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#RIGADIFONDO - Una scuola per 'futuri-pro'? tutti d’accordo

Sviluppato per oltre 20.000 baby tennisti europei dai 13 ai 16 anni e gestito da Tennis Europe, il programma di formazione per futuri 'pro' fondato sull’e-learning ha da poco visto l’adesione diretta dell’ATP. Che si unisce alla WTA sulle linee guida dell’ITF: un segnale di speranza per il futuro. Materie? Anti-doping, integrità, sponsorizzazioni e molto altro ancora

di | 19 marzo 2020

Fa strano parlare di scuola in questo momento. Almeno per due motivi. Perché, intanto, le scuole ordinarie sono chiuse, in Italia e via via sempre più in Europa e nel mondo. I ragazzi stanno sul divano e sul letto (vogliamo sperarlo, #iorestoacasa non è solo un hashtag di tendenza ma un dovere civico) e non sui banchi. Eppure proprio sulla scuola e sulla formazione dei più giovani punta un’iniziativa lanciata da ATP e Tennis Europe il 5 febbraio scorso, quando ancora Covid era uno spauracchio lontano che si intravedeva appena oltre la muraglia cinese e quando tutti eravamo troppo impegnati a vivisezionare la vittoria di Djokovic a Melbourne.

A dire il vero oggi fa strano pure parlare di una collaborazione tra le istituzioni del tennis. Ora che tutti indossano la divisa di uno schieramento o dell’altro, contrapposti (dopo l’annuncio da parte della Federazione francese di spostare il Roland Garros al 20 settembre), e che la cooperazione sembra l’ultimo degli obiettivi comuni. Ecco perché fa strano ma è giusto e doveroso farlo. Il tennis ha sempre dimostrato di saper guardare più in là di un calendario, ancorché così complicato da sciogliere.

Lezioni scolastiche in video conferenza: dalla realtà cinese a quella ormai applicata in tutto il mondo

L’ultima dimostrazione in ordine cronologico è proprio questa. La partnership tra ATP e Tennis Europe è pensata per creare una base solida alle migliaia di ragazzini nel mondo che cominciano un percorso da baby-tennisti con il sogno di diventare i prossimi Federer e Nadal e che, per farlo, girano già il mondo in rappresentanza delle proprie Nazionali o negli eventi individuali più importanti.

Il nocciolo dell’iniziativa, denominata proprio Tennis Europe Junior School, è rivolto ai ragazzi dai 13 ai 16 anni ed è mirato a “preparare i giovani atleti per la vita da tennisti professionisti”, come si legge nel comunicato congiunto di Atp e TE. I contenuti, i programmi, i materiali, insomma le lezioni, sono disponibili on-line per tutti i giocatori del circuito. Corsi interattivi, apprendimento a distanza pensato in tempi non sospetti, perché virus o non virus è lì che il futuro suggerisce di andare, specialmente in un universo così itinerante come quello del tennis.

E-learning al potere dunque, con dei punti di contatto comuni e con lezioni non più virtuali ma materiali (10 nell’arco della stagione, anche queste dovranno essere rimodulate a causa dell’emergenza contagi), in determinati snodi del calendario agonistico. Le materie? Niente geografia, matematica o chimica, in questo scuola si parla di:

  • anti-doping;
  • integrità nel mondo del tennis;
  • nutrizione e idratazione;

 

e successivamente anche di:

  • agenti e sponsorizzazioni;
  • salvaguardia personale;
  • rapporti con i media;
  • social Media.

Parliamo di una scuola ovviamente su base volontaria e gratuita ma tocca direttamente un gran numero di ragazzi. Sì, perché quando si tratta di Tennis Europe si parla di qualcosa come 400 tornei distribuiti in 48 Paesi. Un circuito che nel 2020 compie 30 anni, che conta oltre 20.000 giocatori registrati e che - come per Atp e Wta - vanta un Master di fine stagione per i migliori 8 (di ogni categoria e genere) che si tiene a Monte-Carlo. Insomma, una cosa seria con un motore potente e ben rodato a spingere.

Secondo i termini di questo accordo ognuno farà la sua parte nella formazione delle nuove generazioni di tennisti: Tennis Europe si impegna a garantire la fruibilità del servizio, la continuità e la promozione all’interno dei suoi eventi, mentre l’Atp avrà il ruolo cardine di produrre e creare il grosso dei contenuti che andranno a formare il ‘programma didattico’. Ma sarà anche in grado di mandare i propri esperti alle riunioni collettive per tenere corsi, lezioni e indicare la via su quali sono i temi caldi da implementare di volta in volta.

Va ricordato che l’Atp ha sempre garantito una macro-formazione su argomenti importanti e delicati nel passaggio dal circuito junior a quello dei Pro. Da molti anni è in vigore un protocollo che permette ai nuovi arrivati nel circuito di trovarsi a Londra, a fine stagione in occasione delle Atp Finals, e frequentare la cosiddetta Atp University, una serie di corsi pensati per giocatori già più grandicelli (verosimilmente tra i 17 e 22 anni).

Ma se quella è l’università del tennis, questa nuova joint-venture sancisce la nascita del liceo. “Espandere il programma di formazione ai migliori giocatori del mondo in età più bassa è una priorità importante per la nostra associazione”, ha detto Roy Hutchins, ex pro e oggi Chief Player Officer dell’Atp.

“Vogliamo che tutti quei giovani talenti abbiano a disposizioni tutte le conoscenze del caso, non soltanto in ambito tecnico per poter meglio rispondere a tutte le necessità che la vita del tennista professionista richiede”.

Non curare la scuola è un torto che si fa al presente e un sabotaggio in piena regola del futuro

- Michele Serra

Felicissimo per la partnership s’era detto anche il Ceo di Tennis Europe Thomas Hammerl, che a sua volta fu l’artefice nel 2018 dell’avvio del programma cui adesso si associa l’Atp. “Dopo questo accordo è ufficiale la nostra collaborazione effettiva con entrambe le governance del circuito Pro (con la WTA la partnership era già formalizzata da tempo, nda). In questo modo certifichiamo che i ragazzi riceveranno la miglior formazione possibile visto che verrà assicurata direttamente dalle massime autorità di riferimento”.

Insomma, l’iniziativa scolastica voluta e portata avanti da Tennis Europe - a differenza di molte altre questione - mette d’accordo tutti. E ricordarlo adesso, nel bel mezzo del tutti contro tutti su sfondo pandemico, dà modo di guardare verso un futuro più lontano e più sereno.

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