Chiudi
Il milanese Marco Rossani è uno degli stringer ufficiali dei Championships: sulla sua macchinasono passateanche le racchette di Matteo. Attenzione alla sostenibilità (abolite le buste di plastiche in sala incordatura) e alle previsione del tempo, perché “Le condizioni climatiche incidono molto sulle scelte nella taratura”
di Enzo Anderloni | 08 luglio 2019
Anche quest’anno l’italiano più a lungo in gara a Wimbledon sarà lui: Marco Rossani. E proprio oggi, nel giorno più caldo per noi, quello della sfida sul Centre Court tra Matteo Berrettini e Roger Federer, ottavi di finale dei Championships, sulla sua macchina incordatrice elettronica, la n. 7 della sala "stringer", sono passate le racchette dell'azzurro.
La perfetta messa a punto degli attrezzi per questa partita ricca di attese e suggestioni passa dalle sue mani e dalla sua esperienza. Per le cinque Head Extreme Pro, piatto da 100 pollici quadrati, pattern d'incordatura 16x19, affidate a Rossani, Matteo aveva chiesto di montare la solita corda, un sintetico monofilamento della Signum Pro, il modello Firestorm, alla tensione di 23 chilogrammi per le verticali e 22 kg per le orizzontale. Il tutto pronto per le ore 12.30. E Marco ha eseguito, con la perizia di sempre, l'incordatura a 4 nodi (cioè eseguita utilizzando due spezzoni di corda) seguendo le specifiche riportate sulla ricevuta, che viene avvolta sopra il manico di ogni telaio e fissata con un elastico. Nell'osservare il dettaglio si nota anche l'abitudine di Berrettini di rivestire il cuoio con un overgrip particolare, il Tournagrip, come quello che usava Pete Sampras: garantisce un'ottimo assorbimento del sudore e una presa più salda, sicura anche ai grandi battitori.
Il primo nostro rappresentante nel team ufficiale degli incordatori è arrivato a Londra alla vigila del torneo di qualificazione, il 23 giugno. E da allora sta tritando una racchetta dopo l’altra, concentrato sulla parte artigianale del suo lavoro quasi con sollievo. È fatica fisica quotidiana e concentrazione sulla qualità del singolo pezzo: una semplice incordatura o una qualche piccola customizzazione. Niente a che vedere con lo stress degli Internazionali BNL d’Italia dove Marco è il punto di riferimento del team, di tutta l’organizzazione nella ‘buca’ degli incordatori, sotto il Campo centrale.
Eppure dopo qualche giorno a Londra, nonostante l’abitudine, le dita sono distrutte. Colpa della durezza di certi monofilamenti in poliestere che sembra fil di ferro. Ma ormai l’esperienza è tanta e consente di gestire anche questo stress fisico.
Una delle tante valenze che deve avere oggi un incordatore professionista cui non basta più solo saper sfornare piatti corde perfetti in 20 minuti. Deve saper pianificare, consigliare. E possibilmente essere anche un esperto in meteorologia.
“Le condizioni climatiche sono un elemento fondamentale per le scelte che i giocatori fanno per la taratura delle loro racchette. Se il clima è stabile come in questi primi giorni del torneo di Wimbledon, il nostro lavoro è semplice e fila via liscio. Gli atleti si affidano alle tensioni abituali, vanno sul sicuro. Anche con il caldo e con i campi piuttosto duri non ci sono variazioni importanti. Qualcuno ha voluto mezzo chilo di tensione in più, ma non è una variazione significativa. Ben altra cosa è quando arriva il brutto tempo”.
Come ci si regola in questi casi?
‘L’ultima edizione degli Internazionali BNL d’Italia, con un’intera giornata cancellata per la pioggia e numerosi altre sospensioni del gioco, è stata massacrante ma ci ha insegnato molto. È stata anche quella durante la quale abbiamo avuto le maggiori soddisfazioni. Può sembrare un paradosso ma nei sette anni che ho vissuto nella “buca” degli incordatori ufficiali del torneo, questo è stato quello in cui abbiamo ricevuto maggiori attestati di gratitudine dai giocatori. Sono venuti praticamente tutti a salutarci di persona prima di partire. E avevano il sorriso di chi va a trovare un amico che ti ha dato una mano in un momento delicato e importante della tua attività”.
⏱ 1 minute 19 seconds ⏱
— Wimbledon (@Wimbledon) 4 luglio 2019
The @babolat racket stringing challenge - easy work for @jordanthommmo2...#Wimbledon pic.twitter.com/mcxB6AbV3W
Come avete affrontato l’emergenza maltempo?
“I giocatori in quel frangente sentivano il bisogno di essere seguiti, direi quasi accuditi sul versante dell’attrezzatura, che per loro è fondamentale. Che poi è ciò che un bravo stringer deve saper fare. Ci hanno ‘messaggiato' a qualunque ora, hanno preso l’abitudine di avere un riferimento diretto all’interno del team, una persona, sempre la stessa, che lavorasse sulle loro racchette. Ci siamo scambiati il numero di cellulare, alla fine si è creata quasi un’intimità tra i tennisti e noi ‘meccanici' delle loro racchette. Il canale di comunicazione è stato soprattutto whatsapp, perché era fondamentale avere indicazioni scritte, evitare i fraintendimenti. Non ci sarebbe stato tempo per rimediare”.