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-9 giorni al tuo biglietto per il Foro Italico 2023. 9 come…

Mancano 9 giorni all’apertura della biglietteria per la prossima edizione del torneo romano, in programma al Foro Italico di Roma dal 10 al 21 maggio 2023. Nove come le vittorie italiane nell’albo d’oro del torneo

di | 07 luglio 2022

Nicola Pietrangeli

Nicola Pietrangeli

L’appuntamento è per il 10 maggio 2023 ma già si scalda l'atmosfera in vista del ritorno dei grandi campioni al Foro Italico. Fra nove giorni si aprirà la biglietteria per l'edizione numero 80.

Per tutti i tesserati FIT ci sarà una straordinaria opportunità: sarà infatti possibile acquistare biglietti e abbonamenti con il 20% di sconto.

La promozione è valida per un limite di un biglietto per sessione (per massimo tre sessioni) o di un abbonamento e sarà disponibile solamente sul sito ufficiale del torneo. Naturalmente, la prelazione sarà garantita agli abbonati 2022, che potranno usufruirne con queste tempistiche:

  • dal 15 luglio al 21 settembre 2022 sarà possibile confermare il medesimo posto acquistato per l’edizione 2022;
  • dal 22 al 28 settembre 2022 sarà possibile effettuare, solo se non si è già proceduto alla conferma del vecchio posto, il cambio posto tra quelli non confermati;
  • dal 29 settembre 2022 tutti i posti non confermati potranno essere acquistati in vendita libera.

LE NOVE VITTORIE AZZURRE NELL’ALBO D’ORO DI ROMA

Sono pochissimi i tornei internazionali di lunga tradizione che possono dirsi davvero internazionali sin dalle origini, come i nostri di Roma. A Wimbledon giocarono praticamente sono britannici per le prime le prime 30 edizioni, lo Slam Parigino fu per anni un campionato francese. E lo stesso discorso vale per l’Open degli Stati Uniti e quello d’Australia dove la collocazione geografica ha limitato l’internazionalità per molto tempo, a causa della difficoltà di affrontare viaggi lunghi via mare.

La dimensione internazionale è invece molto evidente in Italia sin dalla prima edizione, organizzata al Tennis Club Milano dal Conte Alberto Bonacossa, che riuscì ad avere subito in tabellone stelle come lo statunitense Bill Tilden (allora già due volte vincitore a Wimbledon, 7 a New York e una a Parigi) e la spagnola Lili De Alvarez (già tre volte finalista a Wimbledon). E furono proprio loro a sollevare i trofei nel torneo inaugurale.

Per questo motivo assumono ancora maggiore importanza i 9 successi azzurri, 6 in campo maschile e tre in campo femminile: i nostri giocatori infatti hanno dovuto sin dall’inizio misurarsi con i migliori del mondo e quando sono riusciti a imporsi l’hanno fatto esprimendo un tennis di valore assoluto. Come quello che in questi ultimi anni stanno mostrando i vari Matteo Berrettini o Jannik Sinner, in grado di giocare alla pari con i primissimi della classifica mondiale.

Ma riavvolgiamo il nastro del tempo e andiamo a ripercorrerle queste strepitose vittorie, con l’auspicio che presto ne arrivi una nuova che faccia raggiungere all’Italia la doppia cifra nell’albo d’oro.  

1931

Finale: Lucia Valerio (Ita) b. Dorothy Andrus (Usa) 2-6 6-2 6-2

Lucia Valerio nasce nel 1905 con la racchetta in mano e trascorre tutta la vita sugli amatissimi campi del Tennis Club Milano. E’ un’agonista accanita e intelligente, tesse le sue trame di gioco con metodicità e pazienza certosina. In Italia non ha rivali (vince gli Assoluti per dieci anni di fila, dal ’26 al ’35) ma si fa rispettare anche in campo internazionale si fa rispettare: si qualifica per i quarti di finale a Wimbledon, nel 1933, ma anche a Parigi, due volte: nel 1931 e ’34.

Dal 1930 al 1935 è protagonista quasi incontrastata degli Internazionali: nella prima edizione è sconfitta in finale da Lilì de Alvarez (con la quale vince il doppio) ma conquista il titolo l’anno dopo firmando anche il misto con Pat Hughes.

1933

Finale: Emanuele Sertorio (Ita) b. Martin Legeay (Fra) 6-3 6-1 6-3

Nato a Genova nel 1902, Emanuele Sertorio è stato un giocatore brillante con due titoli italiani nel palmares, nel ’28 in singolare e nel ’31 in doppio con Placido Gaslini.

