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"Bandrescu" inarrestabile: ora sfida Serena. Finale live 

A Toronto , nel suo Paese d'adozione, Bianca Andreescu festeggia la sua terza finale in carriera. Sfiderà Serena Williams per il titolo e per iscrivere il nome di una canadese nell'albo d'oro per la prima volta dal 1969. In streaming sul nostro sito o in tv su SuperTennis (canala 64 del digitale terrestre) la partita in diretta in esclusiva

di | 11 agosto 2019

WTA Toronto 2019

Al grido di: “Io non ho paura”, Bianca Andreescu torna a ruggire nel tennis sempre più atletico e sempre più di potenza che sta dominando sempre più anche fra le donne. Lo fa a Toronto, nel torneo più importante del suo Canada che si alterna di anno in anno, ora gli uomini ora le donne, fra le le due principali città del paese. Lo fa ancora una volta da protagonista, prendendo a spallate le avversarie come a marzo, quando si era conquistata le luci della ribalta, imponendosi al torneo di Indian Wells e cominciando a riscrivere la storia delle racchette canadesi.
Ahilei, la ragazza, nata in Ontario il 16 giugno del 2000, che ha cominciato a giocare a tennis in Romania a 7 anni, dove i genitori ingegneri erano rientrati dopo una prima esperienza nell’Eldorado con la foglia d’acero, e dagli 11 è sotto la Federtennis canadese, è soggetta a frequenti infortuni.
Ha cominciato nel 2016, quando spopolava a livello juniores dominando l’Orange Bowl, ma si fermò per sei mesi per una serie di problemi ad anca e piede sinistro.
Ha continuato all’indomani del primo urrà fra i pro, sul cemento del deserto della California, dopo aver sforzato troppo la spalla. E, curiosamente, è tornata protagonista battendo proprio contro quella Sofia Kenin alla quale aveva dato via libera al Roland Garros di maggio per il riacutizzarsi dei dolori al braccio, l’ultima avversaria che l’abbia battuta, sul campo, a febbraio, ad Acapulco.
Anche se era chiaro, dopo i successi su Bouchard, Kasatkina, Bertens e Karolina Pliskova, che la piccola trottolina a stelle e strisce non possedesse il peso specifico per stoppare la scatenata “Brandescu”, né la personalità per opporsi all’eroina di casa. Che, a 19 anni appena, punta a riscrivere il nome di una canadese nell’albo d’oro dal 1969, dopo la finale derby fra Faye Urban e Vicky Berner.
Dodici mesi fa era fuori dalle prime 200 del mondo, a gennaio era fuori dalle prime 100 e, dopo quattro mesi senza tennis, dopo aver battuto sei delle “top 10”, dopo aver trascorso quasi 11 ore in campo ai Canadian Open, festeggia la terza finale della stagione contro la ritrovata Serena Williams, e da lunedì il primo ingresso fra le “top 20”.

Bianca è tutta incerottata, si fa continuamente massaggiare ed aiutare dai fisioterapisti, ha finito esausta la semifinale contro la Kenin, sicuramente non ha nelle gambe tante partite dopo il lungo stop e sicuramente non sta esprimendo il tennis di marzo. Ma ha ricominciato a sciorinare il suo gioco scoppiettante, alternando terribili bordate da fondo a smorzate e discese a rete in controtempo che hanno conquistato i grandi del passato, a cominciare da Martina Navratilova, e che confondono la regolarità delle avversarie. Eppoi ci mette sempre l’anima, spinta dal pubblico di casa che l’adora e dalla rabbia di chi ha rischiato di perdere tutto per gli infortuni. “Di sicuro c’è un po’ di pressione, ma non ho niente da perdere. Vedremo come andrà. Cerco solo di provarci e di vivere il presente, dopo tutto quello che ho passato. Gli ultimi mesi sono stati così duri. Essere riuscita a resistere è davvero incredibile. E’ incredibile: sono in finale alla Rogers Cup. Arrivando qui avevo zero aspettative”
Non è l’ennesima picchiatrice alla cieca, è molto di più, con quelle mani sensibili come Martina Hingis e il cervello fino. “Fin dai 14 anni faccio meditazione. La prima cosa che faccio, quando mi sveglio, non guardo i messaggi sul cellulare, ma mi metto a pensare dal profondo, faccio visualizzazione creativa per un quarto d’ora. Entrare in connessione con corpo e mente mi aiuta a cominciare al meglio la giornata. Molti lavorano soprattutto sul fattore atletico, io credo che il mentale sia il più importante perché la mente controlla il corpo”.
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