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Roberto Bautista Agut, rientrato dopo la morte del padre, batte Auger-Aliassime. Nadal domina Shapovalov. Bruguera è il 32mo capitano a trionfare nella manifestazione: ha usato tutti i cinque giocatori disponibili.
di Alessandro Mastroluca - da Madrid | 25 novembre 2019
Rafa Nadal, un uomo non solo al comando. Si stende dopo il match point che regala il trionfo in Coppa Davis alla Spagna. E' ancora lì, sopra la scritta bianca "Davis" nell'area pitturata di grigio a fondo campo. Assapora una gioia da condividere, i compagni lo capiscono e lo raggiungono. Si stendono lì, insieme. Senza bisogno di parlare, perché in momenti così che altro vuoi dire se non hai capito già?
L'abbraccio con Roberto Bautista Agut dopo il match point, con Bruguera e tutta la squadra celebra l'unione che ha fatto la differenza nel nuovo formato della Coppa Davis. La Spagna è un totale superiore rispetto alla somma delle parti. Sergi Bruguera, 32mo capitano ad alzare la Davis, ha usato tutti i cinque giocatori convocati: Roberto Bautista Agut, Pablo Carreno, Marcel Granollers, Feliciano Lopez, e Nadal. In finale contro il Canada ha messo in campo la squadra migliore, il numero 1 e il numero 9 del mondo. Bautista, rientrato dopo la morte del padre, ha battuto 76 63 Felix Auger Aliassime. Ha commosso l'intero pubblico che ha affollato il Centrale e aperto la strada a Nadal, al 63 76 su Shapovalov che pure ha salvato un match point e mancato un set point per allungare al terzo.
L'armata di Spagna, invincibile alla Caja Magica, festeggia il sesto successo in Davis dopo i trionfi del 2000 sull'Australia, del 2004 sugli Usa (battuti a Siviglia con Moya e Nadal primi attori), del 2008 e del 2011 sull'Argentina, e del 2009 sulla Repubblica Ceca. Alla forza del destino che anima le grandi passioni.
Contro Shapovalov, che aveva vinto nove degli ultimi undici singolari in Coppa Davis, Nadal parte con l'obiettivo chiaro di non dare certezze, di togliere sicurezze all'avversario. Il canadese è costretto alla prudenza, mentre tutt'intorno sugli spalti l'attesa si stempera in continui incitamenti e in qualche ola improvvisata. Sergio Ramos, difensore del Real Madrid e della nazionale, e il re Felipe VI assistono alla partita. E a quanto sembra, si divertono anche.
Perso il primo set, Shapovalov si prende più rischi e qualche libertà in più nella gestione dello scambio. Ma non incrina la fiducia di Nadal né degli spagnoli che tra i due match hanno riempito ogni corridoio possibile fuori dal Centrale. Sul tappeto d'erba artificiale steso nella Caja Magica, il giallo e il rosso dominavano la scena. Un trionfo di sciarpe e bandiere, cappellini e parrucche accompagnava tifosi di ogni età e provenienza, addensati ai chioschi per un hamburger, un sandwich, una birra. Ottimisti e fiduciosi nel Nadal visto alla Caja Magica, nel condottiero per cui vincere con la squadra dà più soddisfazione. Il condottiero che nel momento della verità non tradisce.
Eppure, anche Nadal ha avvertito un po' di emozione nel tiebreak. Sul 6-4, si è visto infilare da un passante lungolinea da applausi, poi ha un po' steccato la risposta sul secondo match point. Un errore di dritto, per lui inusuale, consente a Shapovalov la breve speranza di allungare al terzo e magari sparigliare i destini del match. Ma Nadal alza il ritmo e fa alzare il volume nella Caja Magica che vibra nell'attesa dei tifosi che ormai non si contengono: cantano, suonano, aspettano e sperano, tutti coinvolti in un brusio di eccitazione e d'attesa. Nadal c'è e si salva. Shapovalov atterra l'ultimo dritto. Rafa giace, nell'immagine del riposo del guerriero. Un guerriero al comando di un gruppo che va a gioire con lui."Ho vinto otto partite" ha detto Nadal alla tv spagnola, "ma qui è stato vitale Roberto Bautista. E' un esempio per il resto della mia vita".