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OFF SEASON – Quel tabellone silenzioso che fa soffrire i Federer’s boys

L’immagine del segnapunti di Wimbledon, congelata sul momento decisivo dell’indimenticabile finale del 2019 diventa il punto di partenza per una nuova sfida tra Roger e Nole. Un’attesa da coltivare

di | 02 aprile 2020

Il momento conclusivo della finale tra  Djokovic e Federer a Wimbledon nel 2019

Il momento conclusivo della finale tra Djokovic e Federer a Wimbledon nel 2019

La serialità non è forse la cifra dominante di questi nostri (tristi) tempi? Ecco dunque che la cancellazione di Wimbledon e il suo arrivederci a giugno 2021 suggeriscono l’insorgere di una miniserie tennistica. Anzi: personal-tennistica. E tutto nasce dalla finale dello scorso anno: quella che ben ricordiamo con i due matchpoint falliti da Federer, il successo di Djokovic conquistato giocando per ore con le ginocchia piegate sul terreno etc etc. E pure dal tabellone elettronico fermo su quel risultato.

Tabellone che sancisce da sempre una sorta di sospensione temporale e che silenziosamente annuncia: il torneo non finisce mai, da un anno all’altro va in sonno e dopo dodici mesi riprende il suo cammino. Come un agente segreto che per 50 settimane fa il rappresentante di commercio e nelle restanti due salva il mondo con una missione in Iraq.

Il fatto è che per la chiesa federastica quel risultato andava cancellato il prima possibile dalla memoria comune, come la battaglia di Gergovia per i Galli di Asterix; e invece resterà come immagine della sospensione temporale di cui sopra.

La ‘Federer church’ soffrirà ma la realtà è che il tempo si è fermato davvero, con una dilatazione unica nella storia del tennis: quella finale non è finita, è andato in scena solo il primo atto, adesso dorme. Da un lato quel tabellone luminoso con il risultato finale ferisce i federasti e rinvigorisce i Nolesti; dall’altro è un memento che ricorda a tutti come quel match ancora attenda il suo compimento, la sua seconda stagione. Mai un confronto aveva goduto di questa opportunità: attendere due anni prima di riprendere il filo, di scoprire quale sarà il suo futuro.

Guardiamo a quel tabellone e alleniamo la nostra capacità di aspettare, così come stanno facendo i due interpreti dell’incontro. Del resto non è forse la riscoperta dell’attesa una delle conseguenze positive (poche ma non per questo meno importanti) della clausura da virus
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