quello che penso è che è stata una vergogna. Non mi è piaciuto per niente, ma credo anche che sia una questione più grande di noi, bisogna adattarsi. Speriamo che il Covid e tutte le spiacevoli situazioni che si porta dietro possano finire quanto prima. In quel momento mi sentivo molto bene, giocavo un buon tennis: fermarsi in quel modo non è certo stato quanto di meglio potesse succedere per il mio tennis. Anche fisicamente è stato un fattore e credo che non mi abbia aiutato. Quando sono rientrato in campo non ero più nella condizione di prima. Ma ripeto: noi giocatori di tennis dobbiamo sempre riuscire ad adattarci a ogni situazione, quindi la prossima volta cercherò di farlo meglio”.

E poi l’orgoglio, quello derivante dall’ennesimo quarto di finale Slam, almeno uno in tutti e quattro gli eventi major (primo italiano a riuscirci). “Ne vado molto fiero, sono orgoglioso del mio team. Sono contento ma di certo non voglio fermarmi qui. Sono ancora giovane. E se penso a quando ho cominciato e mi riguardo indietro, con tutti gli infortuni patiti e i momenti difficili vissuti, mi rendo conto che questo sport ti spinge a cercare sempre di migliorarti. Per questo adesso punto a una semifinale. Voglio giocare un grande Wimbledon”.

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