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-3 giorni al tuo biglietto per il Foro Italico 2023. 3 come…

Mancano 3 giorni all’apertura della biglietteria per la prossima edizione del torneo romano, in programma al Foro Italico di Roma dal 10 al 21 maggio 2023. Tre come le finali tutte azzurre, che hanno visto due italiani a contendersi il titolo

di | 13 luglio 2022

Giorgio De Stefani e Giovannino Palmieri, finalisti agli Itnernazionali del 1934

Giorgio De Stefani e Giovannino Palmieri, finalisti agli Internazionali del 1934

L’appuntamento è per il 10 maggio 2023 ma già si scalda l'atmosfera in vista del ritorno dei grandi campioni al Foro Italico. Fra tre giorni si aprirà la biglietteria per l'edizione numero 80.

Per tutti i tesserati FIT ci sarà una straordinaria opportunità: sarà infatti possibile acquistare biglietti e abbonamenti con il 20% di sconto.

La promozione è valida per un limite di un biglietto per sessione (per massimo tre sessioni) o di un abbonamento e sarà disponibile solamente sul sito ufficiale del torneo. Naturalmente, la prelazione sarà garantita agli abbonati 2022, che potranno usufruirne con queste tempistiche:

  • dal 15 luglio al 21 settembre 2022 sarà possibile confermare il medesimo posto acquistato per l’edizione 2022;
  • dal 22 al 28 settembre 2022 sarà possibile effettuare, solo se non si è già proceduto alla conferma del vecchio posto, il cambio posto tra quelli non confermati;
  • dal 29 settembre 2022 tutti i posti non confermati potranno essere acquistati in vendita libera.

LE TRE FINALI TUTTE AZZURRE CHE HANNO FATTO STORIA

Vedere in campo due giocatori italiani in finale, in un torneo dalla forte vocazione internazionale che ha esordito con il successo della superstar Bill Tilden e può vantare nell’albo d’oro tutti i più grandi maestri e maestre del gioco (con l’eccezione di quelli meno avvezzi al tennis sulla terra battuta), è un fatto eccezionale. E in effetti da quel 1930 in cui l’iniziativa del Conte Alberto Bonacossa diede avvio agli Internazionali, una finale tutta azzurra si è vista solo 3 volte. Tre momenti che hanno a loro modo lasciato il segno.

1934: Giovannino Palmieri vince il derby nell’ultima edizione milanese

La prima assoluta si ebbe nel 1934, edizione che va agli annali anche per il fatto di essere l’ultima disputata al Tennis Club Milano. Proprio in quell’anno, con un incontro amichevole tra Italia e Svizzera, venne inaugurato a Roma lo stadio del tennis al Foro Mussolini. E nel 1935 il torneo si sarebbe trasferito definitivamente nella Capitale. Il torneo del 1934 si giocò al meglio dei tre fino alle semifinali, previste invece sulla distanza dei cinque set. Le prime teste di serie erano state assegnate proprio agli azzurri Giorgio De Stefani (ambidestro, famoso per il cambio di mano della racchetta grazie al quale giocava il diritto da entrambi i lati del campo) e Giovannino Palmieri (papà di Sergio, attuale direttore del torneo e a sua volta ex -giocatore di livello internazionale). Gli altri grandi favoriti erano gli statunitensi Wilmer Hines e Henry Culley, l’inglese Pat Hughes, l’irlandese George Lyttleton Rogers, gli jugoslavi Franjo Puncec e Josip Palada.

I nostri due favoriti confermarono le attese: Palmieri ebbe la meglio nei quarti su Hines al termine di un match tiratissimo (6-3 11-13 7-5) e in semifinale superò Rogers in tre set senza storia: 6-2 6-2 6-4. De Stefani vinse nei quarti con Palada e in semifinale superò il campione uscente, l’altro azzurro, Emanuele Sertorio. Quest’ultimo era stato favorito anche dalla piccola impresa di un altro giovane azzurro, Stefano Mangold, che era riuscito a battere negli ottavi il formidabile Pat Hughes, prima di arrivare ad affrontarlo, sicuramente appagato, nei quarti.

Favorito nella finalissima De Stefani, secondo le cronache, scese in campo un po’ teso e non trovò risposta alla tattica studiata da Palmieri che alternava velenose smorzate a colpi profondi sul lato sul lato sinistro del campo, dove il diritto (tirato con la sinistra) di De Stefani era meno sicuro. Finì 6-3 6-0 8-6. Giovannino Palmieri sarebbe giunto in finale anche nella successiva adizione, battuto dallo statunitense Hines.

