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Tra i “grandi vecchi” di allora spuntò un ragazzino con il codino di neanche vent'anni: era Federer. Il 2 luglio batté Sampras e ne prese il testimone. Il torneo lo vinse Ivanisevic. Dei primi 30 di allora, solo Roger e Robredo giocano ancora
di Alessandro Mastroluca | 16 giugno 2019
Ha giocato la 68a partita ai Championships, ma la rivoluzione la scrive dalla parte sbagliata. Il più vincente a Wimbledon nell'era Open abdica. Quel 2 luglio avrebbe dovuto festeggiare la centesima vittoria in carriera sull'erba. Invece a far festa è un ragazzo che non ha vent'anni ancora, con la coda di cavallo e la bandana.
Il 2 luglio del 2001 Roger Federer batte Pete Sampras sul Centrale di Wimbledon per 7-6(7) 5-7 6-4 6-7(2) 7-5
È un'estate, quella del 2001, che sa di nuovo inizio e malinconia, di cose perdute e incertezze sul futuro. Le torri gemelle sono ancora il punto focale della skyline di New York, al cinema è da poco uscito il primo capitolo della saga di Fast and Furious, e in pochi mesi uscirà anche il primo Harry Potter. È l'anno di Windows XP e del T68, uno dei primi cellulari con schermo a colori. Anche il piccolo mondo antico del tennis sta per cambiare padrone e futuro, ma ancora non lo sa.
Wimbledon 2001 è il primo Slam con 32 teste di serie. La volontà di aumentarle (da 16) è già emersa un anno prima, quando due dei migliori giocatori sulla terra battuta, Alex Corretja e Albert Costa, hanno boicottato il torneo. Il comitato dei Championships, infatti, mantiene libertà assoluta sulla definizione delle teste di serie. Cerca di privilegiare chi gioca meglio sull'erba, ma la discrezionalità non piace a tutti, e verrà limitata con l'introduzione della formula che conosciamo oggi in cui si aggiungono ai punti Atp dei primi 32 in tabellone quelli delle ultime due stagioni sull'erba, con peso decrescente. Ma chi è testa di serie non può più, come invece succedeva allora, essere escluso dalla lista per far posto a uno specialista dell'erba.
Federer in quell'edizione di Wimbledon perderà ai quarti contro Tim Henman, il Timbledon cui era ancora intitolata la collinetta di Church Road che oggi conosciamo come Murray Mount. Henman le prova tutte ma non spegne, in semifinale, la favola che trasforma quel torneo in un ultimo, surreale, giro di giostra per un'epoca intera.
Perderà contro Goran Ivanisevic, che ha un mese meno di Sampras ma alla vigilia del torneo è ancora più triste, solitario e finale. È fuori dai 100, ha chiesto una wild card per giocare. Dopo due settimane, il suo ultimo tentativo di stupire è sì finale ma non ha più niente di triste e solitario. Si gioca il titolo di lunedì, contro Pat Rafter, di oltre un anno più giovane, che a fine stagione lascerà il tennis. È una finale atipica, con un pubblico più giovane e meno composto di quanto la tradizione nella cattedrale del tennis vorrebbe.
Ivanisevic, che i bookmaker davano 150 a 1, è il campione di Wimbledon con la più bassa classifica nell'era Open. Il suo è l'ultimo squillo di una generazione, di una stagione, di un’epoca.