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Eventi internazionali

Ufficiale: Andrea Gaudenzi è il nuovo presidente dell'ATP

L'Italiano, ex numero 18 del mondo, è stato scelto all'unanimità dal Board dei direttori dell'ATP. Entrerà in carica dal primo gennaio 2020 per un mandato di quattro anni. Un grande successo anche per la Federazione Italiana Tennis.

di | 24 ottobre 2019

gaudenzi presidente atp

L'Italia è sempre più centrale nel tennis maschile. L'ATP, con decisione unanime del Board, ha eletto Andrea Gaudenzi nuovo presidente. Entrerà in carica dal primo gennaio 2020, per quattro anni. Un grande successo anche per la Federazione Italiana Tennis, che fa seguito all'assegnazione delle ATP Finals a Torino dal 2021.

"L'ATP è stato centrale in tanti modi nella mia vita" ha detto Gaudenzi, "perciò avere l'opportunità di diventarne presidente è un onore. Non vedo l'ora di impegnarmi per guidare il futuro del circuito e rendere sempre più forte il successo globale e la popolarità di questo sport, in una delle epoche più straordinarie nella storia del tennis maschile".

Gaudenzi, 46 anni, è stato numero 18 del mondo e ha vinto tre titoli in carriera. Giocava e studiava, il faentino, come ha scritto Enzo Anderloni. Si è laureato in Giurisprudenza a Bologna, ha completato un master in Business Administration, ha lavorato con Bwin gestendo le sponsorizzazioni di Milan e Real Madrid. Ha creato una propria società di management che ha gestito per anni i nostri Top Player Fabio Fognini e Andreas Seppi. Gaudenzi, che vive a Londra, ha creato start-up nel settore musicale e dei giochi on-line.
Aveva iniziato la sua attività di collaborazione con Atp e Atp Media su delega della Federazione Italiana Tennis fino ad entrare nel Board di Atp Media, la società che cura i diritti Media degli Atp Masters 1000, delle Atp Finals, delle Next Gen Atp Finals, dell'Atp Cup e dei tornei Atp 500.

"Siamo felici di dare il benvenuto ad Andrea Gaudenzi come nostro nuovo presidente" ha detto Gavin Forbes, che nel Board rappresenta i tornei americani. "Ha avuto una carriera di primo piano, ha dimostrato di eccellere in vari ruoli al di là del tennis. Conosce il business dell'ATP dall'interno e insieme beneficia di un'esperienza impareggiabile in mondi diversi dal nostro: una combinazione rara. Ha tutte le qualità per far crescere il tennis partendo da tutto quanto di buono è stato costruito in questi anni". 

Un parere condiviso anche dal doppista britannico Alex Inglot, rappresentante dei giocatori. "Noi cerchiamo di affrontare le sfide e capire le opportunità per la nostra organizzazione, e la sua esperienza sarà decisiva. L'ATP è una partnership unica tra tornei e giocatori. Andrea, che conosce entrambi i lati del nostro mondo, oltre ad avere una carriera di valore in mondi diversi, era esattamente il profilo che stavamo cercando" ha detto.

Un valore sottolineato anche dal presidente del Player Council, Novak Djokovic. "Andrea è stato un tennista, è stato nei nostri panni, poi è diventato un imprenditore di successo. Ha tutte le qualità per guidare il Tour. Non vediamo l'ora di lavorare insieme per il bene dei giocatori e di tutto il nostro sport".

In carriera, Gaudenzi ha vinto tre titoli (Casablanca 1998, St.Poelten e Bastad 2001), ha battuto Pete Sampras al Roland Garros e Roger Federer al torneo di Roma del 2002. Ha guidato l'Italia alla sua ultima finale di Coppa Davis, a Milano nel 1998, e ha pianto lacrime di dolore e rabbia per il tendine della spalla che si rompe nel quinto set del primo singolare contro Magnus Norman a Milano.

Numero 1 del mondo junior nel 1990, anno in cui ha vinto Roland Garros e Us Open under 18, al primo anno da professionista viene affiancato al sudafricano Bob Hewitt, capace di 54 titoli in doppio, specialità in cui ha completato il Career Grand Slam allo Us Open del 1977. Hewitt, che ha composto una delle più grandi coppie nella storia del gioco con Frew McMillan e ha sfidato Borg nella prima partita di singolare a Flushing Meadows, non lega con Gaudenzi che per poco non smette. Cambia tutto quando comincia a lavorare con Ronnie Leitgeb e Thomas Muster, di cui diventa amico: a volte, a Montecarlo, studia per gli esami di giurisprudenza a casa dell'austriaco che intanto legge libri di filosofia o dipinge.

Nel 1993 raggiunge la prima semifinale ATP, a San Marino e nel 1994 gli ottavi al Roland Garros, il suo miglior risultato negli Slam. Perde contro Goran Ivanisevic ma si fa ricordare quando sale sulla sedia dell'arbitro, costretto ad andare in bagno, e annuncia al microfono: "Gioco, partita, incontro Gaudenzi". Scoppiano a ridere tutti. Raggiunge il best ranking nel febbraio del 1995, prima di uno splendido torneo a Montecarlo.