1955: a Fausto Gardini il derby dei crampi

La seconda finale tutta italiana arrivò ventun anni dopo, nel 1955, ed ebbe come protagonisti il milanese Fausto Gardini e il meranese Giuseppe “Beppe” Merlo. Il primo era un combattente indomabile, dallo stile un po’ sgraziato ma capace di mangiarsi letteralmente la pallina piuttosto che cedere un “15”. Merlo era invece famoso per la capacità di colpire la palla con un anticipo incredibile, tutto suo, giocando un pionieristico rovescio a due mani, anche quello tutto suo. Impugnava infatti di diritto a metà manico e, quando passava al rovescio, aggiungeva la mano sinistra sotto la destra. Con quel tennis personalissimo metteva tutti in croce sulla terra battuta al punto di arrivare due volte fino alle semifinali del Roland Garros.

Quell’anno Gardini, già finalista (interzone) con l’Italia in Coppa Davis nel 1952 e quartofinalista al Roland Garros (1953) era accreditato della seconda testa di serie. La n.1 era lo statunitense Budge Patty, campione uscente (e vincitore a Parigi e Wimbledon nel 1950), la n.3 lo statunitense Larsen (vincitore degli Campionati Usa nel 1950), genio scaramantico che ogni tanto discuteva con un uccello che immaginava aver appoggiato su una spalla, la n.4 l’australiano Mervin Rose (che tre anni dopo avrebbe vinto sia a Roma che a Parigi), la n.5 lo svedese Davidson. Merlo non era tra i favoriti. Però battè, tra gli altri, lo spagnolo Gimeno, Mervin Rose, Davidson e in semifinale Budge Patty (con l’eclatante punteggio di 6-0 6-0 8-6).

La finale con Gardini era stata preceduta, poche settimane prima, da un analogo faccia a faccia nella finale del torneo di Firenze, vinta da Gardini perché Merlo, sul punteggio di due set pari, aveva dovuto ritirarsi. Al Foro Italico la vicenda ebbe un epilogo ancora più imprevedibile.

La racconta così Alfonso Fumarola, storica firma del Corriere dello Sport, nel suo volume del 1993 sulle prime 50 edizioni del torneo: “Raggiunto il match-point nel quarto set (ne aveva a disposizione ben due consecutivi!) Merlo cadde a terra in preda ai crampi. L’incontro aveva richiesto lunghi e logoranti palleggi, ma più che la fatica muscolare era stato il dispendio nervoso a bloccare Beppino. Immediatamente Gardini cominciò a gesticolare, invocando l’intervento del giudice-arbitro perché constatasse l’impossibilità dell’avversario a proseguire la finale. Allora gli spettatori che sostenevano Merlo, interpretando come antisportivo l’atteggiamento di Fausto, presero a contestare rumorosamente Gardini. Intanto Beppino, frettolosamente massaggiato, si era rimesso in piedi: ma ormai si muoveva come un automa e, dopo qualche scambio, si afflosciò di nuovo. Sul punteggio di 6 pari, Fausto imboccò il sottopassaggio per gli spogliatoi, senza curarsi più di nessuno, nemmeno dei tifosi più scalmanati che accompagnarono con insulti la sua uscita dal campo centrale. Il titolo era dunque suo”.

1957: il giovane Pietrangeli vince in scioltezza

Fu ancora Beppe Merlo, due anni dopo, il protagonista della terza (e per ora ultima) finale tutta azzurra ma questa volta senza alcun ”drama”. Pietrangeli a 24 anni (6 in meno del rivale) si stava affermando come uno dei più forti giocatori del mondo e tutto sommato arrivò in finale comodamente. Superò in quattro set nei quarti lo statunitense Budge Patty, ormai 34enne, e in semifinale il francese Pierre Darmon che lo aveva battuto l’anno prima in Coppa Davis. I match al cardiopalmo furono il quarto di finale in cui Mervin Rose eliminò in 5 set (7-5 2-6 6-1 8-10 6-3) il grande favorito del torneo, il suo connazionale Lew Hoad, e la successiva semifinale. Beppe Merlo fu infatti capace di battere lo stesso Rose al termine di una lunghissima battaglia, terminata 1-6 7-5 6-4 1-6 6-4.

Il meranese arrivò all’atto decisivo ancora una volta piuttosto provato mentre Pietrangeli era pimpante: sollevò per la prima volta la coppa dopo essersi imposto 8-6 6-2 6-4. Si sarebbe ripetuto 4 anni dopo nell’edizione torinese dei 100 anni dell’unità d’Italia, battendo nientemeno che l’australiano Rod Laver, ancora oggi l’unico ad aver completato due volte il Grande Slam.

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