Trovò la sua settimana di gloria agli Internazionali del ’33 dove, accreditato della testa di serie n. 6, superò lo jugoslavo Franjo Puncec e poi i francesi Jean Lesueur e Andre Martin-Legeay, più quotati di lui.

Sfiorò la doppietta in coppia con Giovanni Palmieri, battuto nella finale del doppio dagli stessi Lesueur e Martin Legeay in quattro set.

1934

Finale: Giovanni Palmieri (Ita) b. Giorgio De Stefani (Ita) 6-3 6-0 8-6

Nato a Roma nel 1906, Palmieri era per tutti ‘Giovannino’. Campione dallo stile inconfondibile, con uno dei migliori rovesci del suo tempo, Sempre sorridente elegante e profumato, un tocco di brillantina sui capelli lisci e l’immancabile sigaretta al termine di ogni partita. La correttezza e la sportività in campo e fuori, l’innata signorilità senza mai dimenticare le umili origini di raccattapalle, gli fanno guadagnare una popolarità fino ad allora sconosciuta ad una disciplina destinata quasi esclusivamente a un’élite privilegiata. Batte ripetutamente diversi dei più forti giocatori dell’epoca come Bunny Austin, Gottfried Von Cramm, Roderich Menzel. In Coppa Davis supera il n. 3 del mondo, il giapponese Satoh in un match rimasto memorabile.

Domina gli Internazionali del ’34 da outsider imponendosi sia in singolare sia in doppio con l’irlandese Rogers e nella sua Roma, l’anno dopo, perde la finale da favorito contro l’americano Wilmer Hines.

1950

Finale: Annelies Ulstein Bossi (Ita) b. Joan Curry (Gb) 6-4 6-4

Annelies Ullstein, tedesca nata nel 1915 a Dresda, sposa un promettente giocatore italiano, Renato Bossi, scomparso prematuramente, poi Giorgio Bellani, impareggiabile radio e telecronista. Elegante, affascinante e ottima tennista, unica italiana ad essere inclusa, nel ’49 e ’50, nella classifica delle prime dieci del mondo stilata dal giornalista britannico Lance Tingay.

E’ presente per otto edizioni nei tornei dello Slam, disputa venti match, ne vince dodici ed è semifinalista al Roland Garros del ’49. Nel ’51 a San Remo batte Louise Brough, la vincitrice di tre Wimbledon, ma la ciliegina sulla torta della sua carriera è l’affermazione agli Internazionali del ’50 dove è testa di serie n.3 (la n.1 è la diva Usa Gussie Moran) che conquista battendo in semifinale la statunitense Scofield e in finale l’inglese Patricia Curry.

1955

Finale: Fausto Gardini (Ita) b. Giuseppe Merlo (Ita) 1-6 6-1 3-6 6-6 (ritiro)

Nato a Milano nel 1930, Fausro Gardini è un mix esplosivo di volontà, generosità, carattere e forza agonistica. Sul campo corre come un cammello, con le gambe lunghe un chilometro che se vanno per conto proprio, spadella il suo diritto antiestetico, non molla una palla, anzi prima di mollarla magari se la mangia e ci muore sopra.

Pur appartenendo alla buona società milanese Fausto rappresenta il prototipo del “ragazzaccio” di strada, altruista e generoso: emerge dalle nefandezze post belliche e si batte - novello Don Chisciotte - contro i mulini a vento e i campioni dell’epoca e il più delle volte ne esce vincitore. Conquista cinque titoli italiani a seguire, abbandona l’attività a 25 anni, la riprende a 31 e ne cattura altri due prima di ritirarsi definitivamente. Vince gli Internazionali del ’55 battendo in una finale dai contorni burrascosi l’antico rivale

Beppe Merlo che deve ritirarsi per crampi sul punteggio a suo favore di 6-1 1-6 6-3 6-6.

1957

Finale: Nicola Pietrangeli (Ita) b. Giuseppe Merlo (Ita) 8-6 6-2 6-4

Nato a Tunisi nel 1933, Nicola Pietrangeli è fenomeno fisico oltre che tennistico e per giunta dotato di un talento straordinario che gli permette di competere con due generazioni e di tenerne a battesimo una terza attraverso una carriera costellata di prestigiosi successi.

