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Il russo domina lo svizzero, sconfitto 63 64 in 61 minuti, e centra la vittoria più prestigiosa della carriera. Federer è apparso lento, impotente. Nel suo primo quarto di finale in un Masters 1000 affronterà Medvedev. Djokovic batte Carreno Busta. Non si ferma Nishioka
di Alessandro Mastroluca | 16 agosto 2019
Roger Federer sta a guardare. Nella notte delle stelle, Andrey Rublev annuncia un ritorno in grande stile. Gli basta un'ora per dominare 63 64 lo svizzero e festeggiare la seconda vittoria in carriera contro un top 5. "E' una sensazione fantastica, è incredibile giocare contro una leggenda contro Federer che ha tutto il pubblico dalla sua parte fino alla fine. Un giorno, spero di poter provare lo stesso. Oggi ho solo cercato di fare del mio meglio. Nella mia testa continuavo a ripetermi che dovevo giocare ogni punto, fino alla fine".
Federer perde il servizio nei primi due turni di battuta, appare lento, in ritardo con i colpi di inizio gioco e incapace di trasformare lo scambio, di uscire dalla pressione costante del russo. Rublev, con i piedi inchiodati alla riga come il Davydenko dei tempi d'oro, offre una versione rivista del tennis "playstation" che portò il connazionale a vincere il Masters 2009. Imposta il punto contro il rovescio di Federer, tira da quel lato il 60% dei colpi nel primo set, vince gli scambi brevi, controlla quelli lunghi, serve e risponde meglio.
Federer non sa bene come uscirne, è una maschera di impotenza, e col passare dei game sembra che nemmeno ci provi con troppa convinzione. Rublev, solo omonimo del più grande pittore russo di icone, si regala un quadro di efficienza e riscatto. Dopo gli infortuni, raggiunge il primo quarto di finale in un Masters 1000 che sorge come un raggio a illuminare il nuovo inizio di un percorso di gloria. Si concede lacrime di commozione solo dopo la stretta di mano, quando realizza di aver appena completato la più prestigiosa, e tonitruante, vittoria della carriera. Per un posto nei quarti affronterà Daniil Medvedev.
Al sette volte campione di Cincinnati restano appena sette game in 61 minuti praticamente da comparsa.E' la sua sconfitta più rapida in sedici anni nei tornei ATP (escusi i match di Davis e i tornei olimpici del 2000 e del 2004), dal primo turno del torneo di Sydney del 2003 quando Franco Squillari, ultimo mancino a batterlo prima di Rafa Nadal, vinse in 54 minuti.
E' abituato agli applausi di chi l'ha ammirato come esperienza religiosa, non a quelli di incoraggiamento di chi teme di vederlo uscire presto. Eppure, sono di questo secondo tipo quelli che ha sentito dopo il primo set. Era dalla finale di Montreal del 2017 conrtro Sascha Zverev che Federer non perdeva una partita in due set vincendo meno di otto game. "Ho giocato 45 partite quest'anno, penso che starò comunque bene" ha detto lo svizzero.
Un mese fa Rublev aveva sconfitto Thiem sulla terra di Amburgo. Il suo primo successo su un top 5 e la finale persa con il georgiano Basilashvili, vincitore per il secondo anno di fila, ha scandito una nuova partenza dopo l'infortunio di inizio anno. A Cincinnati si è preso la rivincita, poi ha eliminato i numeri uno e due di Svizzera, Wawrinka e Federer, con crescente facilità e scintillante autorevolezza.
Ha ripreso velocità la carriera dell'ex numero 1 del mondo junior, accompagnato da una fama, col tempo ammorbidita, di colpitore imprevedibile quanto poco ordinato. Di un improvvisatore dal dritto fulminante e dalle spalle troppo strette per il tennis moderno.
E' esploso due anni fa, con il primo successo su uno dei primi dieci del mondo, Grigor Dimitrov, nel percorso verso i quarti di finale allo Us Open. Aveva 19 anni, era dai tempi di Andy Roddick che un giocatore così giovane non si spingeva così avanti a Flushing Meadows. Era solo l'inizio per il figlio del pugile Andrey che ha preferito il topspin al jab.
Ha costretto Federer a 19 gratuiti e 23 errori forzati in 103 punti, ace e doppi falli compresi. Ha vinto quasi un punto diretto col servizio ogni due 'prime' dentro (42%) e messo in campo tre risposte ogni quattro 'prime' dello svizzero. Ha vinto nove punti in più negli scambi chiusi sotto i quattro colpi (43 a 34) e tutti i quattro prolungati oltre i nove.
Difficile, se non impossibile, trovargli oggi un punto debole, un settore, un lato del campo sul quale attaccarlo per inseguire la via per una rimonta apparsa velocemente impraticabile.
"Se gioco contro Nadal o Djokovic, più o meno so cosa aspettarmi" ha commentato Federer. "E' più difficile, invece, se incontri un avversario per la prima volta. Magari è un piccolo vantaggio contro di noi, però poi devi essere sempre capace di aprirti gli angoli, di attaccare sempre, di tirare sulle righe. Lui ce l'ha fatta oggi. E' stato perfetto. Ha giocato davvero una grande partita".
Le sei settimane di stop per i problemi al polso, che l'hanno costretto a lunghe sedute di magneto-terapia e a una inconsueta familiarità col divano, sono ormai un puntino lontano nella sfilata di ricordi che si accatastano e che parlano di una reazione, di un nuovo inizio, di una ripartenza. Per Rublev e per tutto il tennis russo.
La certificazione ulteriore del cambio di passo arriverà con il derby nei quarti di finale contro Daniil Medvedev, che ha concesso solo 12 errori gratuiti al tedesco Jan-Lennard Struff, mai in grado nemmeno di ipotizzare una possibile seconda vittoria consecutiva contro un top 10. Struff, che ha eliminato Tsitsipas, è crollato 63 61. Medvevev, padrone del mestiere, con il 41mo successo del 2019 rinforza la sesta posizione nella Race, la classifica dei piazzamenti stagionali che qualifica per le ATP Finals di Londra, in programma dal 10 al 17 novembre. Fresco di best ranking al numero 8, dopo le due finali consecutive a Washington e Montreal, Medvedev mette in scena uno dei rovesci più piatti del circuito. Galleggia sul confine, su un equilibrio sottile con un tennis non certo ortodosso. "Voglio che i miei avversari sbaglino giocando colpi a cui non sono abituati. Cerco di individuare il loro punto debole e continuo a colpire lì". Cerca di farli ammattire, ma solo di recente, negli ultimi 12 mesi, ha davvero capito come non cadere nella sua stessa trappola. L'energia e la voglia hanno trovato un canale per essere alimentate, produrre risultati e lasciare anche al coach Cervara angoli di insospettata meraviglia. "A volte non lo capisci" ha detto al sito dell'ATP, "lo puoi solo ammirare".