Gaudenzi batte Petr Korda (n.43 del mondo), l'altro ceco Rikl (n.149) e negli ottavi Kafelnikov, quarto nel ranking e terza testa di serie, che da mesi arrivava sempre almeno ai quarti nei tornei ATP. Gaudenzi prosegue, ferma Sergi Bruguera, due volte vincitore del torneo e campione del Roland Garros. In semifinale sfida l’amico e compagno di allenamenti Thomas Muster, che sembra spesso sul punto di ritirarsi ma vince in due set. Gaudenzi esce infuriato, nemmeno gli stringe la mano ma i due si chiariscono presto.

Il 1996 è una stagione di grandi speranze in Coppa Davis. Il percorso dell'Italia inizia a febbraio a Roma contro la Russia. Fa freddo al Foro Italico, Gaudenzi rimonta due set a Chesnokov, poi per la prima volta gioca in doppio con Diego Nargiso. La coppia funziona: vinciamo al quinto contro Kafelnikov e Olhovsky. Il Principe la domenica fa 2-2 contro un Gaudenzi da applausi per tre set, ma Furla porta gli azzurri ai quarti. Si resta a Roma anche contro il Sudafrica. Gaudenzi compie un mezzo miracolo contro Wayne Ferreira al quinto. Poi con Nargiso è show: recuperano da due set sotto, salvano un match point e ci portano sul 2-1. La domenica è Pasqua. Furlan appassiona e risorge contro Ferreira, che ha giocato tre giorni e non ne ha più. A 16 anni dalla finale di Praga del 1980, l'Italia è di nuovo in semifinale. Gaudenzi gioca splendidamente contro il numero 1 di Francia, Cedric Pioline e vince in quattro set. Nel quarto si tuffa su un passante del francese e trova un incredibile pallonetto vincente. Ma quel tuffo gli costa un infortunio al polso sinistro. Alla fine, la Francia rimonta da 0-2 e va in finale.

Nel 1998 si regala il primo titolo, a Casablanca. Ed è gioia doppia. Batte Calatrava in singolare e conquista il titolo in doppio con Diego Nargiso. Nessun italiano farà più "doppietta" nello stesso torneo fino a Matteo Berrettini l'anno scorso a Gstaad, teatro anche per lui del primo successo in singolare nel circuito maggiore. Il 1998 è anche l'anno della cavalcata da protagonista fino alla finale di Coppa Davis. A Milwaukee, la città delle Harley Davidson e di Happy Days, contro gli Stati Uniti senza Agassi e Sampras, apre la semifinale sfidando il debuttante Jan-Michael Gambill, che chiamano Hollywood perché somiglia a Robert Redford. Ha bisogno di otto match point per chiudere, ma vince. E poi sarà festa in doppio, contro Justin Gimelstob e Todd Martin. Il resto è storia.

Tre anni dopo, nel 2001, Gaudenzi annulla il fattore campo a St. Polten (425 mila dollari di montepremi). Batte in finale l'austriaco Markus Hipfl, 23 anni, che è seguito dal suo stesso manager e da cui aveva appena perso nelle qualificazioni di Montecarlo. “Avevo bisogno di qualcosa che mi motivasse ad andare avanti" dice. E lo trova.

A Bastad, Gaudenzi pregusta la rivincita contro Magnus Norman. Ma lo svedese esce a sorpresa in semifinale contro il ceco Bogdan Ulirach. L'azzurro elimina Galo Blanco, diventato allenatore di successo, l'italo-svedese Andreas Vinciguerra e lo spagnolo Tommy Robredo, che avrebbe vinto di lì a due settimane il primo titolo in carriera a Sopot. Salva nove set point in semifinale contro El Aynaoui e in finale inchioda Ulirach.  “Mi sento un uomo nuovo” commenta. 

Nel 2002 si toglie due soddisfazioni non da poco. A Roma batte Roger Federer, che all'epoca è numero 11 del mondo, ha già battuto Pete Sampras a Wimbledon e si è preso un'ovazione speciale a Mosca dopo aver sconfitto Kafelnikov e Safin in Coppa Davis. E' la prima partita dello svizzero con una nuova racchetta e l'adattamento non è immediato. Gaudenzi fa valere sagacia e concretezza: vince 64 64. Al Roland Garros, in un pomeriggio gravido di pioggia, affronta Pete Sampras, che per l'ultima volta tenta di conquistare il Career Grand Slam e di riuscirci a Parigi come Andre Agassi. Ma sulla terra rossa fradicia d'acqua, Gaudenzi galleggia leggero e Pistol Pete naufraga ancora una volta.

Gaudenzi dimostra ancora una volta di conoscere tutti i colori di questo sport. Tenacia, intelligenza, spirito di adattamento, ingegno multiforme. Talenti che l'hanno portato in alto, a dare lustro a tutto il tennis italiano. Talenti che ora l'hanno condotto al vertice dell'ATP, per portare ancora più in alto il tennis nel mondo. Un orgoglio tutto italiano.

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