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10 cose che non sapete degli Australian Open

Dalla parrucchiera più amata del circuito all’alluvione del Centrale del 1995, passando per gli anni in cui per arrivarci ci volevano 45 giorni di traversata oceanica e in tabellone c’erano solo 10 giocatori. Le curiosità sullo Slam Down Under

di | 18 gennaio 2020

L'avvicinamento agli Australian Open 2020 è stato assai complicato per colpa dei gravissimi problemi causati dagli incendi boschivi, tanto che quest'anno il cosiddetto “Happy Slam” rischia di essere un tantino meno felice del solito.

Eppure la fama del torneo è davvero meritata, figlia di un evento baciato dall'estate australiana, immerso nel verde di una città bella, vivibile e cosmopolita, dove ci si può muovere anche a piedi senza stress. “Down under” l'accoglienza è calda e rilassata, il pubblico entusiasta e competente, tutti ingredienti ideali per un torneo di massimo livello. Lanciamo il primo Slam stagionale raccontando 10 curiosità sugli Australian Open, tra storia, innovazioni e record.

La Rod Laver Arena a Melbourne Park

1. Lo Slam più “giovane”

Tra i quattro Slam, l'Australian Open è quello nato più tardi. La prima edizione si svolse nel novembre del 1905 presso il Warehouseman's Cricket Ground di Melbourne, poi diventato Albert Reserve Tennis Centre. Nacque diversi anni dopo la nascita di Wimbledon (1877), US Open (1881) e Roland Garros (1891).

Il primo titolo “down under” se lo aggiudicò Rodney Heath, mentre la prima campionessa fu Margaret Molesworth nel 1922. Un abisso rispetto agli altri Major femminili, tutti inaugurati nel secolo precedente: Wimbledon 1884, US Open 1887, Roland Garros 1897.

Melbourne Park

2. Si è giocato anche in Nuova Zelanda

Il più importante torneo dell'emisfero australe nacque come The Australasian Championships nel 1905, poi divenne The Australian Championships nel 1927 e mantenne questa denominazione fino al 1969, quando fu definitivamente rinominato in Australian Open. Nella sua storia è stato ospitato in cinque città australiane e due neozelandesi: Melbourne (55 edizioni), Sydney (17), Adelaide (14), Brisbane (7), Perth (3) in Australia; Christchurch (1906) e Hastings (1912) in Nuova Zelanda.

Il peregrinare del torneo si interruppe nel 1972, quando fu deciso di mantenerlo a Melbourne visto che era la città capace di attrarre il maggior pubblico. La storica sede del Kooyong Lawn Tennis Club fu abbandonata nel 1988, quando venne inaugurato l'attuale complesso di Melbourne Park, più moderno e con campi in sintetico.

3. L’Australia... lontana

Quando si dice che viaggiare verso l'Australia o in Australia è un'avventura, non si va tanto lontano dalla realtà. Prima dell'avvento dell'aviazione civile, la traversata in nave negli anni '20 richiedeva ben 45 giorni, così tanti da scoraggiare moltissimi campioni agli albori della disciplina.

Leggende come i fratelli Doherty, Bill Johnston, Bill Tilden, René Lacoste, Henri Cochet, Jack Kramer, Budge Patty e Pancho Gonzales mai hanno partecipato all'Australian Open. Dal 1905 al 1976, solo 12 edizioni del torneo maschile furono vinte da un non australiano.

Inoltre nei primi anni del torneo, anche viaggiare da una sede all'altra del paese era tutt'altro che uno scherzo: quando il torneo fu disputato a Perth, nessun giocatore che viveva nella parte ovest e più popolosa del paese (negli stati di Victoria o Nuovo Galles del Sud) si azzardò ad attraversare in treno gli oltre 3.000 chilometri che separano la costa est da quella occidentale.

Nell'edizione del 1906 disputata a Christchurch in Nuova Zelanda scesero in campo dieci giocatori e solo due australiani. Il torneo ancora doveva farne di strada per essere considerato un Major.

4. Due edizioni nello stesso anno

La collocazione in calendario dell'Australian Open ha subito diversi cambiamenti, alla ricerca di un momento nell'estate australe che non scoraggiasse i campioni dell'emisfero nord ad affrontare la lunga trasferta. Proprio un cambio di data portò a una doppia edizione nel 1977: quella di gennaio (vinta da Roscoe Tanner) e quindi un'altra a dicembre, con il successo di Vitas Gerulaitis.

Dal '77 il torneo si svolse a fine stagione fino al 1985, anno della prima vittoria di Edberg sul connazionale Wilander. Nel 1986 niente Australian Open: la data venne di nuovo riportata a gennaio, scalando direttamente all'anno seguente. Edberg si confermò campione nel '87 battendo in cinque splendidi set l'idolo di casa Pat Cash, nell'ultima edizione giocata sull'erba di Kooyong.

Stefan Edberg vincitore nel 1985 e nel 1987 dopo la pausa del 1986

5. Tre arene con tetto retrattile

Le condizioni meteo estremamente variabili di Melbourne, che passano da improvvisi acquazzoni estivi ad ondate di calore estreme, portarono alla saggia decisione di investire sulle strutture per consentire la regolarità di svolgimento del torneo e soddisfare le esigenze di pubblico e giocatori.

