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La psicologa ti aiuta a resistere/7: “Fase 2” è la ‘prova del nove’

Siamo abituati a osservare come si comporta un giocatore emergente dopo aver compito il suo primo grande exploit: saprà confermarsi nel turno successivo? E quello che ci troveremo ad affrontare con la riapertura dell’attività

di | 13 maggio 2020

L'ucraino Sergiy Stakhovsky che battè Federer a Wimbledon nel 2013

L'ucraino Sergiy Stakhovsky che battè Federer a Wimbledon nel 2013

‘La prova del nove”, così veniva chiamato nelle storiche telecronache tennistiche di Gianni Clerici e Rino Tommasi l’incontro che segue a una grande performance, quello in cui il tennista deve confermare il risultato conseguito battendo, da outsider, un avversario più quotato.

Spesso l’incontro che l’ha portato alla ribalta, che ha stupito il mondo degli appassionati (a livello mondiale ma anche a livello di circolo!) è stato lungo ed estenuante, ne ha prosciugato le energie fisiche e mentali.

Il giocatore ha dato tutto nella ‘partita della vita’ tuttavia, anche se è comprensibile che possa rilassarsi, festeggiare, godere del risultato...il torneo non è finito, un altro match lo attende.

Spesso l’avversario è più alla sua portata di quello appena battuto, ma questo non significa che la partita da giocare non sia ancora più difficile di quella appena vinta.

Confermarsi è più duro che arrivare, sia perché implica rischiare di perdere ciò che si era raggiunto, sia perché si affronta l’incontro con minori energie fisiche e mentali e maggiore pressione e aspettative.

Quante illusioni si sono fatti alcuni giocatori dopo una brillante e inattesa vittoria: per citarne una basta pensare alla vittoria di Sergiy Stakhovsky su Federer, allora campione uscente e n.3 del mondo, al secondo turno di Wimbledon nel 2013, seguita dalla sconfitta al turno successivo con l’austriaco Jurgen Melzer, n. 37. Dopo questo exploit il giocatore russo è tornato nella sua mediocrità, deludendo chi si aspettava di vederlo salire almeno tra i top 20.

Anche noi italiani, reduci da un lungo ed estenuante lockdown, da qualche giorno siamo chiamati a una prova del nove. L’attenuazione dei divieti a cui siamo stati sottoposti per molte settimane, legata alla netta diminuzione dei contagi, purtroppo non è che una parziale vittoria contro il virus: servono conferme e la fase 2 ci dà modo di procedere verso l’obiettivo solo se la affrontiamo con estrema attenzione e prudenza.

Se l’outsider contro il campione non aveva niente da perdere, noi, obbligati agli “arresti domiciliari”, non avevamo possibilità di scelta su come comportarci.

Oggi invece la nostra responsabilità aumenta, visto che il rischio di ripresa dei contagi ci riporterebbe a un lockdown deleterio sotto l’aspetto economico e psicologico. Dunque solo se vivremo la fase 2 con altrettanto impegno, consapevolezza, cautela potremo pensare di aver superato la ‘prova del nove’ nella nostra partita contro il coronavirus.

*già campionessa d’Italia e nazionale azzurra nel tennistavolo, Marcella Marcone è psicoanalista e psicoterapeuta. Ha scritto, con Marco Mazzoni, i libri: “Racchette & abitudini, aspetti psicologici di rituali e scaramanzie” e “Tennis sul divano”

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