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Dal montepremi parificato dal 1973 al sostegno alla comunità LGBTQ e all’Open Pride del 2019, dal tie-break a occhio di falco, dai palinsesti imposti dalle tv all’impegno ecologista: New York è lo Slam più ‘aperto’ all’innovazione e in prima linea per uguaglianza e diritti civili
di Marco Mazzoni | 24 agosto 2019
Inoltre dal 1987 la nota casa Tiffany & co produce in argento sterling la medesima coppa per il vincitore e la vincitrice. Altra data importante è il 2001: per la prima volta la finale femminile venne trasmessa in prima serata, per premiare l'enorme interesse suscitato dal movimento rosa, in grande salute.
22,7 milioni di spettatori negli USA ammirarono Venus Williams sconfiggere la sorella Serena, 6-2 6-4 lo score della finale.
Altre importanti iniziative: nel 2006 l'intero complesso di New York è stato dedicato a Billie Jean King, grande campionessa sempre in prima linea per i diritti delle donne nello sport e nella società; l'edizione 2007 si aprì con la celebrazione dei 50 anni dalla storica vittoria di Althea Gibson, prima donna afro americana campionessa a New York. US Open inoltre è lo Slam in cui per più edizioni la finale maschile è stata diretta da un giudice di sedia donna.
Novità di quest'anno il lancio della campagna “Inspiring women”.
Tutto è nato da uno studio secondo cui solo il 4% dello sport trasmesso in tv nel mondo riguarda eventi femminili.
US Open si impegna a cambiare quest'enorme discrasia con il “Women’s Equality Day”, celebrato ogni anno il 26 agosto (primo giorno del tabellone principale 2019). Il focus è sull'hashtag #WomenWorthWatching per sensibilizzare le comunità social a condividere immagini, filmati ed imprese dello sport al femminile, con donne che ispirano valori umani e sportivi.
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Alcuni lo definirono “il mostro”, altri semplicemente un catino senza senso (perché dalle ultime file la pallina la si “intravede” solo grazie a una discreta immaginazione…). L’Arthur Ashe Stadium, inaugurato nel 1994, con i suoi 23.711 spettatori è l'arena dedicata al tennis più grande al mondo. Dal 2016 è dotato di tetto mobile, a proteggere il gioco dal capriccioso meteo settembrino newyorkese. Chi è stato nelle ultime file dice che in caso di pioggia battente il rumore lassù sia quasi insopportabile. Tuttavia i prezzi sono i più popolari nell’ambito degli Slam, e questo rende lo spettacolo più accessibile. Del resto in molti si recano all'Ashe per far parte dell'evento, mangiare “junk food” a volontà, ballare con la musica 'sparata alta’ durante i cambi di campo e postare foto social. Yankee style.
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“I nostri campi sono blu, ma pensiamo verde”. Con questo slogan lo Slam newyorkese continua la sua campagna di rinnovamento - iniziata nel 2008 - per un torneo sempre più sostenibile. L'obiettivo del minor impatto ambientale è uno dei capisaldi dell'edizione 2019. US Open è stato il primo grande evento sportivo nord americano a firmare lo “United Nations' Sports for Climate Action Framework” entrando in un gruppo virtuoso di organizzazioni sportive che si dedicano a promuovere la consapevolezza dei problemi relativi ai cambiamenti climatici, attivando azioni concrete.
Questo ha portato la USTA a ricevere il “Green Sports Alliance’s Environmental Leadership Award”, uno dei riconoscimenti più ambiti a livello internazionale per chi diventa leader nella battaglia contro gli sprechi e l'inquinamento, diffondendo una cultura “Green”. “Fin dal 2006 lavoriamo ogni anno per migliorare la sostenibilità del National Tennis Centre” ha dichiarato Lauren Tracy, direttrice delle iniziative strategiche della USTA, “abbiamo ridotto le emissioni nocive di gas serra di oltre 30.000 tonnellate attraverso la differenziazione e riciclaggio dei rifiuti. All'US Open 2018, il 97% dei rifiuti non è finito in discariche, qualificando il torneo come evento ad impatto zero”.