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Serena spedisce in pensione Maria

Eclatante il bilancio degli scontri diretti: 20 successi per Williams in 22 scontri con Maria Sharapova. "Il suo gioco si adatta al meglio al mio" ha detto, "è sempre stato così"

di | 27 agosto 2019

Serena Williams

L’incontro di cartello di primo turno degli Us Open 2019, “Serena versus Maria”, poteva essere tante cose, invece è stata una semplice, spietata, netta, rapida, inequivocabile, feroce, indimenticabile esecuzione, che è terminata per 6-1 6-1 in appena 59 minuti. Semplicemente, la minore delle sorellone Williams, è entrata in campo estremamente determinata e ha giocato in apnea, tirando e basta, a più non posso, senza fronzoli, servizio e risposta, prendendo ogni rischio per chiudere lo scambio prima di aver contato fino a 3.
“So che il suo gioco si adatta al meglio al mio, perché la sua palla arriva sempre perfetta, proprio nella mia strike zone”, quella, per intenderci, del battitore del baseball. “Non so come mai, ma è sempre stato così”, spiegava Serena alla viglia del match. Spiegando l’eclatante bilancio dei testa a testa fra le due maggiori personalità degli ultimi vent’anni: 19-2. Che è diventato un ancor più clamoroso 20-2 dopo questo primo duello agli Us Open. Un duello che Lady 23 Slam, a un solo passo dal record di 24 di Margaret Smith Court, ha risolto con numeri esaltanti: ha realizzato più del doppio dei vincenti della russa allevata nel tennis Usa (16 contro 6), ha commesso meno errori (12 a 20), ha messo giù 5 ace contro 1, senza mai cedere la battuta, salvando 5 palle break, dominando al 100% le seconde di servizio della “divina Maria”, alzando il livello soprattutto della sua arma paralizzante proprio nei momenti di difficoltà. 

E tornando quindi intoccabile come nei giorni belli, quando non lasciava giocare le avversarie e le schiacciava. Diradando, sotto le mille luci di New York, almeno per una sera, tutte le perplessità degli ultimi infortuni alla schiena, con l’ultima ferita del ritiro nella finale di Toronto contro Andreescu. Dribblando la spada dell’età che le pende sulla testa, coi 38 anni che incombono a fine settembre, e quelli tennistici di alto livello che tornano perentoriamente in mente proprio nello Slam di casa, dove ha aperto la sua fantastica collezione di Majors, nel lontano 1999. 
Lei, Sharapova, chiaramente a corto di partite dopo l’ultimo rientro per i soliti problemi cronici alla spalla, ha schiumato rabbia e frustrazione. S’era preparata al meglio, aveva anche assoldato come super-coach Riccardo Piatti, col quale s’era allenata alla Academy di Bordighera, ma certamente dopo questa lezione di tennis troverà ancor più difficile provare nuove motivazioni per i tanti, nuovi, sacrifici. A 32 anni e pluri-milionaria, fra un paio di settimane l’ex numero 1 del mondo sarà degradata oltre il130 del mondo. E potrebbe anche avvalorare le voci di un imminente ritiro che già erano serpeggiati mesi fa. Ha spiegato a caldo che vuole giocare il più possibile, da qui a fine stagione, ma deve anche proteggere la famosa spalla, perché dopo il match con Kontaveit a Toronto, ha impiegato una settimana a rimetterla a posto. Mentre, per Serena, torna il sorriso, insieme al prossimo ostacolo, Catherine McNally. Una vittima sacrificale, fisico e testa permettendo. I test veri saranno poi, e le perplessità sulle reali possibilità di firmare un altro Slam rimangono.
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