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Eventi internazionali

Visto da Roma il favorito a Parigi è Djokovic

Nella finale annunciata tra Nadal e Djokovic i bookmakers danno vincente Rafa ma il serbo ha in mente solo il sogno ‘Grande Slam’ e al Foro Italico è partito 'ad handicap'. Gli IBI 19 hanno detto anche che i due grandi vecchi, Federer e Del Potro, entrambi rientranti a Parigi, per motivi diversi, sono ancora in grado di battere chiunque. Anche sul ‘rosso’

di | 23 maggio 2019

Djokovic calcia pallina

E' scoccata l’ora del sorteggio al Roland Garros ma sappevamo già quasi tutto sugli Open di Francia. O perlomeno i fatti principali: ce li aveva raccontati Roma, con i suoi Internazionali BNL d’Italia che, anticipando lo Slam francese così da vicino, hanno svelato con una settimana di anticipo lo stato delle cose.

1)Il vero favorito è Nole - Tutti sanno benissimo che la finale a Parigi è già praticamente scritta: Novak Djokovic contro Rafael Nadal. Guidano le rispettive metà del tabellone essendo le prime due teste di serie e hanno dimostrato entrambi una condizione molto buona. Inoltre, sulla distanza dei cinque set le sorprese sono più rare: due demolitori come loro, sia pure con stili diversi, sono difficilissimi da sorprendere sul ‘rosso’.

La notizia in più che viene da Roma è che in realtà il grande favorito è Nole, a dispetto della sua affermazione nel dopo partita romano, che indicava in Rafa, il favorito designato in qualunque torneo sul mattone tritato.

Il n.1 del mondo e vincitore di 15 Slam aveva dato prova della sua preparazione vincendo il Masters 1000 di Madrid. Poi a Roma il caso gli ha riservato una trafila mostruosa per guadagnarsi la finale: due partite in un giorno il giovedì (come Nadal), due match serali durissimi consecutivi il venerdì dei quarti e il sabato delle semifinali, contro Del Potro e Schwartzman. In particolare il match contro il ‘martello di Tandil’ è stato ai limiti delle attuali possibilità tennistiche. Scambi infiniti e ripetuti con colpi di potenza devastante. Tre ore di match da cineteca. Effettivamente domenica in finale contro Nadal il serbo era un’ameba.

In più, come ha spiegato con dovizia di particolari tecnici, le due battaglie precedenti la finale erano state disputate su campi che, la sera, dopo le piogge ripetute, erano molto pesanti. E contro giocatori che tirano forte dritto per dritto. Dunque si trattava di combattere impattando la palla quasi sempre all’altezza della vita. Di colpo, domenica, da bello cotto, si è trovato di fronte, su un campo più asciutto e più veloce, un avversario la cui palla rimbalza molto alta, in virtù dello spin. Dunque doveva essere efficace impattando molto più in alto, spessissimo all’altezza delle spalle.

Questo Djokovic lo sa fare benissimo. Non a caso, anche da ‘cotto’, dopo il clamoroso ‘cappotto’ del primo set (il primo 6-0 nella rivalità tra lui e lo spagnolo) è riuscito a vincere il secondo (senza fare in fondo niente di davvero particolare). Nadal ha giocato comunque un ottimo match, con fiducia maggiore dei tornei precedenti e ha meritato il trionfo su un Djokovic che andava lentamente spegnendosi.

Morale: a occhio, Djokovic in condizioni normali con questo Nadal ( che è un buon Nadal ma non quello mostruoso di qualche stagione fa) vince. Perché sa come deve giocare. A un certo punto della loro rivalità infinita (54 sfide) ha trovato la chiave della cassaforte spagnola. Se i numeri, le sue 28 vittorie contro le 26 del maiorchino, farebbero pensare a un sostanziale equilibrio tra loro, una maggiore attenzione sull’evoluzione del confronto è rivelatrice di un cambio di passo. Nelle ultime cinque stagioni (dal 2015 in poi, anno del successo di Djokovic a Parigi) si sono incontrati 12 volte: 9 volte l’ha spuntata Nole. E soprattutto l’ha spuntata entrambe le volte che il loro confronto è stato a livello di Grande Slam.

Il grande paradosso è che forse oggi Nadal, che nel tempo è diventato un giocatore più offensivo, perché anche lui, come Federer, avanza con gli anni e non si può permettere di sprecare troppe energie nella corsa, potrebbe subire di più proprio sulla terra battuta. Spesso infatti la profondità dei suoi colpi nello scambio non è quella di una volta. E su quei rimbalzi alti e arrotati, ma più corti, Djokovic va a nozze. Nole ha un solo chiodo fisso quest’anno: il Grande Slam. E quando si fissa…

Federer e Del Potro grandi mine vaganti – Roger Federer e Juan Martin del Potro sono sti i due grande ‘revenant’ sulla terra battuta di Roma. Il primo mancava da tre anni per motivi vari, tra le scelta strategiche e quelle fisioterapiche. Dallo stesso tempo mancava da Parigi. Quest’anno al Maestro “ha punto vaghezza”, cioè è venuta di nuovo la voglia, di giocare sul ‘rosso’. La cosa tra l’altro gli riesce bene, viste le partite giocate, perse o vinte che siano state, a Madrid e Roma. La sensazione è che si tratti una sfida che lo inziga. Conseguenza: occhio al vecchio, immenso Roger. Non dà garanzie di successo finale. Ma prendendo un match alla volta, come sempre può battere chiunque. Davvero chiunque. Anche sul ‘rosso.

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