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Tutti i bocciati di Cincinnati

Da Federer a Serena Williams, da Halep Barty e Pliskova a Zverev e Tsitsipas, prestazioni sottotono o condizioni allarmanti per molti dei protagonisti più attesi agli Us Open. Per Djokovic, attenuanti… generiche

di | 18 agosto 2019

Serena Wiallungo diritto

Madison Keys contro Svetlana Kuznetsova, Daniil Medvedev contro David Goffin: le finali del mega-torneo di Cincinnati sono degnissime, ma inattese. Bravi i protagonisti, sicuramente di qualità, che recuperano la ribalta; meno bravi i protagonisti più attesi dell’ultima tappa della stagione sul cemento nordamericano che porta agli Us Open del 26 agosto a New York.

Un Roger spento - Il più deludente è sicuramente Roger Federer. Aveva ragione lui: avrebbe avuto bisogno di qualche giorno in più per digerire la sbornia della finale di Wimbledon, coi due match point mancati contro Novak Djokovic. Nel caldo umido di Cincinnati, sul velocissimo Masters 1000 che ha siglato sette volte, il Magnifico era spento, lento, talmente lontano con la testa da aver lasciato a casa la grande famiglia. Così, ha incassato una sconfitta umiliante, contro un avversario forte, ma monotematico e altrimenti gestibile, come bum-bum Rublev. E, soprattutto ha fatto un altro passo indietro come fiducia, rivelandosi nuovamente vulnerabile sotto il profilo psicologico davanti agli avversari che aveva impressionato così tanto dal trionfo agli Australian Open di due anni fa. E questo proprio alla vigilia dello Slam che un tempo era il suo secondo feudo preferito e poi è diventato stregato, ormai dal 2008.

Serena si sbriciola - Nella hit-parade delle delusioni, c’è la coetanea dell’81, Serena Williams, che comincia a gettare la spugna sempre più presto, auto-sbriciolando quell’enorme vantaggio di sicurezza che aveva sulle rivali. Il suo fisico proprio non riesce più a sottomettersi alla volontà di vincere quel benedetto Slam 24 per agganciare il record di Margaret Smith Court. E così, tornare così debole e vulnerabile nel Major di casa, a Flushing Meadows, dodici mesi dopo la catastrofica finale contro Naomi Osaka, aumenta anche per lei il carico di tensione portandola a un livello di ebollizione davvero poco promettente.

Barty, Halep, Pliskova non reggono la corona - Al terzo posto fra le delusioni di Cincy meritano il secondo posto a pari merito Ash Barty, Simona Halep e Karolina Pliskova, tutte incapaci di tenere un livello molto alto, sulla scia di Wimbledon, contro le scatenate ragazzone emergenti del Wta Tour, tutte bocciate nel ruolo di valide numero 1 del mondo. Del resto, un passo dietro di loro, le cosiddette seconde, da Sabalenka a Sakkari, da Vekic a Stephens a Svitolina, sono naufragate tutte, rinviando ancora il salto di qualità da prime della classe.

Zverev e Tsitsipas senza scusanti - Lo stesso vale fra gli uomini, coi giovani astri, gli annunciati rivali al vertice, Sascha Zverev e Stefano Tsitsipas, eliminati senza scusanti da Kecmanovic e Struff. E ora fortemente sotto pressione nell’ultimo Slam stagionale che dà punti decisivi per il Masters di fine anno coi migliori 8 del mondo.

Anche gli altri Next Gen, Tiafoe, Coric e DeMinaur si fermano troppo presto, ma confermano limiti evidenti. Come gli altri aspiranti stregoni, Auger Aliassime, ancora impegnato nel processo di crescita atletica, Taylor Fritz, che incappa nel maestrino-Goffin, e Denis Shapovalov, sempre troppo fatuo.

Mentre meritano le attenuanti del caso Khachanov e Kyrgios dopo i fasti e gli sforzi, rispettivamente, a Montreal e Washington.

Us Open senza padroni - Del resto, infortuni più o meno gravi attenuano le sconfitte di Novak Djokovic - al rientro, col riacutizzarsi del dolore al gomito e contro lo scatenato Medvedev delle ultime settimane -, Naomi Osaka, che però avrà ora addosso i riflettori dell’intero Giappone al ritorno sotto le mille luci di New York un anno dopo il primo, clamoroso, Slam, e Maria Sharapova, in evidente difficoltà dopo i nuovi problemi alla spalla. Tutto ciò aumenta ulteriormente i dubbi sul pronostico per gli Us Open, un torneo sempre ricco di sorprese che può cambiare in extremis l’intera stagione.

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