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Eventi internazionali

Osaka ferma Andreescu: non perdeva dal Roland Garros

A Pechino la canadese sale avanti di almeno un break in tutti i set, ma Osaka si impone in rimonta e affronterà in semifinale Caroline Wozniacki. Nell'altra si sfideranno Barty, che batte Kvitova, e Bertens che sorprende Svitolina

04 ottobre 2019

Andreescu

Bianca Andreescu non perdeva dal Roland Garros, walkover a parte. La serie di 17 vittorie di fila si ferma contro Naomi Osaka, che chiude 57 63 64 pur avendo perso il servizio per prima in tutti i set. 

Andreescu, campionessa al primo tentativo allo Us Open la scorsa estate, sale subito 5-1 e sembra in totale controllo della partita per buona parte del primo set. Poi però rimette in partita l'avversaria con una successione inattesa di errori e doppi falli. Alla fine chiude comunque il primo set 7-5.

Osaka chiama in campo il padre Leonard Maxim François, haitiano che vive in Florida per cui Naomi è una hāfu, una giapponese di sangue misto, vista non sempre di buon occhio dalla popolazione locale. "Mi domando se devo sacrificare un po' di velocità per una maggiore solidità" gli chiede. "Sì, devi essere più paziente ma attaccare più decisa col dritto" le dice. "Non conta il risultato, conta come giochi. E' questo che ti ha portato fino a qui. Sono fiero di te".

La fierezza del padre è molto ben ripagata in un secondo set in cui Osaka vince cinque game consecutivi dall'1-3 e allunga al terzo set. E di nuovo, però, parte con un break di svantaggio. Le è successo in tutti i set, e giocare sempre in rimonta, a risalire la corrente, non è semplice.

Andreescu, canadese di origine rumena che si allena al centro tecnico nazionale di Toronto, è seguita a Pechino da Sylvain Bruneau che le indica la strada per la vittoria: "Tienila lontana dal campo, falla muovere, servi contro il suo rovescio". Andreescu però si annoia facilmente. Così raccontava alla WTA dopo il torneo di Indian Wells, spiegando anche il suo frequente ricorso alla visualizzazione creativa: ha allenato l’immaginazione per superare meglio le difficoltà. Per combattere la tendenza alla noia, si è abituata a cambiare costantemente ritmo e traiettorie.

Il rischio, però, è di alterare troppo presto un piano di gioco che funziona, di rimettere costantemente in partita l'avversaria che infatti perde il servizio nel quarto game del terzo set ma recupera immediatamente lo svantaggio. Andreescu salva due match point: il primo grazie a un doppio fallo, il secondo con una risposta che sembrava lunga e invece pizzica la riga (ogni associazione con Djokovic contro Federer allo Us Open è tutt'altro che casuale). Ma al terzo chiude. Chi la dura, la vince.

Per il secondo anno consecutivo, il WTA di Pechino ringiovanisce Caroline Wozniacki. L'anno scorso la danese, dopo sei sconfitte nelle precedenti nove partite, aveva conquistato senza perdere un set il suo trentesimo titolo in carriera. Quest'anno la testa di serie numero 16, tornata nei quarti di un torneo WTA per la prima volta dalla finale di Charleston dello scorso aprile, raggiunge la semifinale. Wozniacki rimonta un break di svantaggio nel primo e nel secondo set e supera 63 76(5) la russa Daria Kasatkina che l'aveva sconfitta tre volte nel 2018.

"Abbiamo sempre giocato partite lottate" ha detto Wozniacki che ha chiuso con 21 vincenti e 19 errori gratuiti. "Daria ha grande talento e un tennis molto vario. Penso che abbiamo giocato un bel match con alcuni scambi notevoli. Sono felice di aver chiuso in due set".

Avanza in semifinale anche Ashleigh Barty. "Ho giocato uno dei miei match migliori della stagione" ha commentato l'australiana, numero 1 del mondo, dopo il successo per 46 64 63 sulla ceca Petra Kvitova, testa di serie numero 7 del torneo. "Petra riesce a tirar fuori sempre il meglio di me" ha aggiunto Barty, che non era mai arrivata prima in semifinale al China Open, denominazione ufficiale del WTA Premier di Pechino.

Kvitova aveva vinto i primi quattro confronti diretti contro Barty, prima di cedere a Miami nel più recente dei precedenti confronti diretti, lo scorso marzo. Osaka ha chiuso con 36 vincenti e 28 errori ma soprattutto ha trasformato metà delle sei palle break per raggiungere la seconda semifinale nelle ultime due settimane dopo quella raggiunta a Wuhan.

"Abbiamo giocato a un livello incredibile" ha ammesso Barty, "e avrei questa stessa prospettiva, questa identica sensazione anche se avessi perso".

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Decisamente più favorevoli i precedenti della numero 1 del mondo contro l'olandese Kiki Bertens, ultimo ostacolo tra Barty e la finale a Pechino. L'australiana l'ha infatti battuta quattro volte su quattro, di cui due quest'anno a Sydney e Miami. Bertens, testa di serie numero 8, ha fatto valere la potenza da fondo contro le difese via via meno aggressive di Elina Svitolina, numero 3 del tabellone. "Sono tornata a giocar bene" ha ammesso Bertens che ha chiuso 76 62 con 36 vincenti contro i 16 dell'ucraina, vincitrice della scorsa edizione delle WTA Finals ma non ancora sicura di qualificarsi quest'anno.

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