-
Eventi internazionali

La psicologa ti aiuta a resistere/6: attenti alla partita ‘quasi’ vinta

Nella nostra partita contro il COVID-19 abbiamo dovuto lottare, stravolgere il nostro gioco remando per ‘contenere’ l’avversario. Ora intravvediamo il successo ma non dobbiamo fare l’errore di rilassarci e abbandonare la tattica vincente usata fino a qui

di | 03 maggio 2020

Roger Federer nel tie-break della finale di Wimbledon 2019

Roger Federer nel tie-break della finale di Wimbledon 2019

A chi non è mai capito di perdere una partita quasi vinta?

Se una situazione di questo tipo avviene ripetitivamente si parla di ‘nikefobia’, paura di vincere. Quella che blocca il giocatore nel momento in cui dovrebbe concludere, che gli fa venire il ‘braccino’ sul diritto mai sbagliato prima, che gli fa fare doppio fallo nel punto decisivo del tie break.

Non ha nulla a che vedere col livello tennistico di chi ne è vittima, come sanno perfettamente certi professionisti di altissimo ranking che si sono visti scivolare via partite ormai vinte non per un colpo magistrale dell’avversario ma per una distrazione, un eccesso di fretta, un inspiegabile errore. Ne sa qualcosa Federer, che avrà metabolizzato quel diritto che, se fosse rimasto ‘dentro’ gli avrebbe dato il nono titolo a Wimbledon nel 2019?

Se la mancata realizzazione del match point rappresenta la situazione più clamorosa di paura di vincereperché il tennista è a un passo dal raggiungimento dell’obiettivo, in molte altre circostanze in cui la partita stava prendendo una piega a lui favorevole, la ‘nikefobia’ può manifestarsi

Per esempio quando il giocatore, arrivato alla svolta decisiva con fatica, arrancando, stravolgendo il suo gioco, remando per ‘contenerel’avversario, all’improvviso pare dimenticare la tattica usata fino a quel momento e inizia a giocare in scioltezza’, ormai certo di raggiungere il successo a portata di mano

Niente di più facile per cancellare gli sforzi fatti fino a quel momento, per vanificare una fatica durata ore....

Nella partita che stiamo conducendo contro il covid-19 è quello che potrebbe succedere a partire dal 4 maggio, con la parziale riapertura delle attività produttive e con l’uscita dalla quarantena, che per molti ha rappresentato un totale stravolgimento della vita, dei ritmi, delle abitudini.

Otto settimane di clausura forzata, con contatti sociali mantenuti solo grazie alla tecnologia hanno portato risultati incoraggianti per il paese: i contagi e i decessi sono diminuiti abbassando la pressione sulle strutture pubbliche e sul personale sanitario, tuttavia vittoria sul virus è ancora lontana.

Il covid-19  non è ancora sotto controllo nè vicino alla resa, ma comincia ad essere imbrigliato da una tattica inaspettata che non ci si può permettere di abbandonare, anche se difficile e dispendiosa da mantenere.

Come un avversario che ti potrebbe da un momento all’altro sopraffare se smettessi di tenere la palla in campo, di farti trovare pronto a rispondere sempre e invece prendessi iniziative rischiose!

Fornire al virus l’occasione di ‘tornare in partita’ abbandonando i comportamenti di distanziamento sociale che hanno contraddistinto le ultime settimane e che sembrano aver funzionato, sarebbe un terribile scacco che vanificherebbe tutta la fatica fatta fino a questo momento.

D’altronde nel tennis, come in molte circostanze della vita, è il risultato che conta, a prescindere da quanto sia costato ottenerlo.

 

*già campionessa d’Italia e nazionale azzurra nel tennistavolo, Marcella Marcone è psicoanalista e psicoterapeuta. Ha scritto, con Marco Mazzoni, i libri: “Racchette & abitudini, aspetti pscicologici di rituali e scaramanzie” e “Tennis sul divano”

Rafael Nadal costretto in difesa sul rovescio ma sempre sulla palla

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti