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Campioni next gen

Occhio a Shang, il cinese col 'Chino' in panchina

Il Next Gen asiatico è stato numero 1 al mondo Juniores e adesso approccia - già con un certo successo - il mondo dei pro. A seguirlo da qualche mese c'è Marcelo Rios, il cileno che prova a cominciare una carriera da allenatore con quello che - a suo dire - è un potenziale campione

25 agosto 2022

Anche se non tutti credono nel destino, dobbiamo ammettere che a volte si verificano coincidenze che mettono seriamente in discussione il proprio scetticismo. Lo sport, tra le più splendide metafore della vita, è fatto di persone e di strade che si incontrano. È fatto di emozioni, di colori e di luoghi. Il nostro è l’Oriente, dove uno dei protagonisti della storia, l’ex numero 1 del mondo Marcelo Rios, ha vinto il suo ultimo titolo ATP.

Correva l’anno 2001, domenica 30 settembre, quando a Hong Kong “El Chino” (il cinese, per via del suo taglio di occhi) superava agevolmente il tedesco Rainer Schuettler e metteva le mani sul 18esimo trofeo della sua carriera. Quattro anni più tardi, a circa 2000 km di distanza, mamma Wu si trovava ricoverata in una clinica di Pechino e papà Yi aspettava con impazienza la nascita del piccolo Juncheng. Oggi Juncheng Shang, cresciuto in una famiglia di sportivi, è un tennista professionista e Marcelo Rios è il suo allenatore. E se Marcelo spende parole al miele per il proprio allievo, c’è da prestare attenzione.

Quanto a precocità, Juncheng detto 'Jerry' se ne intende. Nel 2017 il cinese ha conquistato il titolo ai National Clay Court Championships di Orlando (Under 12), in Florida, senza mai cedere un parziale nei sette match che lo hanno condotto al titolo. A maggio del 2019, a Pechino, è stato il primo 2005 a conquistare un torneo ITF Junior.

Nel luglio del 2021 è diventato numero 1 del mondo Under 18 senza mai aver vinto un titolo dello Slam (esatto, proprio come il suo coach) ma facendo registrare una presenza ai quarti (Roland Garros), una in semifinale (Wimbledon) e una in finale (US Open, sconfitto 6-2 7-6 dallo spagnolo Daniel Rincon). Quest’anno ha ricevuto tre Wild Card (Rio de Janeiro, Indian Wells e Miami) e al netto di altrettante sconfitte ha già fatto vedere ottime cose, sia sulla terra (in Cina i genitori hanno fatto costruire un campo tutto per lui) che sul veloce.

Dal Cile, intanto, rimbombano le parole rilasciate da Rios al quotidiano “La Tercera”. Abbiamo cominciato venerdì 22 luglio – spiega il cileno – con sei giorni di allenamento alla IMG di Bradenton. Aveva intenzione di giocare cinque Challenger, gli ho detto di farne quattro e di riposarsi dopo i primi due e che poi ci saremmo allenati per una settimana e l’avrei accompagnato agli altri”

A Lexington, nel Kentucky (termine irochese che guarda caso significa “Terra del Domani”), è arrivato subito il primo titolo: 6-4 6-4 il punteggio della finale con l’ecuadoriano Emilio Gomez, numero 121 del mondo.“Nei primi giorni insieme – aggiunge Marcelo – ho cambiato solo tre cose perché ho paura di fare troppe modifiche”.

Al “Chino” scappa anche un paragone. “Ha un ottimo dritto mancino, pesante ma piatto, un po’ come il mio. Allora ho provato a far sì che morda di più, come quello di Nadal. La risposta? Gioca sempre uguale, ha tutti i colpi, ma non sa quando usarli. In risposta indietreggia e sul lato del vantaggio gli ho detto di stare sulla linea e di fare un passo avanti come facevo ioL’ha imparato in un giorno e lo fa perfettamente”. Infine, un occhio di riguardo anche al servizio. “Gli ho detto che il break non è un break se dopo non riesce a tenere la battuta. Tecnicamente è come il mio, anche se il lancio di palla era troppo basso. Ora colpisce la palla più in alto”.

Così uguali, Marcelo e ‘Jarry’, così diversi. Tutto ciò che di simile è possibile intravedere nei colpi, muta radicalmente nell’atteggiamento in campo e fuori. Rios vuole che il ragazzo diventi uno tosto, pronto a fare tutto ciò che deve per portare a casa punti e partite. "Dice 'Sorry, sorry' dopo un nastro e non osa tirare quando l’avversario è a rete. Così l’ho fatto io: palla trattenuta dal nastro, lui non si è mosso e l’ho colpito al petto. Penso abbia recepito il messaggio”.

La vittoria nel suo primo Challenger gli ha regalato un posto tra i primi 250 giocatori del mondo ma il cileno, per il 'suo' ragazzo, vuole di più. “L’ho già avvisato, se lo vedo mollare un match me ne vadoIn tutta la vita non sono mai rimasto così impressionato vedendo giocare qualcuno. 17 anni, mai avuto un coach fisso, mai fatto una pre-season seriamente e già così è nei primi 300, immaginiamo dove può arrivare”. Il colpo di fulmine c’è stato. La speranza è che sia una storia che possa andare avanti. In questo caso, ci divertiremo.

Chi sarà il primo cinese nei top 100?

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