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Dopo il fumo degli incendi, la grandine, il caldo e il vento, a Melbourne è venuta giù anche una pioggia di fango. I match della quarta giornata degli Australian Open, programmati sui campi non coperti, sono iniziati con oltre tre ore di ritardo
di Dario Castaldo - da Melbourne | 23 gennaio 2020
Siamo solo al ventitreesimo giorno dell’anno, ma dopo gli incendi, il fumo, la grandine, il caldo e il vento, a Melbourne è venuta giù anche una pioggia di fango. Le precipitazioni che per tutta la notte hanno bagnato la capitale del Victoria non hanno infatti scaricato solo acqua (e già quella da sola sarebbe bastata per sparigliare le carte, essendo stata quella di ieri la giornata più umida dal ‘96) e oggi la città si è svegliata sotto una coltre marroncina. Strade, automobili e balconi ricoperti con uno strato di sabbia, il fiume Yarra completamente colorato, piscine pubbliche chiuse e una stazione della metro fuori servizio. Secondo i meteorologi, il fenomeno è stata la conseguenza dello scontro tra un fronte freddo proveniente dell’oceano antartico e una tempesta di sabbia originata nel deserto australiano.