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Mancano 2 giorni all’apertura della biglietteria per la prossima edizione del torneo romano, in programma al Foro Italico di Roma dal 10 al 21 maggio 2023. Due come le occasioni in cui un giocatore italiano ha battuto il n.1 del mondo agli Internazionali
di Enzo Anderloni | 14 luglio 2022
L’appuntamento è per il 10 maggio 2023 ma già si scalda l'atmosfera in vista del ritorno dei grandi campioni al Foro Italico. Fra due giorni si aprirà la biglietteria per l'edizione numero 80.
Per tutti i tesserati FIT ci sarà una straordinaria opportunità: sarà infatti possibile acquistare biglietti e abbonamenti con il 20% di sconto.
La promozione è valida per un limite di un biglietto per sessione (per massimo tre sessioni) o di un abbonamento e sarà disponibile solamente sul sito ufficiale del torneo. Naturalmente, la prelazione sarà garantita agli abbonati 2022, che potranno usufruirne con queste tempistiche:
Negli albi d’oro e in quelli dei record vanno le vittorie che lasciano un segno nella storia. Però ci sono partite che non mettono in palio un titolo ma restano per sempre incise nella memoria e portano il vincitore in una dimensione particolare, vagamente eroica.
E’ il caso delle piccole imprese compiute a Roma da Filippo Volandri nel 2007 e da Fabio Fognini dieci anni dopo, nel 2017, quando si trovarono a dover fronteggiare al Foro Italico quelli che al tempo erano i n.1 del mondo, i primi del ranking ATP.
E riuscirono a batterli, regalando entusiasmo ed emozioni uniche al pubblico più caldo del circuito. Anche perché non si trattava di due n.1 di passaggio, i nomi sono tra i giganti nella storia del nostro sport, quelli di Roger Federer e Andy Murray. Ma andiamo con ordine.
2007 – Volandri b. Federer 6-2 6-4
Nel 2007 la situazione del tennis maschile italiano non era florida come l’attuale. L’anno precedente avevamo festeggiato la prima grande affermazione delle nostre ragazze, il trionfo nella allora Fed Cup, conquistato da Francesca Schiavone, Flavia, Pennetta, Roberta Vinci, Mara Santangelo e Tathiana Garbin in quel di Charleroi, quando superarono in finale il Belgio di Justine Henin. Tra i maschi non si brillava: alla vigilia del torneo del Foro Italico avevamo 4 giocatori tra i primi 100: Filippo Volandri n.53, Potito Starace n.63, Simone Bolelli n.76 e Andreas Seppi n.96. Speranze, in un tabellone dove il n.1 era Roger Federer, il n.2 Rafael Nadal, il n.3 Andy Roddick, il n.5 Novak Djokovic, se ne cullava davvero pochine.
E invece Filippo, uno dei migliori atleti del circuito, grande specialista della terra battuta, servizio spesso discusso, rovescio da antologia, mise a punto quella settimana una condizione ideale. Primo turno di rodaggio, lontano dai riflettori, contro il russo di origini georgiane Teimuraz Gabashvili. Poi il primo lampo, una grande partita con un avversario di grande prestigio, il francese Richard Gasquet, allora n.13 del mondo: Volandri si impone 6-4 6-7(5) 6-4 e porta a casa uno scalpo che avrebbe anche potuto appagarlo. Negli ottavi lo aspetta sua Maestà Roger Federer.
Il fuoriclasse svizzero è nel pieno dalla sua strepitosa carriera. Ha 27 anni e oltre a comandare la classifica mondiale ha già messo nel palmares 3 titoli agli Open d’Australia (2004, 2006, 2007), 4 vittorie a Wimbledon (2003, 2004, 2005, 2006) e 3 agli Us Open (2004, 2005, 2006). Fanno 10 Slam, cui vanno aggiunte tre vittorie alle ATP Finals. Roger è già un monumento: gira il mondo con il grande australiano Tony Roche a fargli da coach. L’anno prima a Roma ha giocato una finale strepitosa, perdendo al quinto set contro Rafael Nadal, dopo aver avuto a disposizione due match-point. Speranze per Filippo? Poche.