Giocatore di grandissima classe e di eleganza estrema può concedersi il lusso di dare del tu alla palla domandola a proprio piacere, specialmente con il rovescio, il suo colpo d’antologia. Conquista 24 titoli nazionali, 7 di singolo e 17 di doppio, gli Internazionali del ’57 battendo in semifinale Budge Patty e in finale Beppe Merlo.

A Wimbledon gioca per diciotto anni raggiungendo - unico italiano nella storia – una semifinale in singolare e una finale di doppio a fianco dell’immancabile Sirola con il quale conquista un Roland Garros e undici titoli italiani. All’ombra della Ville Lumiere s’impone anche in singolare e due volte è battuto in finale da Manolo Santana. E per concludere in Coppa Davis disputa la bellezza di 164 match fra singolo e doppio vincendone 120, porta l’Italia due volte in finale (1960 e ’61) e la conquista nel 1976 come capitano.

1961

Finale Nicola Pietrangeli (Ita) b. Rod Laver (Aus) 6-8 6-1 6-1 6-2

Nel 1961, Centenario dell’Unità d’Italia, gli Internazionali si giocarono a Torino, sui campi dello Stampa Sporting. C’erano tutti i più forti giocatori del momento, anche gli australiani vincitori della Davis non ancora ammaliati dalle sirene del professionismo. E fu un capolavoro di Nicola Pietrangeli a celebrare degnamente il tricolore. Per il suo secondo titolo si prese la briga di superare in semifinale Roy Emerson, vincitore sull’erba degli Open d’Australia ma trafitto sistematicamente dai passanti dell’azzurro nel vano tentativo di imporre il suo serve and volley. Nel match decisivo cedette solo il primo set alla stella nascente del tennis mondiale, quel Rod Laver che l’anno dopo avrebbe completato il primo dei suoi due Grand Slam. Fu una lezione di tennis su terra battuta: precisione, regolarità, profondità di palla. La tattica che alternava smorzate mancine per chiamare a rete Pietrangeli per poi passarlo con l’incrociato stretto funzionò solo in avvio. Quando Il vincitore di Parigi 1959 e ’60 si fu scaldato per bene, il pur velocissimo australiano raccolse solo 4 game in tre set.

1976

Finale: Adriano Panatta (Ita) b. Guillermo Vilas (Arg) 2-6 7-6 6-2 7-6

Nato Roma nel 1950, Adriano Panatta è l’emblema e il trascinatore di quell’ltalia tennistica che con lui raggiunge il massimo dell’espansione e della popolarità. Quando scende in campo si realizza il tutto esaurito nelle arene e si conquista – insieme a Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli - una storica Coppa Davis.

Adriano è il più classico dei giocatori d’attacco, la sua volée alta di rovescio passa alla storia e viene etichettata come "veronica". Le sue prestazioni molto spesso sono caratterizzate da clamorose rimonte e match vietati ai deboli di cuore: agli Internazionali debutta nel ’68 e fino al ’75 non supera mai il terzo turno. Nel 1976 invece, fra una peripezia e l’altra, li vince: batte Warwick al primo turno salvando 11 match-point (10 sul servizio dell’australiano), nei quarti s’incarta contro Harold Solomon che su un punto contestato decide di tornarsene a casa, quindi in finale batte Guillermo Vilas in quattro set. Sfiora il bis nel ’78 ma in finale deve arrendersi a Borg che lo supera in quattro frazioni.

1985

Finale: Raffaella Reggi (Ita) b. Vicki Nelson-Dunbar (Usa) 6-4 6-4

Faentina, classe 1965, Raffella Reggi si batte con generosità contro i mostri sacri degli Anni Novanta ma non riesce mai a spuntarla: da Chris Evert è battuta nei quarti di finale del Roland Garros ’87, negli altri tornei dello Slam è sconfitta al quarto turno due volte da Gabriela Sabatini e Steffi Graf e una volta da Helena Sukova. Un titolo Slam comunque riesce a conquistarlo ed è quello di misto in coppia con Sergio Casal agli U.S. Open del 1986. Nell’aprile del 1988 raggiunge la tredicesima posizione nella classifica mondiale.

Agli Internazionali d’Italia è eliminata tre volte nei quarti di finale; li vince nel 1985 nell’edizione in tono minore organizzata a Taranto. In coppia con Alessandra Cecchini si afferma anche in doppio, ma nell’uno e l’altro caso la soddisfazione è soprattutto quella di iscrivere il proprio nome nell’Albo d’oro della manifestazione.

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