Già nel 1988 “down under” si era anni luce avanti rispetto agli altri Slam: la bella e comoda Rod Laver Arena nasceva con una splendida copertura retrattile, a proteggere il gioco dalla pioggia o dalla canicola australiana. Oggi anche gli altri due campi principali (Margaret Court Arena e Melbourne Arena) sono dotati di un tetto. Nessun altro Major vanta tre campi con copertura mobile.

6. Ore piccole a Melbourne

Tra i record più curiosi del primo Major stagionale c'è quello del match serale terminato più tardi.

Nel 2008 è passato alla storia l'incontro tra Lleyton Hewitt e Marcos Baghdatis, cinque set di ottima qualità con la vittoria di “Rusty” per 4-6 7-5 7-5 6-7 6-3. Una grandissima battaglia, iniziata molto tardi (alle 23.47 ora locale) e terminata addirittura alle 4.34 del mattino, dopo quasi cinque ore di lotta. A questo record assoluto si aggiunge anche quello della finale Slam più lunga di sempre: nel 2012 Djokovic sconfisse Nadal al quinto set in 5 ore e 53 minuti. Match davvero epici.

2008: Hewitt battè Baghdatis in 4.45 minuti

7. Lo Slam più stylish per i giocatori

Nessun torneo coccola i suoi protagonisti come l'Australian Open. Tra i servizi più amati spicca il salone di bellezza della simpatica hair stylist Gidget Ricca. “Le ragazze americane prediligono capelli lunghi e ricci, con acconciature formose, mentre quelle dell'est Europa si accontentano di pettinature più semplici. Le più esigenti? Le britanniche e le francesi”.

Curioso un aneddoto su Djokovic. Il campione serbo in una delle scorse edizioni rimase a farsi i capelli nel salone di bellezza del torneo fino a pochi minuti prima di un incontro serale.
Pare che Novak fosse assai tranquillo e rilassato sotto le amorevoli cure della signora Ricca, fino a quando un giudice del torneo si precipitò nel salone e, visibilmente agitato, chiese se Djokovic fosse pronto. “Ma che succede, devi giocare?” chiese la coiffeur al suo famoso cliente, “Sì, tra pochi minuti sul centrale” rispose il serbo.

La signora Ricca restò allibita dalla calma con cui Djokovic stesse affrontando l'attesa del match, seduto comodamente nel suo salone. La coiffeur terminò più velocemente possibile e lui scappò via sorridente. Non fu affatto soddisfatta di come concluse quel taglio, “Novak ha un sacco di capelli, per niente facili da sistemare...”.

foto gidgetriccahairstudio da Instagram

8. Nemo propheta in patria

Il detto latino calza a pennello per descrivere la difficoltà dei tennisti australiani nel tornare a vincere il torneo di casa. Risale al 1976 l'ultimo successo di un “canguro” a Melbourne grazie a Mark Edmonson, e nel femminile Christine O’Neill è stata l'ultima campionessa australiana nel 1978.

Da allora cinque finali perse nel maschile (l'ultima con Hewitt nel 2005, sconfitto da Safin) e solo una nel torneo femminile (Wendy Turnbull nel 1980). Quella degli australiani è l'attesa più lunga tra i quattro Major: il britannico Murray ha vinto Wimbledon nel 2016; il francese Yannick Noah ha trionfato a Parigi nel 1983 e l'americano Andy Roddick a US Open nel 2003. Riusciranno Ashleigh Barty o Nick Kyrgios ad infrangere l'incantesimo?

9. Rod Laver Arena allagata

Negli ultimi anni l'estate australiana è sempre più rovente, ma talvolta dei violenti nubifragi si abbattono su Melbourne, mandando in tilt anche le strutture più efficienti. È quel che accadde nell'edizione 1995, quando un vero diluvio colpì la città e non risparmiò la Rod Laver Arena.

Poco dopo la conclusione del match tra Agassi e Krickstein (vinto da Andre) il sistema di drenaggio del Centrale non riuscì a contenere l'acqua, che invase il campo allagandolo completamente tra lo stupore del pubblico presente. A “salvare lo spettacolo” ci pensarono Natasha Zvereva e Gigi Fernandez: la forte coppia di doppio, pronta per il proprio match, improvvisò uno show tra scherzi e balletti a piedi nudi nell'acqua, con gli spettatori tutti in piedi ad applaudire la verve delle due.

Nel 1995 un fortissimo diluvio allagò il Centrale di Melbourne subito dopo un match di Agassi

10. Un'edizione... storica

L'Australian Open 2020 potrebbe regalarci qualche risultato storico. Serena Williams, in ottima forma dopo il successo ad Auckland, è a caccia del 24° Slam, che le consentirebbe di pareggiare il record all time dell'australiana Margaret Smith Court.

 

Anche Rafa Nadal cercherà di vincere di nuovo a Melbourne per impattare a 20 il record Slam di Roger Federer. Quello di gennaio è il Major più ostico per l'iberico: un solo successo nel lontano 2009, e ben quattro finali perse.

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