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Il Canada batte la Russia e centra la prima finale della sua storia. Decisivo il tiebreak del terzo set del doppio: Shapovalov e Pospisil battono Khachanov e Rublev. Sfideranno Spagna o Gran Bretagna per il titolo.
di Alessandro Mastroluca - da Madrid | 24 novembre 2019
La prima edizione della nuova Coppa Davis premia il Canada, alla prima finale della sua storia. Alla Caja Magica di Madrid Vasek Pospisil e Denis Shapovalov, canadese di madre russa, battono Karen Khachanov e Andrey Rublev, i due russi che si allenano in Spagna, 63 36 76(5). Continua la settimana perfetta di Pospisil che fa la differenza nel match di doppio: con il suo senso della posizione a rete, il Canada è quasi intoccabile quando serve Shapovalov. Diversa invece la situazione quando serve la rivelazione di questa edizione, perché Shapovalov è comunque meno a suo agio sotto rete quando deve schermare le risposte degli avversari.
Nei due singolari, Rublev ha dominato Pospisil 64 64, poi Shapovalov ha superato 64 46 64 Khachanov, che rimpiange le quattro palle del controbreak non sfruttate negli ultimi due game di risposta del match. La Russia ha mancato l'occasione di raggiungere la sesta finale in Coppa Davis, la prima dalla sconfitta contro gli Stati Uniti nel 2007.
Proprio alla Caja Magica, nel 2015, Shapovalov con l'amico Felix Auger-Aliassime, rimasto dall'inizio di questa edizione ad incitare i compagni dalla panchina, una Coppa Davis l'aveva già vinta. Belli, forti, e grandi amici, i due hanno dominato l'edizione junior del 2015. L'hanno attraversata senza perdere mai fino alla finale contro la Germania. Auger-Aliassime ha perso contro Nicola Kuhn, che oggi gioca per la Spagna. Ma lui e Shapovalov hanno poi vinto il doppio decisivo.
Era un segno del processo evolutivo del tennis canadese, che è iniziato con i primi grandi successi di Milos Raonic. Negli ultimi otto-dieci anni, il Canada ha cominciato a guardare al tennis con occhi diversi. C'è più interesse, sempre più persone lo seguono, si interessano, lo praticano. Non c'è trucco e non c'è inganno. C'è il valore del lavoro che porta risultati e si alimenta continuamente. Fino a Madrid, alla Caja Magica dove i desideri diventano sogni. E i sogni si avverano.
A Madrid un tempo brillava la "Saeta Rubia", il fulmine biondo. Era il soprannome di Alfredo Di Stefano, uno dei calciatori più forti di sempre. Alla Caja Magica, nel primo singolare della semifinale, brilla la "Saeta Rublev" che si eleva in un trionfo di leggerezza esplosiva, di energia compressa e liberata a suon di accelerazioni vincenti. Il russo, che ha vinto tutti i suoi incontri in singolare in questa edizione della Coppa Davis, piega uno stanco Pospisil che nel primo parziale salva tre set point e rischia anche di farsi male dopo il punto del torneo. Gioca palla corta, pallonetto, altra palla corta, Rublev recupera sempre e alla fine completa l'opera con una volée angolatissima e vincente. Pospisil scivola e per poco non finisce contro il paletto come James Blake in allenamento a Roma nel 2004. Rublev, in una esibizione di rapida efficienza di che toglie campo a Pospisil con servizio e risposta, viene avanti, gioca bene anche al volo e fa valere due decisivi parziali di otto punti a zero all'inizio dei due set
Vinto il secondo set, la coppia russa estende il parziale decisivo al tiebreak. Non ci sono break, Khachanov e Rublev calano alla distanza in risposta e non sfruttano il minibreak di vantaggio nel tiebreak. Dal 4-2, il Canada vince quattro punti di fila. L'ultimo, quello storico che vale la prima finale, lo chiude Pospisil. Ha lottato, ha sofferto, si è rialzato, e non ha smesso di sorridere. Nemmeno in conferenza stampa, mentre Shapovalov e il capitano Dancevic si godevano un momento e un risultato storico per tutta la nazione.
Ha fatto anche tremare sul match point, con una prima di servizio abbondantemente out. "Da quella palla, sembravo più teso di quanto non fossi in realtà" ha spiegato in conferenza stampa. "Oggi è stato un match incredibile, anche solo arrivare a questo match mi ha fatto provare tante emozioni. Si tratta di costruire, costruire, costruire, e ogni match è un grande successo dal punto di vista emotivo. E' straordinario essere parte della storia, e farlo così è davvero speciale".
E' eccezionale, ha detto Shapovalov, "fare coppia con Vasek. L'ho visto giocare per tanti anni, l'ho visto vincere a Wimbledon, giocare in Davis con Nestor. E' un sogno per me essere in Davis. Da qualche tempo abbiamo parlato di giocare insieme anche se non ne avevamo ancora mai avuto occasione. E' un piacere, siamo entrambi molto positivi in campo". Positività che sarà un fattore anche in finale.
"Da capitano, questo è stato un viaggio esaltante" ha concluso Frank Dancevic. "E' stato tutto nuovo per me. Ho una grande squadra, loro sono dei grandissimi giocatori e si sta vedendo. Ammetto che non mi aspettavo tutto questo. Essere in finale di Davis è quasi surreale. Sul match point, il cuore mi batteva fortissimo, ho cercato di controllarmi il più possibile, mi sono detto di stare calmo. I ragazzi hanno dato il 110% dall'inizio, hanno giocato senza paura nei momenti importanti e da capitano non puoi chiedere di meglio. In finale giocheremo liberi e che succeda succeda".