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Eventi internazionali

Il tennis torna a brillare nelle bolle

Lo sport ai tempi del coronavirus è uno spazio protetto, luminoso e trasparente, con tante regole nuove diverse da Paese a Paese ma con un obiettivo comune: fa ripartire, e continuare limitando al massimo i rischi, il tour più globale di tutti dello sport più sicuro di tutti. Pensando già anche al prossimo anno

di | 15 agosto 2020

 Il Billie Jean King Tennis Center a Flushing Meadows, quartiere Queens di New York

Il Billie Jean King Tennis Center a Flushing Meadows, quartiere Queens di New York

La passione aguzza l’ingegno. E nel tempo di una crisi sanitaria globale ti suggerisce un modo per rendere più o meno sicuro lo sport forse più globale fra tutti.

I primi a parlarne sono stati gli americani. Consapevoli, al di la di ogni considerazione politica, di avere un problema con la pandemia da Covid-19 ben più grave di quello della vecchia Europa. E decisi a fare di tutto per non perdere il proprio Slam.

Ecco spuntare allora il concetto di “bolla”, sistema testato a fine luglio con la mega esibizione del World Team Tennis. Il WTT riunisce nove squadre, in rappresentanza di altrettante città: di solito i team giravano da una all’altra ma quest’anno a causa del coronavirus si è giocato in una sede unica.

Nella struttura alberghiera The Greenbrier nella località montana di White Sulphur Springs, in West Virginia, la “bolla” di sicurezza per ospitare i tennisti (Sofia Kenin, Venus Williams, Kim Clijsters, Taylor Fritz e, Sam Querrey tra gli altri) rispettando un preciso protocollo ha funzionato pienamente. Basti pensare al caso di Danielle Collins espulsa dal torneo per aver abbandonato la “bolla” anche se per procurarsi un farmaco. Superata dunque la “prova generale” del progetto per far svolgere a New York, sui campi di Flushing Meadows, sia il Southern&Western Open di Cincinnati sia gli Us Open.

La campionessa di Palermo 2020 Fiona Ferro

A Palermo una morbida bolla rosa

L’inizio - con una giocatrice positiva alla vigila delle qualificazioni - non prometteva bene ma poi al “Palermo Ladies Open”, che nella prima settimana di agosto ha segnato la ripartenza del circuito femminile dopo lo stop di cinque mesi per la pandemia, tutto è filato liscio. Le giocatrici sono state ripetutamente testate, sono state rispettate le norme sanitarie e garantiti percorsi di sicurezza.

Ma soprattutto è stato bello - per ammissione delle stesse giocatrici - tornare a vedere il pubblico (seppure in misura ridotta) in tribuna, rigorosamente con le mascherine.“Vogliamo dimostrare che si può organizzare un torneo in sicurezza”, aveva detto nei mesi precedenti il direttore Oliviero Palma. E l’obiettivo è stato raggiunto grazie a una morbida "bolla" rosa: segnale forte di credibilità per il Country Club, la Sicilia e l’Italia.

Ora tocca a New York

Con la cancellazione del torneo di Washington sarà la Grande Mela a segnare la ripartenza del tour maschile. Dal 22 agosto doppio appuntamento: Southern&Western Open (Masters 1000 ATP e Premier 5 WTA), che quest’anno trasloca da Cincinnati a New York, e gli Us Open, che scattano lunedì 31 sempre sui campi in cemento di Flushing Meadows (si giocheranno senza pubblico).

Il protocollo della “bolla” newyorkese ha avuto una gestazione complicata. Dapprima rigidissimo - tutti i giocatori alloggiati nello stesso hotel accanto all’aeroporto Jfk, un solo accompagnatore, tanto per fare degli esempi - si è via via un po’ ammorbidito nel timore che troppi campioni dicessero ‘no, grazie’.
Così l’USTA, la federazione statunitense, ha cercato di venire incontro alle esigenze dei tennisti modificando alcune delle misure di sicurezza inizialmente annunciate. A partire dalla sistemazione alberghiera: addio a quella dell’aeroporto in favore di due strutture a Long Island. E poi due stanze per giocatore invece di una, fino a tre persone di staff (ma uno soltanto potrà sedersi nel box durante il match).
Infine la trovata più incredibile: la firma da parte dei giocatori di un documento di “esonero di responsabilità”.

Se ti ammali sono problemi tuoi…

Nel documento, condiviso su Twitter dal tennista olandese Wesley Koolhof, si legge tra l’altro che il giocatore "si assume piena responsabilità per infortuni, malattie gravi o morte come risultato della presenza nelle strutture del torneo, causate o meno dalla negligenza dello USTA National Tennis Center". Rinunciando in pratica a far causa a chiunque sia coinvolto nell’organizzazione sia degli Us Open che del torneo ex Cincinnati.

Ad ogni modo non ci saranno sia il campione in carica Nadal (per scelta) sia Federer (che sta recuperando dall’operazione al ginocchio) ma anche il vincitore del 2016 Wawrinka e l’azzurro Fabio Fognini (reduce dalla doppia operazione alle caviglie).
Ancora peggio in campo femminile con le rinunce di quattro top ten: Barty, Svitolina, Andreescu (campionessa in carica) e Bertens. Se i tornei americani saranno un successo e se la “bolla” newyorkese funzionerà o meno lo scopriremo solo vivendo….

Le cinque "bolle" degli Australian Open 2021

Dall’altra parte del mondo, in Australia, invece guardano già avanti. Premesso che campioni come la regina del tennis mondiale Ashleigh Barty o l’istrionico Nick Kyrgios (fustigatore di costumi durante il lockdown) hanno preferito - bolla o non bolla - non andare a New York, ecco che Down Under già mettono le mani avanti per la prossima stagione, anche perché Melbourne è una delle città australiane più colpite dalla seconda ondata di Covid 19.

Craig Tiley, direttore degli Australian Open e CEO di Tennis Australia

Craig Tiley, direttore degli Australian Open, in programma nella seconda metà del gennaio 2021, ha ribadito che l’obiettivo è mantenere lo Slam Aussie in quella data e di accogliere fino a 400mila spettatori nelle due settimane del torneo (la metà di quelli dell’edizione 2020). Tutto questo grazie a ben 5 “bolle” per evitare i rischi di contagio: Melbourne, Perth, Brisbane, Sydney e Adelaide.

 

 

 

 

“Apriremo le nostre bolle a inizio dicembre e i giocatori potranno arrivare in qualsiasi momento - ha spiegato in un’intervista a “The Age” -. Al loro arrivo non dovranno rimanere in hotel per 14 giorni come previsto dai regolamenti attuali, perché per queste bolle sono previste delle esenzioni. Ci chiamano l’’Happy Slam’ ma l’obiettivo è diventare il ‘Very safe and Happy Slam’”. 

Per il numero uno del Major australiano sono cinque i possibili scenari: che l’evento si svolga come quest’anno (al momento impossibile), che ci sia una limitata presenza di pubblico, che si disputi a porte chiuse, che si scelga un’altra data o che venga cancellato, quest’ultima senza dubbio l’ipotesi peggiore.

Infine il CEO di Tennis Australia ha confermato che in ogni caso verrà stanziato un montepremi pari a quello dell’edizione di quest’anno, 71 milioni di dollari.

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