E invece quel giovedì 10 maggio 2007 Volandri è meglio di Nadal. Impone da subito il suo ritmo che lo svizzero, falloso, non riesce a tenere. L’azzurro scappa via 3-0 e non si fa riprendere più da un Federer che fatica a tenere il servizio. Il primo set è targato Italia in soli 41 minuti.
All’inizio del secondo lo svizzero cerca di arginare un Volandri strabordante ma i fantasmi della sconfitta in finale del 2003 contro lo spagnolo Felix Mantilla, una delle più incredibili opportunità mancate da Roger e una delle sue peggiori prestazioni sul “rosso”, sembrano bloccarlo. Il livornese scappa via, 4-2, e non si fa riprendere più. Il Centrale è una bolgia che urla “Filo, Filo” e quando Federer sbaglia l’ultimo diritto avvolge Volandri che si sdraia incredulo sull’argilla rossa.
Non si fermerà lì. Nei quarti, con un'altra super prestazione, rifilerà un 6-2 6-3 al ceco Tomas Berdych n.12 del mondo. Riuscirà a fermarlo solo, in semifinale, il cileno Fernando Gonzalez, n.7 del mondo, detto “mano de piedra” per la potenza devastante del suo diritto.
2017 – Fognini b. Murray 6-2 6-4
Quello che succede al Foro Italico nel 2017, 10 anni dopo l’impresa di Filippo Volandri, ha un valore decisamente simbolico. Protagonista della vicenda è Fabio Fognini, il campione che fa da trait d’union tra i grandi successi del tennis femminile azzurro e l’esplosione della nuova generazione di quello maschile.
E’ lui il leader della squadra che arriva a giocarsi le semifinali di Coppa Davis nel 2014, a Ginevra contro la Svizzera di Federer. E’ lui che vince uno Slam, nel 2015, in doppio agli Open d’Australia nel 2015. E’ lui a bordo campo a fare il tifo per Flavia Pennetta quando, sempre nel 2015, trionfa su Roberta Vinci nella finale tutta italiana degli Us Open. Lui che diventa il marito di Flavia nel giugno del 2016. Lui che nel giugno del 2019 avrebbe riportato un italiano tra i primi 10 del mondo, dai tempi di Panatta e Barazzutti.
Ebbene, in quel maggio del 2017, sotto i pini marittimi del Foro, gli capita al primo turno di tenere a battesimo un certo Matteo Berrettini che si è guadagnato una wild card per il tabellone, passando attraverso le Pre-qualificazioni.
Un Berrettini emotivamente paralizzato quel giorno sul Centrale, davanti ai suoi, nel cuore della sua città. Il classico blocco dell’esordiente che può capitare quando uno è intelligente ed emotivo, per cui capisce fin troppo la situazione, il fatto che sta vivendo il suo sogno di ragazzino. Finisce 6-1 6-3 per Fognini, una partita-disastro: eppure è un inizio. La prima apparizione, per quanto balbettante, del nuovo grande campione con il tricolore sul cuore.
Fabio incassa il regalo di quel match senza sudore e il turno dopo dipinge un capolavoro. Quando sta bene ed è in giornata sulla terra battuta non ce n’è per nessuno. Lo sa persino Rafael Nadal, il più forte di sempre sul ‘rosso’, che contro di lui è finito ko più di una volta. Figuriamoci Andy Murray, che pure è il miglior Murray di sempre, quello che nella seconda parte del 2016 ha vinto il suo secondo Wimbledon, il secondo oro olimpico (A Rio) e ha operato una rimonta pazzesca su Novak Djokovic, culminata con la vittoria alle Nitto ATP Finals di Londra che gli è valsa la chiusura di stagione da n.1. N.1 del Fab Four.
La sera del 16 maggio 2017 il Centrale è stracolmo e “Fogna” pennella tennis. Manda Sir Andy Murray, che pure l’anno precedente aveva vinto il torneo, a spasso per le righe, in fondo agli angoli. Finisce 6-2 6-4, un’esibizione di classe strepitosa. Il n.1 d’Italia (29 del mondo) batte il n.1 del mondo.
La stessa magia non gli riesce al turno successivo contro l’allora Next Gen Alexander Zverev che lo elimina con un doppio 6-3, annunciando sfracelli. Sarà proprio il tedesco infatti ad alzare il trofeo la domenica successiva, dopo aver steso 6-4 6-3 anche Novak Djokovic.