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L’australiana n. 1 del mondo batte Kvitova e porta un’atleta di casa in semifinale 36 anni dopo Wendy Turnbull. La statunitense ferma la corsa della tunisina Jabeur e coglie il suo massimo risultato, finora, in uno Slam: da lunedì sarà Top 10
di Enzo Anderloni | 28 gennaio 2020
E’ la giornata delle prime volte per il torneo femminile degli Australian Open 2020. Ashleigh Barty, n.1 del mondo, ha battuto Petra Kvitova (che oggi è n.8 ma è stata n.2 nel 2011) portando una giocatrice australiana in semifinale a Melbourne 36 dopo l’ultima, ormai sbiadita, apparizione. Era infatti dal 1984, quando Wendy Turnbull battè la statunitense Sharon Walsh, che un’atleta di casa non arrivava a questi livelli. Il torneo lo vinse l’americana Chris Evert e si era appena chiusa l’epoca delle racchette di legno.
La Barty ha giocato una splendida partita delle sue, solidità da fondocampo, variazioni e qualche vincente quando c’è la giusta opportunità, ed è così riuscita a ribaltare la netta sconfitta in due set dello scorso anno a Melbourne contro la campionessa di Bilovec, Repubblica Ceca.
Kvitova ha scelto di aggredirla sin dal primo ‘quindici’, rischiando ed esprimendo tutto il suo tennis offensivo. Soluzione che le ha permesso di strappare per prima il servizio all’avversaria e di partire in testa.
Raggiunta al tie-break l’ha combattuto punto a punto, subendo però alla fine la consistenza dell’avversaria, mai come oggi supportata dal suo pubblico. Che infatti, conquistato il primo parziale, l’ha fatta letteralmente volare per chiudere 7-6 (6) 6-2, in un’ora e 44 minuti.
Intervistata e festeggiata sul campo da Jim Courier e dall’ex compagna di doppio Casey dell’Acqua, con la quale ha raggiunto la finale in tutti e quattro i tornei del Grande Slam la Barty ha tenuto a congratularsi con l’avversaria sottolineandono il fairplay: “che vinca o perda è capace di venirti sempre incontro a fine match con un bel sorriso , e anche questo fa parte della sua grandezza di campionessa”.
Ha voluto anche ringraziare il coach, Craig Tyzzer, premiato come “Allenatore dell’anno nel 2019”, per il lavoro perfetto di preparazione del match che le ha permesso di compiere l’ennesima impresa.
Un’impresa a suo modo è anche quella della 21enne Sofia Kenin, americana nata a Mosca, che contenderà dopodomani alla Barty un posto in finale. Numero 15 del mondo è infatti alla sua prima semifinale Slam, ennesimo segnale di una crescita progressiva che nel 2019 l’ha vista vincere tre tornei e arrivare a un passo da qualificarsi per il masters femminile.
La Kenin, allenata dal padre Alexander, ha contenuto in un doppio 6-4, il tennis più potente e vario della tunisima Ons Jabeur, che aveva fatto a sua volta la storia a Melbourne come prima donna araba a qualificarsi per i quarti di finale di un torneo del Grande Slam. La Jabeur, che con le prossime classifiche Wta sarà anche la prima donna araba a entrare tra le prima 50 del mondo, ha ricevuto prima del match addirittura una telefonata di tributo e incoraggiamento dal presidente della repubblica tunisina Kais Saied.
Ha attaccato e rischiato di più la giocatrice nordafricana, cercato di prendere in mano il gioco ma la Kenin si è fatta trovare pronta e ha sfruttato la splendida condizione fisica e le doti di incontrista che le permetteranno, da lunedì prossimo, comunque vada la sfida in semifinale contro Ashleigh Barty, di entrare tra le prime 10 della classifica mondiale.